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29 novembre

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(29 Novembre 2011) Enzo Apcicella
Giornata internazionale di Solidarietà con il popolo palestinese, istituita dall'ONU nel 1977 con la risoluzione 32/40b

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    (Palestina occupata)

    Gaza 16 gennaio 2008

    (17 Gennaio 2008)

    Ieri sera, decine di migliaia di cittadini palestinesi nella città di Gaza hanno partecipato al funerale dei 18 morti causati dall'invasione e dal bombardamento israeliano a est della città di Gaza.

    Il clima era di rabbia. La folla ha invitato a continuare e a intensificare la resistenza contro le aggressioni dell'esercito di occupazione, e a rispondere ai continui crimini contro il popolo palestinese.

    I funerali sono partiti dalla moschea di al-Omari al-Kabir, al centro della città di Gaza, dove si è svolta la preghiera per i morti, durante la quale hanno parlato il primo ministro Ismail Haniyah e il dirigente di Hamas Mahmud az-Zahar, padre di una delle vittime.

    I funerali hanno percorso le vie principali della città di Gaza: i parenti hanno salutato i loro morti prima di seppellirli nel cimitero di Shaikh Radwan, a ovest della città di Gaza.

    Durante il suo discorso al funerale, Haniyah ha confermato che il popolo palestinese rimarrà ancorato ai propri principi e diritti. Haniyah ha sottolineato che "l'occupante soffre come soffrono i palestinesi", ma che quest'ultimo "attende la libertà, la dignità e il martirio, al contrario dell'occupazione che cerca solo di sopravvivere". Ha parlato anche della "grande differenza tra chi cerca la dignità e l'onore e chi accetta la vita umiliante, e tra chi si oppone alle aggressioni e chi attende i baci e prende in giro Gaza, che è sempre stata il 'cimitero degli invasori'". Il riferimento di Haniyah è alla dirigenza dell'Anp di Ramallah.

    Il premier ha aggiunto: "Gaza oggi è colpita e i palestinesi sono feriti. 18 cittadini sono morti e diversi altri sono ancora a terra, perché i soccorritori non riescono a raggiungerli", indicando qui il grande numero di feriti che non hanno ricevuto i soccorsi a causa dell'assedio.

    Haniyah ha messo in guardia "i piccoli collaborazionisti che si trovano sulle strade e che forniscono le informazioni all'occupazione" a non proseguire nel loro "lavoro", spiegando di "aver dato ordini precisi alle forze di sicurezza di ricercare e perseguitare i collaboratori e le spie". Fino ad ora sono stati arrestati più di 30 sospettati.

    Haniyah ha rivolto un messaggio alle nazioni arabe e islamiche, dicendo: "Noi rimarremo fermi sulle nostre posizioni, ma dov' è il ruolo della Ummah? Dov'è il suo grido di sostegno?".

    Anche il leader di Hamas, az-Zahar, colpito dalla morte del figlio Hussam, ha sottolineato la determinazione a rimanere sui "principi saldi palestinesi", aggiungendo che le aggressioni israeliane "rafforzano la convinzione del nostro popolo palestinese che chi ha ucciso i suoi figli, distrutto le case, complottato per assediarlo, sicuramente sparirà. Rimarrà solo il popolo palestinese con la testa alta, vittorioso, fino alla liberazione della moschea di al-Aqsa e tutto il territorio nazionale".

    Az-Zahar ha concluso: "Noi non mandiamo i nostri figli alla morte perché ci divertiamo. Essi ci sono molti cari, ma la Palestina è altrettanto cara, così come Gerusalemme. Noi vogliamo vivere liberi e con dignità".

    Infopal

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