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(27 Maggio 2012) Enzo Apicella

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Impressioni di febbraio

La Giornata del Ricordo si avvicina. E gli amministratori rovistano negli scaffali.

(9 Febbraio 2008)

manifesto giorno del ricordo - foggia

Il manifesto, affisso in un centinaio di copie in città, è celeste e azzurro.
Impaginato con evidente fretta, esteticamente respingente.
Vi si legge: “10 febbraio, Giornata del Ricordo...”.
Cinque foto completano l’opera: del filo spinato, un volto di donna e – in basso a sinistra – dei bambini. Bambini, alcuni molto piccoli. Vestiti alla stessa maniera, con dei camici a righe. Fotografati in gruppo, sullo sfondo di un muro di pietra. Palesemente prigionieri.
La foto è di quelle più che famose. È uno scatto celeberrimo, paragonabile alla morte del repubblicano spagnolo o a quella del ghetto di Varsavia.
È una testimonianza di Auschwitz.
Superfluo dire: non c’entra nulla con le foibe. Nulla con l’esodo istriano. Nulla di nulla neppure con la Giornata del Ricordo. Stallone aveva finito le fotografie tristi e, non avendo quella di Campilongo a portata di mano, ha pensato bene di ricorrere ai bimbi ebrei.

Siamo laici e umanisti. Comprendiamo le debolezze, anche quando queste appartengono alle più alte cariche amministrative. L’ignoranza allo stato brado, un arguto tentativo di parificazione, un’urgenza tecnica, un’ansia amministrativa colmata alla meno peggio.
Qualunque sia il motivo che ha spinto la Provincia di Foggia ad onorare i “martiri” delle foibe con una foto di Auschwitz, beh, noi lo comprendiamo.
E ne facciamo tesoro.
Giacché è il segnale più evidente di quanto andiamo dicendo da anni, oramai.
La Giornata del Ricordo è un semplice contraltare alla Giornata della Memoria, una sorta di commemorazione riparatrice, una ricorrenza strappata ad un governo compiacente da una pattuglia di neofascisti, più o meno mascherati. Sul corpo vivo di un Paese immemore. E che, oltretutto, come la nostra amministrazione provinciale ha dimostrato in maniera lampante, non sa di cosa di stia parlando.
Noi lo sappiamo, l’abbiamo sempre saputo. Per questo abbiamo il coraggio e sentiamo il dovere, da quattro anni a questa parte, di denunciare la mistificazione della Storia e il miserabile tentativo di “pacificazione” nel segno di un presunto doppio orrore: quello nazista e quello comunista, quello repubblichino e quello partigiano.

Ma la Storia non si riscrive a suon di fiction.
Questo deve essere chiaro, molto chiaro, ai nostri revisionisti.

Siamo disponibili a parlare di quello che successe dopo la fine della Seconda guerra mondiale esclusivamente a patto che il dibattito cominci da quello che è successo prima. Altrimenti è semplice propaganda.

8 febbraio 2008

Laboratorio Politico Jacob – via Mario Pagano, 38 – Foggia
www.agitproponline.com

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Commenti (2)

mistificazioni storiche

Su di un altro sito hanno pubblicato la foto di un vecchio, tutto pelle ed ossa, seduto in un campo di concentramento, le mani piegate in grembo. Era in attesa della morte. Il sito era dedicato alle foibe e vi si diceva che molti, che non erano stati uccisi, vennero portati in campi di concentramento dove morirono di stenti.
Il fatto è che il vecchio nella foto si trovava nel campo di concentramento dell'isola di Arbe, a sud di Fiume, gestita tra il 41 ed il 43 dall'esercito italiano. Vi furono rinchiusi a decine di migliaia sloveni e croati, civili, vecchi, donne e bambini. I neonati morivano come mosche. Di fane, di tifo, di freddo. E con loro i vecchi inermi.
Come si fa a mistificare cosi' la storia?
Vergogna.

(10 Febbraio 2008)

Tommaso

cigantom@yahoo.com

FOIBE E PARTIGIANI COMUNISTI SLAVI

Da un po' di tempo si parla spesso delle foibe e di tutto ciò che, a parere dei revisionisti italiani, di terribile venne commesso contro gli italiani nella ex Yugoslavia dai comunisti comandati da Tito. Tutte le volte che ne sento parlare o leggo qualche servizio mi viene in mente una testimonianza di un vecchio zio acquisito della provincia di Sassari, che nel 1967 mi raccontò un fatto molto importante della sua vita avvenuto proprio in una cittadina della ex-Yugoslavia, proprio durante la guerra di liberazione da parte dei partigiani comunisti.
Mio zio fu fascista dall'età del balillato mussoliniano fino alla morte. Mi raccontò che partecipò alla invasione di quel paese come ufficiale, e durante l'occupazione venne messo al comando di una zona comprendente diversi villaggi. Mi raccontò anche che i soldati e gli ufficiali italiani si lasciarono andare, insieme con i fascisti locali, alle azioni più scellerate e disumane che il genere umano possa realizzare: mi parlò di violenze gratuite, torture, uccisioni, stupri e pulizia etnica e politica. Con la controffensiva dei partigiani molti soldati e ufficiali italiani furono uccisi o catturati. Egli, mi raccontò, fu catturato e fatto prigioniero. Un benedetto giorno fu prelevato e portato da qualche parte per essere fucilato e si raccomandò, da buon credente, l'anima al suo Dio. Proprio davanti al plotone di esecuzione fu riconosciuto da diverse persone che erano dalla parte dei partigiani comunisti, che ricordarono questo comandante che nei villaggi in cui lui aveva avuto il comando non aveva mai permesso che a nessuno fosse fatto del male o quant'altro. Fu salvato proprio da questi che testimoniarono pubblicamente in suo favore. Infatti fu tenuto prigioniero e rilasciato alla fine delle ostilità. Ora, per concludere, io non conosco queste vicende, ma ho conosciuto la persona e francamente dopo questo racconto non ho mai capito come abbia fatto quest'uomo, fra l'altro molto religioso, a continuare ad essere fascista. Ma rimane il fatto che egli stesso sostenne che tutti gli altri italiani furono massacrati e gettati vivi o morti nelle foibe perchè ci fu un aggressione violenta, seguita da azioni terribili che lui stesso definì disumane e scellerate, e per questo pagarono (parole sue). Quindi concludo dicendo che è troppo facile scrivere la storia partendo dalla data che fa comodo e non da quando ha avuto inizio. Chissà come reagirebbero certi revisionisti di oggi se disgraziatamente dovessero subire ciò che hanno subito i popoli della ex-Yugoslavia, in modo particolare GP. Panza.

(14 Febbraio 2008)

Giovanni Maria Santona

jomarsan@gmail.com

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