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Stefano Gugliotta

Stefano Gugliotta

(11 Maggio 2010) Enzo Apicella
Dopo che le tv hanno trasmesso il video di Stefano Gugliotta che viene pestato immotivatamente dalla polizia e poi arrestato per "resistenza a pubblico ufficiale", il capo della polizia Manganelli "dispone una ispezione".

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Chi sono gli anarchici? Piccoli gruppi sparsi nell’Italia del Nord

(18 Dicembre 2002)

ROMA. I piccoli fuochi anarchici accesi in questi giorni e firmati da un gruppo dalla prosa demodé delle formazioni marginali e autoreferenti sono il segno di un pericolo in agguato. Ne sono convinti ai piani alti della sicurezza e dei servizi, dove si cerca di non perdere il passo a forza di correre dietro al terrorismo islamico e a quello di matrice brigatista. Era scritto nell’ultima relazione al Parlamento sull’attività dei servizi segreti. Poche righe per dire che «l’anarchismo insurrezionalista è tornato a mostrare tutta la sua insidiosità nell’azione di piccoli gruppi, per lo più privi di regole organizzative, protagonisti nel centro nord di gesti di basso profilo ma di forte impatto».

Innanzitutto chi sono questi anarco insurrezionalisti? Nati da una scissione della federazione anarchica, quando nel 1985, a Forlì, i violenti furono buttati fuori, gli anarco insurrezionalisti sono saldati a doppio filo con gli squatter di mezza Europa, gli anarchici spagnoli dell’ala violenta, i neopagani di fede cimbra, gli anarco ambientalisti. In Italia contano su poche roccaforti: il centro sociale El Paso di Torino, il circolo libertario Zapata di Pordenone, basi a Bologna e a Genova. A Roma erano forti prima della maxi inchiesta dei Ros dei carabinieri e del sostituto procuratore Antonio Marini, oggi in Corte d’appello e impegnato proprio nel secondo grado del processo contro gli anarco insurrezionalisti.

Pochi dubbi che dietro la campagna di pacchi bomba per combattare il sistema spagnolo di carcere duro, il Fies, una sorta di 41 bis iberico. Per molti motivi. Dai riferimenti, nei volantini, ai detenuti italiani in Spagna, ad alcuni documenti apparsi sul web prima, durante e dopo la campagna di bombe. Si comincia a settembre, quando sui siti quatter compare un lungo testo firmato Ted Kaczynsky Group. Il titolo è «la cospirazione è necessaria». Ted Kaczynsky, per memoria, è il matematico americano accusato di aver terrorizzato colleghi e nemici con libri bomba, spediti firmando Unabomber. Anche la tecnica di sistemare l’esplosivo sarebbe stata copiata da lui. Il documento sulla «cospirazione» ricompare in questi giorni, sabato scorso, in un sito spagnolo. Si ricorda come sia stato scritto addirittura due anni fa, durante il Beltane 2000. Ossia l’edizione del millennio della festa neopagana del sole, celebrata in certe valli alpine e dei Pirenei.

Con una dimensione meno internazionale, ma inquietante allo stesso modo, il documento «il rumore delle sbarre», firmato dal circolo Zapata e datato Pordenone 2002. Esprime solidarietà ai carcerati in lotta. Promette battaglie così come i volantini delle «cinque C» promettono bombe. Nelle schiene degli investigatori tutto questo fa passare un brivido: guai se queste proteste si saldassero a quelle mafiose contro il 41 bis, il regime di carcere.(l.V.)

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