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(3 Luglio 2010) Enzo Apicella
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Le elezioni fasulle

(27 Febbraio 2008)

Una delle poche cose che aveva smosso il mio astensionismo era stato il fiero c chiaro proposito di Veltroni di correre da solo, esempio che poteva fare da apripista alla eliminazione della ridicola frammentazione dei partiti.

Proposito rimangiato poche settimane dopo con aperture a Di Pietro e radicali, che ci ha svelato un partito di centro (altro che progressista e laico), spaccato al suo interno con i cattolici e praticamente ingovernabile con i nuovi ingressi.

Se il popolo italiano fosse serio, saprebbe che per avere una vera alternanza al potere si devono scontrare due sole forze: quella dell’apparato capitalista con le sue logiche, insieme alle classi privilegiate di professionisti, commercianti, gerarchie dello Stato, con il controllo dei media e dei poteri forti e occulti, con l’appoggio della Chiesa che è la vera destra, e il partito del lavoro che dovrebbe raccogliere la totalità del lavoro dipendente, salariato e stipendiato, i disoccupati, i precari, i pensionati, e questo partito potremmo dire che è la sinistra.

La reale situazione oggi, alla vigilia delle elezioni, è che un partito di destra, con le caratteristiche che ho prima descritto, esiste, mentre il partito dei lavoratori non c’è, e la “cosa rossa” è una squallida sommatoria di sigle con gruppi dirigenti datati e rissosi che non hanno nemmeno avuto la decenza di dimettersi dopo la fallimentare partecipazione al governo Prodi, senza più legami con le masse e che pensano che la politica si faccia stravaccati comodamente nelle aule parlamentari.

Ma la situazione più datata e che sa di vecchio e di sagrestia,, è il ritorno del “centro”, con l’estremista di centro Veltroni, che con i suoi “ma anche” interpreta benissimo il vecchio ruolo della DC, spiazzando il perplesso Casini, che a questo punto potrebbe benissimo allearsi con Veltroni senza rinunciare ad una virgola del suo programma.

Tutti i notisti politici osservano che tra il programma del PdL e quello del PD non vi sono grandi differenze e se ciò avviene tra i due maggiori contendenti non si sa a che servono queste elezioni.

Vi è anche un enorme deficit di democrazia in quanto i candidati vengono scelti da un cerchio ristrettissimo, mentre dovrebbero essere gli elettori, con apposite primarie, a decidere chi si può presentare, e poi far pesare la propria preferenza nelle elezioni (cosa che l’attuale legge elettorale non consente).

Come si vede, l’”antipolitica” ha qualche ragion d’essere, e le prossime elezioni, oltre a non cambiare nulla, sono illegali perché non consentono scelte ai cittadini, ma sono espressione oligarchica della CASTA al potere che tiene in gioco il Vaticano e le sue ingerenze politiche, mentre la “laicità”, che dovrebbe essere il dogma della democrazia, viene barattata e abbandonata.

La cultura degli italiani, quella dell’Italia profonda, è intrisa della ambiguità cattolica, di 40 anni di Democrazia Cristiana, rifugge dalle posizioni nette e identitarie, non è partecipe della “cosa pubblica” che lascia volentieri ai politicanti di professione, è disinteressata al destino dell’ambiente, ammira i furbi, i ricchi, i ladri, e credo che anche questa volta vedremo le classi subalterne votare per i loro padroni.

26 febbraio 2008

Paolo De Gregorio

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