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L'ombra nera

L'ombra nera

(20 Agosto 2012) Enzo Apicella
E' morto ieri il disoccupato Angelo di Carlo, che si era dato fuoco per protesta 8 giorni fa davanti a Montecitorio

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Occupazione e disoccupazione e il superamento del sistema capitalista questione prioritaria.

(12 Gennaio 2008)

Ritornare al tema del lavoro è possibile solo ricostruendo uno sguardo di insieme sui processi reali che ha subito, negli ultimi decenni, l’occupazione, almeno nei paesi industrializzati dell’Europa occidentale.

Trentacinque anni fa gli effettivi dell’industria rappresentavano il 40% degli occupati, oggi sono ridotti a meno della metà. L’innovazione tecnologica, l’immigrazione, la forza dei nuovi paesi emergenti aggravano una tendenza che opera da diversi decenni per ragioni strutturali.
Non si capisce come possa essere una sinistra politica in una fase in cui all’espulsione degli occupati dal processo lavorativo si aggiunge una quota crescente di lavoratori precari su una occupazione strutturale di fasce sociali rilevanti che non entreranno mai nel mercato del lavoro.

La difficoltà per la sinistra e per i comunisti di esercitare in questa fase un ruolo antagonista ha però ragioni molto forti non solo nella sua tradizione, ma anche nei rapidi mutamenti e nei loro riflessi sulla società.

In questi ultimi anni si è consentita un’occupazione solo sostitutiva, non aggiuntiva. E la precarizzazione chiamata eufemisticamente flessibilità ha determinato una sorta di “nicchia asiatica nel cuore dell’Europa”.

Oggi la disoccupazione di massa è determinata da processi antichi, ma anche inediti. Infatti nel mercato del lavoro coesistono tre livelli e forme della disoccupazione.

Il primo è determinato dalla disoccupazione strutturale, quella di più antica formazione, l’inoccupazione dei giovani e delle ragazze spesso diplomati e laureati, concentrato in particolar modo nel mezzogiorno.

Il secondo livello è determinato dalla disoccupazione creatasi in virtù delle politiche procicliche e recessive dei vari governi che si sono succeduti in questi anni. La disoccupazione dovuta agli effetti nefasti delle privatizzazioni e dei processi di deindustrializzazione.

Il terzo livello è determinato dll’innovazione. Si riduce il tempo necessario, si risparmiano lavoratori, è la disoccupazione tecnologica, una disoccupazione senza ritorno. La grande novità sta nel fatto che il mito dello sviluppo e della crescita economica non si coniuga con il progresso sociale e l’aumento degli occupati. Sviluppo oggi comporta frammentazione sociale maggiore, intere aree della società spinte nell’emarginazione e nella disperazione. Gli occupati vedono peggiorare la loro condizione di lavoro e salariale.

Occorre una nuova politica per il lavoro, basata sulla difesa del suolo e dei bacini idrografici, la gestione dei sistemi energetici. Inoltre esistono bisogni primari insoddisfatti, che sono una possibile fonte di nuovo lavoro, non solo per una area economica e socialmente utile, ma una area di sperimentazione di soluzioni alternative che pur nella consapevolezza di dover convivere per un periodo non breve con il sistema capitalista abbia la coscienza netta che la questione del suo superamento è quella prioritaria.

Dopo l’ultimo accordo sul welfare, oggi più di ieri è necessario come punto di riferimento, una sinistra comunista che o è antimperialista e anticapitalista o non è.

ANTONELLO TIDDIA
RSU CARBOSULCIS

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