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La fatalità dominante

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(26 Novembre 2011) Enzo Apicella

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(Di lavoro si muore)

Il programma dei padroni: lavorare come somari e morire come cani...

(7 Marzo 2008)

“Che vita è lavorare come somari e morire come i cani?” s’è domandata l’anziana zia di Luigi Farinola uno degli operai morti ieri a Molfetta, in provincia di Bari. Luigi, assieme ad altri sette operai, lavorava per la Truck Center, un autolavaggio specializzato nella pulizia di autocisterne.
Ieri assieme a Guglielmo Mangano, Biagio Sciancalepore e Michele Tasca stava ripulendo un’autocisterna che aveva trasportato zolfo. Guglielmo si era diretto verso il portellone della cisterna, voleva aprirlo per controllare che fosse ben pulita. La cisterna ha trasportato zolfo. Lo zolfo a contatto con l’acqua e le sostanze disincrostanti ha prodotto gas. Non appena la apre Guglielmo viene investito da un getto.
Cade e si accascia sul fondo. Qualcuno assiste alla scena e comincia ad urlare. Il primo a scendere è Luigi. Non pensa di indossare alcuna maschera di protezione, probabilmente non si accorge che ci sono delle esalazioni. Appena sceso resta anche lui asfissiato. Gli altri due operai, Biagio e Michele, i più giovani, probabilmente non si rendono conto del pericolo, Biagio si cala, Michele secondo alcune ricostruzioni resta sulla scaletta senza scendere completamente.
Restano entrambi asfissiati. Il proprietario della Truck Center, Vincenzo Altomare, richiamato dalle urla accorre. Non vuole aspettare i soccorsi. Anche lui decide di scendere nella cisterna. Anche lui senza alcuna protezione. Forse non le hanno proprio in azienda le protezioni. Rimane asfissiato anche lui. Quando il 118 arriva sul posto l’unico ancora in vita è Michele Tasca, stamane anche per lui la vita s’è spenta. Quella di ieri è l’ennesima strage sul lavoro. Dall’inizio dell’anno circa duecento gli operai
che hanno perso la vita lavorando. Da quando è cominciata la guerra in Iraq sono morti più operai italiani sul posto di lavoro che soldati americani impiegati in quella guerra.
“Bisogna assolutamente reagire alla catena tragica degli incidenti sul lavoro” ha detto dopo i fatti di Molfetta il Presidente della Repubblica Napolitano. Secondo il quale è necessario che tutte le forze politiche convergano sul decreto legislativo che domani, probabilmente, sarà approvato dal governo passando poi alle Camere. L’incidente di ieri ha riacceso, infatti, i riflettori sulla legge 123, la nuova legge in materia di sicurezza sul lavoro. Estenderà, fra le altre cose, le sanzioni penali a quasi tutti gli illeciti e tali sanzioni sono state riviste ed, in alcuni casi, irrigidite. E’ proprio l’apparato sanzionatorio di questa legge che Confindustria critica.
Confindustria ritiene che le pene siano troppo pesanti e non prende alcuna misura contro i suoi iscritti che non rispettano le norme in materia di sicurezza. Ma ConfindutriaPD se in questo caso starà dalla parte dei lavoratori o da quella degli imprenditori? basterà una legge a fermare la strage ? Sarà curioso vedere il Probabilmente no dei padroni,ma ammettiamo che si assumessero davvero più ispettori, come i decreti attuativi della legge prevedono, potrebbero aumentare i controlli e, di conseguenza, la prevenzione poiché le nuove norme sostengono anche che l’ispettore possa fermare l’attività dell’azienda se ritiene vi siano pericoli.
Dicono che occorrerebbe aumentare di molto il numero del personale impiegato nel controllo poiché con quello attualmente a disposizione ci vorrebbero ben trent’anni per ispezionare le aziende presenti nel Paese.

PER NOI IL PUNTO E' CHE E' INVECE NECESSARIA UNA BATTAGLIA DI MASSA DEGLI OPERAI PER LA SICUREZZA, DIRETTAMENTE.

La maggior parte degl’incidenti avvengono nelle aziende con meno di quindici dipendenti dicono, ma noi sappiamo che sono all'ordine del giorno anche nelle grande perche' il sistema si e' metastatizzato. Colpisce tutte le aziende e naturalmente quelle in cui il lavoro è più insicuro e privo di garanzie. E' la correlazione fra la applicazione di progresso tecnologico e la produttività con l’assenza di diritti. In realta' gli operai si trovano a lavorare in qualsiasi condizione per mantenere un posto di lavoro (vedi contratti precari di ogni tipo) ma sono nello stesso tempo esposti pericolosamente ai danni di questo lavoro anche perché i padroni, per tenere bassi i costi, investono in tecnologie che possono migliorare il processo produttivo, e quando avviene, quello che migliora e' il processo di formazione del prodotto ma peggiora la condizione concreta dell' operaio cosi' occupato a migliorare la merce.
La realta' e' che si tengono bassi i costi si produce in meno tempo e ci sono maggiori incidenti. Tutto perché i padroni hanno deciso di trasferire sulle spalle di chi lavora tutto il peso delle loro scelte con la prospettiva dell' incremento di profitto magari immediato ma garantito. Le morti sul lavoro sono uno dei costi – il più tragico - di questa "ricchezza" di scelte del sistema d’impresa nei confronti dei produttori stessi: gli operai.
Dovremo quindi come operai iniziare a pensare a come riprendere in mano il nostro destino visto che ora fra padroni, sindacati e politici borghesi si prospetta per noi solo quello che lucidamente ha affermato la zia dell'operaio ucciso a molfetta.

2008-03-04

falce

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