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(Imperialismo e guerra)

A rischio “sfollamento” più di 50.000 persone nel Kurdistan turco

Il “trasloco facile” promosso dal Gruppo UniCredit

(20 Febbraio 2008)

Oggi (19 febbraio 2008) ad Ankara (Turchia) una folta delegazione consegnerà agli ambasciatori di Germania, Svizzera e Austria 1.300 lettere firmate da altrettanti cittadini a rischio sfollamento a causa della realizzazione della diga di Ilisu sul fiume Tigri, nel Kurdistan turco. Con tali lettere viene richiesto ai governi di questi paesi di ritirare le garanzie di credito già concesse dalle rispettive agenzie di credito all’export (ACE) nel 2007 alla austriaca Andritz AG, alla svizzera Alstom e alla tedesca Zueblin, imprese europee incluse nel consorzio che realizzerà l’opera. Tali garanzie sono state concesse nonostante i 150 punti critici individuati dalle stesse ACE, sulla base dei quali si dovranno apportare sostanziali modifiche al progetto, nel disperato tentativo di adeguarlo agli standard internazionali. Inoltre, i cittadini dell’area dichiarano che nel caso in cui la realizzazione del progetto Ilisu abbia luogo e le persone siano costrette a lasciare i luoghi d’origine, esse giungeranno in Germania, Svizzera e Austria e formuleranno richieste di asilo politico: poiché tali Paesi e le rispettive imprese ne sono responsabili in misura decisiva, avendo contribuito a separare la popolazione dai loro luoghi d’origine.

Tale responsabilità ricadrà anche sul gruppo UniCredit che - attraverso la controllata austriaca Bank Austria Creditanstalt - contribuirà alla realizzazione dell’opera con un finanziamento di 280 milioni di euro. E’ per questo negli ultimi mesi un ampio cartello di associazioni italiane si è mobilitato affinché UniCredit esca dal progetto, così da scongiurarne la realizzazione.

Come ben evidenziato dai firmatari, tale progetto - se realizzato - porterebbe serie negative conseguenze alle loro esistenze, così come già sperimentato nel caso di altre dighe attive nel Kurdistan turco. Dichiarano, inoltre, che l’area - per migliorare le condizioni di vita di chi l’abita - non ha necessità di tale infrastruttura, ma piuttosto di investimenti per dare maggiore impulso ad un turismo ecologico e culturale, nonché all’attività agricola e all’allevamento. I cittadini lamentano che le informazioni giunte alla popolazione dell’area sul progetto sono scarse e frammentarie e che la loro partecipazione ai processi di consultazione non sarebbe in ogni caso semplice visto il crescente clima di violazione dei diritti umani che si sta sperimentando recentemente in Turchia.
Si ricorda che la diga di Ilisu - oltre allo sfollamento di più di 50.000 persone - sommergerà numerosi siti archeologi tra cui il sito Hasankeyf, cui l’essere considerato sito di importanza prioritaria dalla stessa Turchia non gli varrà la salvezza. Inoltre, la natura unica al mondo della valle del Tigri con le sue numerose specie animali e vegetali sarebbe irrimediabilmente perduta. Infine, la diga consentirebbe il controllo dei flussi di acqua verso l’Iraq, rendendo ancora più instabili i già precari equilibri dell’area.

Se anche tu sei dell’opinione che la diga di Ilisu in nessun caso possa essere finanziata con denaro di UniCredit allora protesta presso una qualsiasi filiale ovvero presso la sede centrale (Direzione Centrale UniCredit, Palazzo Cordusio, Piazza Cordusio Milano - 20123; info@unicreditgroup.eu).
Qualora UniCredit Group dovesse decidere di sostenere effettivamente lo scandaloso progetto, noi ritireremmo dalla banca i nostri risparmi. E tu?

Per ulteriori informazioni e adesioni rivolgersi a AcquaSuAv@yahoo.it; www.AcquaSuAv.org;
Campagna Riforma Banca Mondiale; www.crbm.org; Tel. 06.78 26 855

Promotori: AcquaSuAv del Coordinamento Italiano in Solidarietà con il Popolo Kurdo e il Kurdistan; Associazione verso il Kurdistan (Alessandria); Cecina Social Forum (LI); Ass.Fonti di Pace (MI); Ufficio per l’informazione del Kurdistan in Italia (Mehmet Yuksel); Associazione nazionale AZAD;; Donne in nero; Europa Levante; Centro culturale Ararat; Comitato di solidarietà con il popolo del Kurdistan della Sardegna; ASCE (Associazione Sarda Contro l'Emarginazione); Un ponte per (nazionale); Arci (nazionale); Campagna per la Riforma della Banca Mondiale.

Dichiarazione alla stampa dell’Iniziativa per la Sopravvivenza di Hasankeyf 14 febbraio 2008

Persone provenienti dall’area di Hasankeyf chiedono asilo

Persone colpite dal progetto per la Diga di Ilisu, provenienti dalla Valle del Tigri e da Hasankeyf, si recheranno ad Ankara presso le Ambasciate di Germania, Svizzera e Austria, per protestare contro la concessione di garanzie economiche, e chiederanno asilo alle autorità dei tre Paesi suddetti.

Il 19 febbraio 2008 saranno circa un centinaio le persone che faranno visita alle Ambasciate di Germania, Svizzera e Austria, per presentare anche firme di ben più numerose persone colpite dalle attività in corso nella zona. La dichiarazione di protesta sottoscritta , che sarà rivolta ai primi Ministri dei tre Paesi, richiederà il ritiro delle garanzie economiche alle imprese coinvolte nel progetto. Inoltre sarà annunciato che nel caso in cui la realizzazione del progetto Ilisu avvenga e le persone siano costrette a lasciare i luoghi d’origine, esse giungeranno in Germania, Svizzera e Austria e formuleranno richieste di asilo politico: poiché tali Paesi e le rispettive imprese ne sono responsabili in misura decisiva, avendo contribuito a separare gli abitanti dai loro luoghi d’origine,

Programma d’azione:
18 febbraio – partenza da Hasankeyf alle 14, da Batman alle 15 e da Diyarbakir alle 17.
19 febbraio – alle 9 e 15 dichiarazione alla stampa e agli interessati, di fronte all’Ambasciata tedesca. Incontri: con l’Ambasciatore tedesco alle 10, con l’Ambasciatore Svizzero alle 11 e con l’Ambasciatore austriaco alle 12.
Referente. Diren zkan, +90-535- 8977666 ; hasankeyfgirisimi@gmail.com

Dichiarazioni di due persone colpite, dell’area di Ilisu

- Cumhur Aydın, del villaggio di Yazıcı, nella provincia di Siirt : Non vorremmo lasciare questi luoghi, nei quali siamo cresciuti. Non vogliamo che le testimonianze dei nostri avi siano sommerse. L’obiettivo perseguito è di svuotare la regione dalle persone. La questione kurda riveste un ruolo importante. La popolazione deve essere inglobata nelle città poiché nell’area interessata la maggior parte dei lavoratori agricoli non hanno titoli di proprietà riguardo alla terra, essa viene dichiarata di proprietà statale, e lo stato viene anche sgravato da ingenti elargizioni economiche. Nonostante ogni difficoltà rinunceremo per un giorno a stare qui per recarci nella capitale: così ad Ankara vogliamo fare in modo che la nostra voce sia forte.

- Behiye Kepti, del villaggio di Suçeken, nella provincia di Batman : Vogliono che la nostra cultura, e nostre tradizioni, la nostra terra d’origine siano distrutte . nel nostro villaggio tutte le persone si conoscono fra loro. Quando la diga sarà costruita, dovremo andare via e non potremo forse più incontrarci. Circa 40 anni fa fummo insediati nel luogo in cui siamo oggi, e ancora non ci siamo completamente abituati a stare qui. Qualora siamo trascinati via di qui, ne deriveranno sofferenze e impoverimento. Non vogliamo sottostare a tutto ciò. Rifiutiamo la costruzione della diga e la nostra voce al riguardo deve raggiungere il mondo intero.

Ufficio di informazione del Kurdistan in Italia

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