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Sulla situazione politica nazionale

Ordine del giorno proposto dalla Segreteria provinciale del PRC di Bologna e approvato a larga maggioanza

(21 Febbraio 2008)

Le imminenti elezioni politiche non possono cancellare, nel nostro partito, una discussione vera sul fallimento del governo Prodi e sugli effetti che ha provocato sugli/sulle iscritt*, militanti, simpatizzanti e sul nostro elettorato, cioè delusione, smarrimento, passività, a volte abbandono della politica.

Quando parliamo del fallimento del governo dell'Unione non ci riferiamo solo ai singoli provvedimenti del governo Prodi ma alla separazione dell'attività di governo e parlamentare dalle dinamiche della societa'. La solitudine e il silenzio in cui vivono gli operai, tragicamente emerse con l'omicidio alla Tyssen, l'accordo del 23 luglio incapace di superare la precarietà del lavoro, la disuguaglianza sempre piu' vistosa tra i redditi, che schiacciano sulla povertà strati popolari crescenti, la situazione di degrado della scuola pubblica, l'invadenza della gerarchia cattolica che ha imposto le sue visioni, i provvedimenti razzisti nei confronti dei nuovi cittadini, l'incapacità di ascolto delle comunità, quale quella di Vicenza, e la partecipazione crescente alla guerra in Afganistan, segnano una cesura profonda tra società e governo. Questo ha fatto precipitare il consenso alla sua attività e l'ha reso facilmente vulnerabile all'azione della destra interna alla maggioranza e alla destabilizzazione prodotta dalla nascita del Partito Democratico con la sua vocazione maggioritaria e centrista, e accelerata dal tentativo di un accordo con Berlusconi sulla legge elettorale per costruire un inaccettabile modello bipartitico, che pare costituire il presente e il futuro del quadro politico nazionale.

In realtà i fatti e i rapporti di forza tra le classi in Italia ed in Europa hanno reso impossibile lo spostamento a sinistra dell’asse del governo attraverso le pure relazioni politiche e parlamentari, dopo che l' esaurirsi della stagione dei movimenti ha fatto venir meno una forte pressione dal paese e dalla società. Il gruppo dirigente nazionale del Prc, che aveva investito sulla permeabilità del governo alle istanze dei movimenti, in realtà è rimasto imbrigliato in una deriva governista, che ha sancito una rottura con i movimenti e con le masse popolari di riferimento, che nel PRC avevano riposto le loro speranze. Tale rottura difficilmente sarà sanabile senza una vera autocritica. Se si prescinde dalla presa d’atto di tali criticità, di cui tutto il partito dovrebbe essere investito, appare impossibile rilanciare ora una politica diversa, che dovrebbe esser il perno del programma elettorale e proiettarsi nella fase successiva, tesa a rielaborare un dialogo con i nostri ceti di riferimento, con i movimenti ed a praticare il conflitto sociale.

Tale discussione non puo' che avere carattere aperto in un clima di grande unitarietà anche di fronte alle diverse posizioni che necessariamente ed anche utilmente dovessero emergere, imponendo un rigoroso rispetto della democrazia, un riaffermare il ruolo del Partito al di là delle ragioni identitarie e un grande e collettivo senso di responsabilità per il ruolo che questo deve esercitare a difesa degli interessi dei lavoratori e dei diritti delle persone, in una fase che rischia di dare non solo un colpo mortale alla sinistra, ma anche a diritti costituzionalmente garantiti.

Al contrario apprendiamo dai mass media che il partito, senza consultare né gli organi dirigenti né gli iscritti, si appresta a correre alle elezioni con una lista unica, con il simbolo dell’arcobaleno e con la cancellazione della falce e martello.
Denunciamo che tale scelta sia stata assunta in violazione delle più elementari regole di democrazia, che richiederebbero almeno una consultazione (se non un vero e proprio congresso), senza la quale il gruppo dirigente non ha alcun mandato in tal senso.
Respingiamo la politica dei fatti compiuti, inaccettabile per principio e dannosa sul piano dell'unitarietà operativa e politica del partito.
La cancellazione della falce e martello – lo si ripete, senza alcuna preventiva consultazione e al di là del giudizio che ogni compagno e compagna possono avere - ci sembra inoltre prefigurare, anche nella sostanza, la scelta preannunciata da autorevoli dirigenti di partito di andare verso la costituzione del partito unico della sinistra ed il superamento di Rifondazione Comunista. La scelta elettorale di costituire un forte vincolo unitario a sinistra può trovare un’ampia condivisione nel partito se slegata da decisioni che attengono alle idealità, identità, al progetto politico-strategico che invece debbono essere discusse ed approvate in un congresso.

Non è in discussione il bisogno di unità della sinistra. Proprio qui, nel nostro territorio, abbiamo sperimentato quanto utile sia stato un percorso di unità con le altre forze della sinistra per contrastare con più determinazione le politiche di Cofferati, ma anche quanto imprescindibile sia l’autonomia del PRC. Il PRC di Bologna, infatti, si è sottratto al vincolo di maggioranza insieme alle altre forze della Sinistra, ma rispetto a queste ha assunto una posizione ulteriore, uscendo dalla maggioranza che sostiene Cofferati, previo un confronto trasparente con i /le propr* iscritt*.

Esprimiamo dissenso anche su come si sta prospettando la scelta dei candidati, ovverosia dall’alto, senza l’ascolto dei territori ed in violazione dello statuto – art. 59 – che prevede l’obbligatorietà di proposta da parte dei comitati politici federali.
Al di là dell'obbligo di valutare l'efficacia, l'impegno e la qualità di chi ha fatto parte delle rappresentanze istituzionali passate, i nuovi eletti al Parlamento dovranno svolgere funzioni inerenti al ruolo di opposizione dei nuovi gruppi parlamentari, funzioni che priviligeranno i rapporti con i movimenti e coi conflitti. Gli elettori dovranno potersi identificare con le liste presentate e molti di questi elettori, auspicabilmente, non avranno mai precedentemente votato per i partiti che hanno dato luogo alla lista unitaria. E' necessario quindi che siano fissati i criteri di formazione delle liste e che almeno su tali criteri si possano esprimere liberi giudizi negli organi statutariamente preposti. Va da se' che tali criteri debbano portare ad un significativo rinnovamento delle nostre rappresentanze.

CHIEDIAMO AL PARTITO DI CAMBIARE ROTTA: di consultare ed ascoltare i suoi iscritti oltre che i sondaggi, praticando nei fatti quella democrazia che costituisce la base di un confronto costruttivo ed inclusivo, di non cedere l’autonomia del nostro partito e salvaguardare la sua stessa esistenza, di rivolgersi al ‘popolo del 20 ottobre’, alle donne, ai migranti, e a tutti i soggetti deboli della società che devono avere una speranza anche dalle nostre scelte.
Nei prossimi giorni tutto il partito sarà impegnato in una difficile campagna elettorale, su cui certamente peserà il richiamo al voto utile. A tale campagna elettorale non ci sottrarremo e invitiamo fin da ora tutte le strutture del Partito bolognese ad attivarsi.

Chiediamo che all'indomani delle elezioni il CPN apra la fase congressuale per restituire la parola agli/alle iscritt* sul futuro del PRC.
Noi, come sempre, discuteremo e ragioneremo camminando, da comunisti che sanno sempre interrogarsi anche mentre lottano e agiscono sul fronte dell'oggi.

18 Febbraio 2008

Comitato politico federale del Prc di Bologna

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