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Bologna: "Te lo do io lo Statuto"

Un padrone bolognese sfratta il sindacato: "Per fare assemblee venite coi carabinieri" (articolo de Il Manifesto)

(9 Marzo 2002)

"Oggi si sono presentate due signore sedicenti 'sindacaliste' ed asserendo di averci comunicato via fax di aver indetto un'assemblea retribuita nei nostri locali. Ovviamente sono state mandate via".
Esordisce così la lettera del sig. Filippo Guerra, titolare dell'azienda metalmeccanica Siti spa di Monteveglio, in provincia di Bologna, indirizzata il 4 marzo alla Fiom-Cgil e per conoscenza "alla Uilm di Bologna, agli on. Berlusconi, Maroni, Bossi".

Ieri mattina all'alba, un gruppo di "sedicenti sindacaliste della Fiom e della Cgil di Bologna", cariche di mimose, occupavano l'area davanti alla fabbrica per scambiare "due parole sull'accaduto" con le donne e gli uomini che lavorano alla Siti, e due righe scritte da dedicare a padron Guerra, a cominciare da "pensi, siamo qui senza magistratura o carabinieri...".

Già, perché il titolare della Siti spa, annunciando ai dirigenti della Fiom che non riscuoterà più le quote per le tessere sindacali, così conclude la sua missiva: d'ora in avanti "le tessere ai vosti iscritti gliele dovrete mandare a casa...Al riguardo ci ritorna in mente che nel famoso ventennio era stata istituita la 'tessera del pane' e vi invitiamo a coglierne il nesso".
Una fascinazione, quel "ventennio", per il sig. Guerra, tale da suggerirgli il nesso finale: "P.S. Per tornare in Siti d'ora in poi dovrete presentarvi con l'ordinanza di un magistrato e se del caso accompagnati dai carabinieri".

Intrepido (come è d'uso in questi tempi di insofferenze per qualsivoglia attitudine democratica, sparate sui media), il sig. Guerra precisa: "se questa nostra viene interpretata come atteggiamento antisindacale non ci interessa un fico secco, e saremo fieri di accettarne tutte le conseguenze dandone la dovuta risonanza attraverso gli organi di informazione", ma anche "chiedendo a gran voce lo Statuto degli imprenditori" - grido in verità inutile, superato dagli eventi, in epoca di Statuto Berlusconi.

Ma anche poco selettivo, il sig. Guerra, e superflua la precisazione della Fiom sulle assemblee sempre "indette con tutti i crismi", giacchè la Siti chiarisce che "tali riunioni dovranno essere tenute fuori dallo stabilimento in caso di partecipanti non graditi all'azienda, quali per l'appunto i soggetti 'esterni' rappresentanti, o meglio, agenti di qualsiasi sindacato".

E' inesauribile di trovate, la lettera di padron Guerra.
Il nocciolo è chiaro: "non faremo più gli esattori per associazioni che, nascondendo i loro veri obiettivi dietro lo Statuto dei lavoratori fanno l'impossibile per affossare le aziende e invitano i lavoratori a occupare piazze...aeroporti...".
Poi a raffica: "e nemmeno vogliamo supportare o indirettamente appoggiare la carriera politica dei loro capi più facinorosi quali ad esempio il sig. Benvenuto, il sig. Bertinotti, il sig. Marini, il sig. D'Antoni e quanto prima anche il sig. 'Niet' al secolo Cofferati, e anche tanti 'minori' e tutto il loro sottobosco".

Non c'è bisogno di ulteriori commenti.
La Fiom, ovvio, va diretta al nocciolo: "continueremo la nostra battaglia a difesa dell'articolo 18, proviamo a immaginare cosa succederebbe in questa azienda se non ci fosse tutela dai licenziamenti individuali illegittimi" - reagisce dalla segreteria bolognese Ivana Sandoni.
(E gli scioperi che anche ieri hanno costellato l'Italia, dalla Fiat Sevel alle fabbriche marchigiane, indetti da delegati, dalla Fiom, e da Fim e Uilm, hanno il suono di democratiche ridenti promesse).

Però, va detto che il sig. Guerra si arrangia lo stesso: "non è nuovo a questi attacchi, il titolare della Siti...ha già subito due articoli 28 per attività antisindacale e varie denunce", aggiunge Ivana, ricordando alcune delle ardite ricorrenti imprese.
Per esempio quando il Guerra rese pubblico, nella bacheca sindacale, di quale malattia soffriva un delegato della Fiom, "a suo avviso malattia non giustificata e dubbiosa", che meritava dunque, oltre all'illecita informazione, anche un commento: e il padrone scrisse in calce che quel delegato era una "persona inefficiente" e che quindi "gravava sull'economia dell'azienda".

CARLA CASALINI

Fonte

  • (da Il Manifesto)

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