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L'Italia tripudia la guerra

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(5 Novembre 2010) Enzo Apicella

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Contro la guerra : lotta di classe!

contro l’opportunismo: chiarezza ed internazionalismo.

(19 Febbraio 2008)

Solo l’internazionalismo proletario, cioe’ la lotta di classe contro i padroni di casa propria, puo’ fermare la guerra e trasformarla in rivoluzione sociale.
Ogni altro appello ad istituzioni, a parlamenti, a costituzioni, e’ un inganno ed un imbroglio per i poveri e gli sfruttati almeno quanto la democrazia che li esprime.

La planetizzazione del capitalismo, con la attuale tendenza alla progressiva limitazione di territori, popolazioni e materie prime da spolpare, e’ all’origine dell’accentuazione nell’uso della guerra come forma di conquista di nuovi equilibri e nuovi rapporti di forza tra le potenze dentro la competizione imperialista pluripolare.
Lo scontro militare, come pura essenza di distruzione per la ricostruzione, diviene ancora di salvataggio, ipotesi sempre piu’ plausibile ed utilizzabile per la riapertura di nuovi cicli di accumulazione originaria del capitale.
Quello che doveva essere, fino ad alcuni mesi fa’, il tentativo di aggancio alla ripresa mondiale delle singole economie, sta rischiando di diventare l’aggancio alla recessione originata dalla crisi di finanziarizzazione Americana.
In realta’, probabilmente, ed ancora una volta, nulla e’ scontato e prevedibile, ed a dominare e’ solo il disordinato movimento reale del mercato mondiale, ove vanno rintracciate le cause profonde dell’attuale instabilita’ economica e relative fibrillazioni politiche.
Almeno 3 indici alla base della “crisi” presente: l’aumento del prezzo del petrolio ( +25% dalla scorsa estate ma +200% dal 2004 ), l’aumento dei beni alimentari complici cattivi raccolti e l’incremento della domanda mondiale, l’ulteriore, relativo indebolimento dell’economia U.S.A. a seguito dello shock subprime e della caduta del sistema edilizio.
Il restringimento delle aree geografiche per l’esportazione del modello capitalistico, unito alla ricerca di un nuovo equilibrio mondiale tra blocchi continentali post-’89, sta provocando certo l’aumento e lo scontro tra i competitori presenti sul pianeta, ma sta incubando anche la sicura, futura esplosione della contraddizione che il nuovo mondo sta partorendo: il proletariato universale.
Certo non e’ l’attualita’, almeno dal punto di vista della coscienza di classe del percorso, ma lo e’ nel numero e nella concentrazione proletaria nella metropoli imperialista.
Probabilmente, i tempi dei futuri crinali di crisi, data l’accelerazione dell’internazionalizzazione, saranno sempre piu’ ravvicinati, profondi, geograficamente estesi, e duraturi; di conseguenza, l’uso delle armi a dirimere cio’ che il mercato complica diverra’ piu’ frequente.
Ecco perche’, gia da oggi, tante sono le ideologie di coinvolgimeto dei proletari su tutti i fronti.
Ciascuno in trincea dietro la propria borghesia, a spararsi addosso per interessi altrui, a suon di “guerre permanenti, di missioni umanitarie, di valori cristiani europei, di resistenze e fondamentalismi”.
Di fronte a questa dura realta’ fatta di determinazioni e leggi proprie del movimento reale capitalistico e dalla palese impotenza degli stati e della politica, spargere l’illusione che “contro la guerra” basti una firma, un appello, un corteo, un movimento di opinione e pressione sulle istituzioni, vuol dire contribuire a disarmare ulteriormente, ideologicamente e materialmente, coloro che dovrebbero unirsi e rivoltare le armi contro i loro padroni e generali.
Ecco perche’ per noi la lotta contro la guerra e per l’internazionalismo, non puo’ essere divisa dalla resa dei conti con l’opportunismo interclassista, parolaio, paraistituzionale.

Coordinamento per l’autonomia di classe
www.controappunto.org

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