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(15 Agosto 2012) Enzo Apicella

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La caduta del governo Prodi e le prospettive per i comunisti

Assemblea - dibattito a Padova il 17 febbraio

(14 Febbraio 2008)

Il Governo Prodi è caduto! Francamente non ne sentiremo la mancanza.

Nella sua breve vita questo governo ha dimostrato di fare moltissimo per le imprese e molto poco per gli operai ed i lavoratori.

Ha governato anticipando lo scippo del TFR, tagliando le pensioni e aumentando l’età pensionabile, ha accelerato la privatizzazione dei beni comuni come l’acqua ed è rimasto immobile di fronte agli aumenti delle tariffe, della benzina, della luce e del gas. Ha persino introdotto nuovi ticket sanitari.

Ha rifinanziato le missioni di guerra in Afganistan ed in Kossovo e ne ha deciso una di nuova in Libano. Ha aumentato le spese militari, ha autorizzato fregandosene del parlamento la nuova base base americana di Vicenza.
Ha mantenuto ed aumentato i privilegi economici alla chiesa cattolica come l’esenzione dall’ICI, non ha abrogato nè la legge Biagi, mantenendo la precarietà, né la Bossi-Fini ed anzi ha cercato (ed in parte c’è riuscito) di introdurre nella legislazione italiana norme di sicurezza razziste ed il reato di povertà.
Con la finanziaria del 2007 ha proseguito la politica berlusconiana di trasferimento di risorse dai salari ai profitti, alle rendite finanziarie chiedendo sacrifici immediati ai lavoratori a fronte di promesse i cui effetti sono ancora tutte sulla carta.
Solo un po’ di carità per incapienti e le oramai poche famiglie numerose. Se risanamento dei conti pubblici c’è stato l’hanno pagato ancora una volta i lavoratori ed i ceti medio-bassi in generale..

Da questa esperienza, ne esce sconfitta una classe sindacale confederale inetta che in nome del “governo amico” si è fatta paladina delle compatibilità della Confindustria, ha soffocato le lotte dei lavoratori, ha ridotto al minimo le richieste salariali – pochi euro in tanti anni -, ha negoziato accordi penalizzanti come quello sullo walfare. Le tantissime morti sul lavoro non possono non essere considerate il frutto anche di questa politica sindacale!

Ad essere sconfitta è anche la sedicente “sinistra radicale” che prima fra tutti ha svenduto le speranze dei lavoratori in cambio di un ruolo di secondo piano nel teatrino della politica!

Di fronte al fallimento dell'illusione di poter influenzare, "da sinistra", un esecutivo completamente subordinato ai poteri forti del capitalismo italiano, bisognerebbe aprire una seria riflessione sulla fine degli spazi di agibilità per le ipotesi socialdemocratiche di cogestione della crisi. E, invece, il progetto fallimentare della Cosa Rossa, in crisi ancora prima della sua nascita, sta già lasciando dietro di sé un esercito di militanti delusi e passivizzati, senza prospettive politiche.

Ma non tutti hanno ceduto alle lusinghe e ai tentativi di corruzione! Non tutti hanno accettato la logica del regime bipolare né sono disponibili ad accettare di tutto, anche il peggio, per paura del "ritorno" di Berlusconi!

Le manifestazioni di Roma in occasione della visita di Bush in Italia e di Vicenza contro la nuva base Usa, così come le manifestazioni dei metalmeccanici, le lotte in Campania contro le discariche e gli inceneritori, così come tante altre mobilitazioni popolari, compresa anche quella del 20 ottobre imposta ai dirigente de PRC e PDCI dai loro militanti di base, hanno dimostrato che c’è una vasta rete di organizzazioni politiche, di sindacalismo non concertativo, di strutture popolari di base, di lavoratori coscienti che ha continuato a resistere alla prevalenza degli interessi del capitale anche quando si è fatto rappresentare dal governo della borghesia "illuminata" quale ha cercato di essere il governo Prodi.

Si tratta di una rete che è purtroppo divisa e frammentata e che per questo rischia di rimanere un semplice insieme di microorganizzazioni politiche e sindacali cristallizzate ed autoreferenziali senza possibilità di evolvere verso forme più avanzate e più rispondenti alle necessità della classe lavoratrice.

E’ necessario un forte salto in avanti: i lavoratori, e i movimenti popolari hanno bisogno di avere una sola loro organizzazione politica e non decine di organizzazioni. Hanno bisogno di un “Partito nuovo” e non dell’ennesimo “nuovo partitino”.

Il nostro è quindi un appello ad avviare, insieme, questo processo. Un processo che abbia, alla sua base, l'Unità delle comuniste e dei comunisti, cioè di quante/i lavorano per l'organizzazione indipendente del proletariato come strumento di trasformazione sociale, per il ribaltamento dei rapporti di forza tra le classi, per l'abolizione dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo a qualsiasi titolo, e della schiavitù del lavoro salariato, per la riappropriazione sociale dei beni comuni.

Siamo consapevoli che si tratterà di un processo lungo, tutt'altro che semplice, e che richiederà necessariamente (per un certo periodo) una fase "costituente". Siamo però convinti che i tempi siano maturi per cominciare questo percorso comune di speranza e di riscossa.

Domenica 17 febbraio, ore 15 sala di via Guizza 43 - Padova

LA CADUTA DEL GOVERNO PRODI, E LE PROSPETTIVE DEI COMUNISTI
Assemblea - dibattito

sala via guizza 43

Coordinamento per l'Unità dei Comunisti - Padova

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