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Dossier ONU: da dodicimila pagine ridotto a meno di mille

intervista al ministro degli esteri siriano (articolo di Arabmonitor)

(28 Dicembre 2002)

Damasco, dicembre 2002

Dopo la decisione della Siria di boicottare la discussione nel Consiglio di sicurezza (di cui è l'unico membro arabo) sul dossier iracheno consegnato all'Onu e a conclusione di un importante viaggio compiuto in Gran Bretagna e in Francia dal presidente Bashar al-Assad, Arabmonitor ha intervistato il direttore generale del ministero degli Esteri siriano per i media Bouthaina Shaaban.

Perché avete deciso di non partecipare alla discussione sull'Iraq in Consiglio di sicurezza?

"Non siamo in grado di esprimere un giudizio sui programmi di armamenti iracheni sulla base di una copia ripulita del rapporto che l'Iraq ha presentato all'Onu. L'Iraq ha consegnato una documentazione di quasi dodicimila pagine, alcune parti erano addirittura in arabo perché non c'è stato tempo per provvedere alla traduzione. A noi, come agli altri membri non permanenti, sono state consegnate meno di mille pagine. Abbiamo chiesto la copia integrale del dossier e molto più tempo per poterlo esaminare. Dieci giorni non sono sufficienti. Ci chiediamo se l'Iraq non ha avuto il tempo per tradurre in inglese tutta la documentazione, come abbiamo potuto farlo gli Stati Uniti. E poi, come abbiano avuto il tempo per esaminare il materiale con la necessaria attenzione. Le ricordo che solo gli Stati Uniti hanno visto tutta la documentazione in originale: agli altri membri permanenti del Consiglio di sicurezza si dice che sia stata consegnata una copia integrale del dossier, ma solo gli americani sanno se hanno fatto la copia di tutto o no."

Che giudizio vi siete fatti delle ispezioni Onu in corso in Iraq?

"A noi sembra che gli ispettori che operano in Iraq possano recarsi dove vogliono e visitare tutti i siti che desiderano. C'è un riconoscimento generale per la collaborazione mostrata dalle autorità irachene. Lo stesso Kofi Annan è soddisfatto. Certo, ci vuole molto tempo per pronunciarsi, mentre gli americani vogliono risposte immediate. Ma il responsabile dell'Agenzia atomica Baradei ha chiesto un anno per poter esprimere un giudizio sui programmi nucleari iracheni".

Il presidente siriano ha incontrato pochi giorni fa a Londra il premier Tony Blair. Che impressione avete avuto: i britannici sono convinti che la guerra all'Iraq sia inevitabile ?

"Direi al contrario. Blair ha detto testualmente al presidente Bashar al-Assad che la guerra non è inevitabile e che le continue minacce sono state usate per convincere l'Iraq a cooperare. Abbiamo avuto la sensazione che la Gran Bretagna voglia davvero impedire che gli Stati Uniti agiscano al di fuori del Consiglio di sicurezza. Il nostro presidente ha sottolineato che una guerra in Iraq avrebbe conseguenze catastrofiche per la regione. La discussione con il primo ministro Tony Blair è stata molto costruttiva. Il presidente era molto soddisfatto".

Sulla strada del ritorno, il presidente siriano si è fermato a Parigi per incontrare Jacques Chirac. Con quali risultati ?

"E' stato un incontro positivo. C'è una collaborazione estremamente costruttiva con la Francia su tutte le questioni medio orientali".

Durante il vostro soggiorno londinese, era in corso, nella capitale britannica, la conferenza dell'opposizione irachena che ambisce alla guida del Paese in caso di radicali cambiamenti a Baghdad. Qual è l'atteggiamento della Siria nei confronti di queste forze politiche ?

"Ci sembra perlomeno strano che alcuni gruppi politici convochino una conferenza mentre è in preparazione un conflitto, quasi a voler giustificare una guerra all'Iraq. La Siria sta cooperando e lo farà anche in futuro con quelle forze che hanno a cuore l'integrità e la sovranità nazionale irachene, ma non ha e non avrà rapporti con quanti servono interessi stranieri".

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