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O Quirinale sta 'nfronte a me

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(10 Aprile 2010) Enzo Apicella
Riforme istituzionali. Berlusconi vuole il semipresidenzialismo e vuole essere eletto Presidente della Repubblica

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    La fine ingloriosa di un governo di guerra

    (27 Gennaio 2008)

    Le ultime schermaglie di Prodi per tentare l’impossibile, giudicate da “sinistri” apologeti come “gesta eroiche”, non nascondono neppure un briciolo del disastro sociale, materiale e morale prodotto dall’esecutivo che ha diretto per quasi venti mesi.
    Inutile fare l’elenco delle scelte antisociali, impopolari, militariste e belliciste di questo governo. Sono sotto gli occhi di tutti e condizioneranno in negativo la vita e le sorti delle masse popolari del paese ben oltre l’effimera vita di questo governo.

    Affermatosi come reazione al berlusconismo e per una mal riposta fiducia su un programma sponsorizzato dalla “sinistra radicale” come unica via per portare al governo le istanze popolari, il governo Prodi ha infranto ogni sogno riformista, ogni speranza di pur minime modifiche negli orientamenti neoliberisti e di guerra che avevano caratterizzano i precedenti esecutivi.

    Sostenuto e coperto dai sindacati concertativi (CGIL CISL UIL) e da ben due partiti “comunisti”, Prodi ha imposto scelte che difficilmente sarebbero riuscite al precedente governo di centro destra.

    L’IMPRESSIONANTE SPESA MILITARE RIMARRÀ IL SEGNO DISTINTIVO, INDELEBILE, DI UNO DEI PEGGIORI GOVERNI DELLA STORIA REPUBBLICANA.

    In un paese nel quale il disastro sociale è evidenziato da salari da fame, da quattro morti sul lavoro al giorno, da strutture pubbliche (sanità, istruzione, trasporti ) allo sfascio, da territori ridotti a discarica o a servitù militare, si è deciso di aumentare del 24 per cento la spesa militare, per meglio proiettare la cosiddetta “Azienda Italia” nelle guerre per la spartizione delle risorse energetiche dei paesi sotto occupazione. L’esercito professionale tricolore potrà così difendere all’estero gli interessi dell’ ENI, di Finmeccanica e delle grandi aziende italiane.
    Oggi in Afghanistan, Iraq, Libano, Kosovo, domani nei nuovi fronti di guerra che sta preparando l’amministrazione statunitense, grazie anche a nuove basi (Vicenza, Sigonella) ed a trattati militari (scudo antimissilistico) voluti dall’esecutivo Prodi.

    Compatto su questi orientamenti di fondo, il governo di centro sinistra cade per le inchieste sul Ministro della Giustizia(!) Mastella, notabile democristiano invischiato con le “famiglie” in mille affari illeciti sui quali, con ogni probabilità, la magistratura mai riuscirà a far luce.
    Non cade sul ritiro delle truppe dall’Afghanistan, ne sulla cancellazione delle leggi che precarizzano la vita di milioni di lavoratori e di immigrati, tanto mento su norme a garanzia dei diritti civili.
    Prodi cade nel fango della sua storia, di democristiano, cresciuto all’ombra delle “Partecipazioni statali” e della svendita del patrimonio pubblico.

    Le macerie di questo governo pesano sulle spalle dei lavoratori, dei giovani, dei pensionati, perchè aprono le porte ad una destra legittimata nel prossimo futuro a rafforzare politiche di guerra, liberticide, antipopolari, in continuità con lo scempio di un esecutivo finito così ingloriosamente.
    IL VELENOSO LASCITO DELL’ULTIMORA, CON L’APPROVAZIONE DA PARTE DEL MORENTE CONSIGLIO DEI MINISTRI PRODI DEL DECRETO LEGGE CHE PROROGA LA PARTECIPAZIONE ITALIANA ALLE MISSIONI UMANITARIE E INTERNAZIONALI NE È LA PIÙ EVIDENTE PROVA.

    L’unità e l’indipendenza delle forze sociali, sindacali, politiche e culturali che si sono mobilitate in questi anni di grande sbandamento del movimento diviene in questa fase di vuoto politico ancora più importante.
    Il Patto permanente contro la guerra, lo sciopero unitario del sindacalismo di base del 9 novembre 2007, il coordinamento sui temi della lotta alla precarietà, per il reddito, il lavoro e diritti sociali sono segnali positivi di un percorso da rafforzare su tutti i territori.

    La Rete dei Comunisti - Pisa

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