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(31 Gennaio 2011) Enzo Apicella
Napoli: 14 indagati eccellenti, tra cui Antonio Bassolino, per lo sversamento del percolato delle discariche in mare

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    A Napoli la resistenza popolare è pienamente legittima

    Le nostre banlieues e l’emergenza rifiuti

    (7 Gennaio 2008)

    I fatti che stanno accadendo, in questi ultimi giorni, nell’area metropolitana napoletana sono eventi che, necessariamente, travalicano il dato della cronaca e la questione specifica contingente attorno cui si sviluppano. Il problema dei rifiuti che trasbordano in tutto il territorio della Campania non è, semplicemente, un problema irrisolto da ascrivere alle responsabilità del ceto politico di comando che amministra la regione da oltre 15 anni. Quello a cui stiamo assistendo non sono solo i guasti generati da un articolato intreccio di interessi politici e finanziari tra la politica, il sistema delle imprese (quello cosiddetto legale e quello “illegale”) e la criminalità organizzata, ma rappresentano l’approdo a cui è giunto un modello di governance il quale devasta il territorio, l’ambiente e mina, profondamente, la vita delle comunità.

    Tutte le presunte soluzioni che in questi lunghi anni sono state varate, senza minimamente risolvere l’emergenza-rifiuti, hanno alimentato questa linea di condotta la quale non è stata, assolutamente, in grado di offrire risultati socialmente accettabili. Anzi, tutti gli indicatori, da quelli ambientali a quelli sanitari, confermano il costante peggioramento delle condizioni di vita e di salute di milioni di persone ampiamente documentate da tutti gli istituti scientifici.

    Di fronte a questo disastro annunciato la legittima resistenza delle popolazioni è sacrosanta e va sostenuta respingendo i volgari tentativi di criminalizzazione e di opacizzazione mediatica che la comunicazione deviante mette, puntualmente, in atto.

    A questo proposito, vogliamo chiedere a Lor Signori e a molte anime belle - annidate anche in quel che residua della “sinistra radicale” - perché migliaia e migliaia di giovani delle periferie, i quali già “normalmente” vedono negarsi ogni diritto sociale e sono costretti ad una esistenza marginale, non dovrebbero indignarsi e ribellarsi quando sono condannati a convivere con mega-discariche o con maxi-inceneritori ossia con vere e proprie produzioni di morte? Ed ancora, grazie a quale alchimia questi giovani e le popolazioni fino ad ora martoriate dovrebbero fidarsi di un ceto politico che, in forme trasversali, assume sempre più le sembianze di una rancida maionese impazzita totalmente avulsa dalla società?

    In questo contesto diventa naturale e consequenziale esprimere riconoscimento e sostegni a tutte quelle esperienze sociali di autorganizzazione e resistenza popolare che, con grande dignità, si mobilitano e fanno sentire la loro voce critica. In Campania come altrove!
    Ma le vicende in corso a Napoli ci segnalano anche il crescente parossismo di un capitalismo che, con sempre più frequenza, mostra il suo profilo antisociale e devastante. Oggi si produce troppa immondizia, al di là di ogni ragionevole necessità umana. La quantità prodotta è tale da rendere praticamente impossibile un suo smaltimento e riciclaggio che la reimmetta nel ciclo biologico facendola diventare una risorsa invece che una piaga velenosa e distruttiva. Questo accade perché la produzione di beni materiali non viene effettuata, se non come effetto secondario, per soddisfare i bisogni umani, bensì per alimentare, a dismisura i profitti e la riperpetuazione del capitale. Ciò impone un aumento continuo della produzione ed un incessante rinnovo dei beni prodotti, che alimenta in maniera esponenziale ed incontrollabile la produzione di merci (spesso inutili), di rifiuti ed il loro crescente tasso di tossicità ed inquinamento. Ed è per questo che i fatti di Napoli, assieme all’intero corollario di questioni attinenti allo snodarsi di questa fase politica, stanno disvelando non un astratto assunto teorico ma evidenziano gli effetti concreti di un modello di sviluppo che sta giungendo al capolinea. Ed è in questi obbligati passaggi di metodo e di conflitto sociale che possono enuclearsi quei tratti antagonistici utili allo sviluppo ed alla diffusione della critica serrata e materiale allo stato di cose presenti.

    La redazione di Contropiano, giornale della Rete dei Comunisti

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