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(31 Dicembre 2011) Enzo Apicella

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8 Marzo contro i governi e contro i padroni

(8 Marzo 2008)

Le libertà politiche e sindacali sono sempre più ridotte, gli interessi e le aspirazioni della maggioranza della popolazione contano sempre di meno, aumenta invece la repressione contro i lavoratori, i comunisti, gli anarchici e gli antifascisti. Sul fronte padronale, tornano per la prima volta dopo decenni, i licenziamenti politici contro lavoratori impegnati nella lotta per la difesa sindacale di classe. In questo quadro, continuano ad avanzare, anche con uno specifico ruolo di punta assunto dai vertici ecclesiastici del Vaticano, collegati ai principali partiti di potere di centro-destra e di centro-sinistra, gli attacchi politici e culturali alla possibilità che le donne possano decidere sulla propria vita.

Le donne si trovano con sempre maggior frequenza nella morsa degli ingranaggi dell'oppressione politica, culturale, sociale e di genere.

Quest'oppressione, che si articola su più livelli, presenta tanti aspetti che, sempre più spesso, assumono caratteristiche particolarmente brutali e persecutorie in termini di contenuto e anche di forma.

Basti vedere solo alcuni esempi relativi alle ultime settimane:

- le brutalità e le umiliazioni inflitte alla lavoratrice del supermercato Esselunga per aver osato chiedere una pausa sul lavoro per recarsi al WC, costretta a pisciarsi addosso e a continuare a lavorare perché non le era concesso di allontanarsi dalla sua postazione e, negli spogliatoi, picchiata e insultata da un uomo che celava la propria identità;

- l'abuso di potere esercitato dalla digos di Bologna nei confronti di tre ragazze "colpevoli" di distribuire un volantino e di promuovere un presidio di solidarietà nei confronti di una donna che aveva subito tentativi di stupro e che aveva denunciato il suo aggressore (per questo sono state caricate di forza dentro la volante e trattenute per tre ore in questura senza possibilità di comunicare con l'esterno, dove hanno subito intimidazioni e minacce e sono state denunciate per rifiuto di dare le generalità e per resistenza a pubblico ufficiale);

- infine, anche conseguenza dell'approvazione, da parte di centro-destra e centro-sinistra, della legge sulle TPMA che attribuisce all'embrione valore di vita umana, la criminalizzazione delle donne che abortiscono, sancita materialmente, nel febbraio scorso, con l'irruzione al policlinico di Napoli di 7 uomini in divisa per indagare su presunte irregolarità di procedura in merito all' interruzione di gravidanza di un feto malformato, con tanto di interrogatorio a cui è stata sottoposta la donna che aveva subito l'intervento da soli 20 minuti.

Ed è proprio la legge 194 il fiore all'occhiello con cui la destra più integralista e conservatrice, con la complicità dei partiti di centro-sinistra, da anni cerca di attaccare sempre più accanitamente i diritti delle donne. Legge conquistata nel 1981, dopo anni di lotta dei movimenti degli anni 60 e 70, che consentì alle donne l'aborto assistito e gratuito negli ospedali pubblici.

Oggi, cercando di insinuare nei cervelli delle donne pregiudizi del tutto privi di valore scientifico, che hanno un loro corrispettivo solo nei paesi oppressi da sistemi economici e politici segnati da forti residui feudali, si vorrebbe nuovamente rispolverare l'eredità del ventennio fascista, quell'eredità ben sintetizzata nello slogan "la maternità sta alla donna come la guerra sta all'uomo", scritto sui quaderni delle Piccole Italiane e fatto rispettare nel codice Rocco a suon di pesanti sanzioni penali per la donna che decideva di interrompere la gravidanza e per il medico che operava in tal senso.

Di pari passo, mentre cercano di picconare definitivamente la 194, sindacati confederali, centro-destra e centro-sinistra vanno a braccetto anche nel lavoro di privatizzazione dei servizi sociali pubblici (asili, scuole, sanità, …), facendo ricadere ancora una volta sulle donne tutto il peso della cura e dell'assistenza alla famiglia e incentivando false soluzioni lavorative come il part time, il lavoro a progetto, ecc., che secondo questi signori 'permetterebbero' di "conciliare il lavoro con la cura della casa" e che in realtà diventano delle vere e proprie trappole anche sotto il profilo della dipendenza economica della donna dal coniuge.

Pertanto, appaiono poco credibili CGIL, CISL e UIL che quest'anno hanno indetto una manifestazione nazionale a Roma per l'8 marzo, quando sul fronte della difesa salariale, dell'occupazione e delle condizioni lavorative, negli ultimi decenni hanno svenduto i diritti delle lavoratrici, ultimo, in ordine di tempo, l'accordo sul welfare che, con l'ulteriore precarizzazione del lavoro, colpisce soprattutto le donne, mentre già stanno preparando un nuovo pesante attacco abbandonando le lavoratrici all'arbitrio padronale, con la proposta di abolire i contratti nazionali di lavoro.

Contro la pesante oppressione esercitata da partiti di potere, governi, apparati repressivi, Chiesa, e sindacati istituzionali, è necessario che le donne si organizzino per il diritto a decidere della propria vita senza alcuna delega e, come lavoratrici, costruiscano organismi sindacali di classe per la lotta e la difesa dei propri interessi.

Coordinamento Slai-Cobas Provinciale di Trento

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