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Omaggio a Giorgio Gaber/2

I Reduci - Il dilemma - Il sogno di Marx

(10 Gennaio 2003)

I REDUCI
Giorgio Gaber, "Liberta' Obbligatoria" - 1976
(Testo prelevato dal sito http://www.giorgiogaber.cjb.net/)

E allora è venuta la voglia di rompere tutto,
le nostre famiglie, gli armadi, le chiese, i notai,
i banchi di scuola, i parenti, le 128,
trasformare in coraggio la rabbia che è dentro di noi.

E tutto che saltava in aria e c’era un senso di vittoria
come se tenesse conto del coraggio la storia.

E allora è venuto il momento di organizzarsi,
di avere una linea e di unirsi intorno a un’idea,
dalle scuole, ai quartieri, alle fabbriche per confrontarsi
e decidere insieme la lotta in assemblea.

E tutto che sembrava pronto per fare la rivoluzione
ma era una tua immagine o soltanto una bella intenzione.

E allora è venuto il periodo dei lunghi discorsi,
ripartire da zero e occuparsi un momento di noi,
affrontare la crisi, parlare, parlare e sfogarsi
e guardarsi di dentro per sapere chi sei.

E c’era l’orgoglio di capire e poi la certezza di una svolta
come se capir la crisi voglia dire che la crisi è risolta.

E allora ti torna la voglia di fare un’azione
ma ti sfugge di mano e si invischia ogni gesto che fai,
la sola certezza che resta è la tua confusione,
il vantaggio di avere coscienza di quello che sei.

Ma il fatto di avere la coscienza che sei nella merda più totale
è l’unica sostanziale differenza da un borghese normale.

E allora ci siamo sentiti insicuri e stravolti
come reduci laceri e stanchi, come inutili eroi,
con le bende perdute per strada e le fasce sui volti,
già a vent’anni siam qui a raccontare ai nipoti che noi...

Noi buttavamo tutto in aria e c’era un senso di vittoria
come se tenesse conto del coraggio la storia.

Noi buttavamo tutto in aria e c’era un senso di vittoria
come se tenesse conto del coraggio la storia.



IL DILEMMA
(Gaber-Luporini)

In una spiaggia poco serena
camminavano un uomo e una donna
e su di loro la vasta ombra dei dilemma;
l’uomo era forse più audace,
più stupido e conquistatore,
la donna aveva perdonato non senza dolore.
Il dilemma era quello di sempre,
un dilemma elementare:
se aveva o non aveva senso il loro amore.

In una casa a picco sul mare
vivevano un uomo e una donna
e su di loro l’ombra del dilemma;
l’uomo è un animale quieto
se vive nella sua tana,
la donna non sì sa se è ingannevole o divina.
Il dilemma rappresenta
l’equilibrio delle forze in campo
perché l’amore e il litigio sono le forme del nostro tempo

Il loro amore moriva
come quello di tutti
come una cosa normale e ricorrente,
perché morire e far morire
è un’antica usanza che suole aver la gente.

E lui parlava quasi sempre
di speranza e di paura
come l’essenza della sua immagine futura
e coltivava la sua smania
lui cercava la verità,
lei ascoltava in silenzio lei forse ce l’aveva già,
anche lui curiosamente,
come tutti, era nato da un ventre
ma purtroppo non se lo ricorda o non lo sa.

E in un giorno di primavera,
mentre lei non lo guardava
lui rincorse lo sguardo di una fanciulla nuova
e ancora oggi non si sa
se era innocente come un animale
o se era come istupidito dalla vanità.

Ma stranamente lei si chiese
se non fosse un’altra volta il caso
di amare e di restar fedele al proprio sposo.
Il loro amore moriva
come quello di tutti,
con le parole che ognuno sa a memoria,
sapevan piangere e soffrire
ma senza dar la colpa all’epoca o alla storia.

E questa voglia di non lasciarsi
è difficile da giudicare,
non si sa se è una cosa vecchia o se fa piacere;
ai momenti di abbandono
alternavano le fatiche
con la gran tenacia propria delle cose antiche.

E questo è il succo di questa storia,
per altro senza importanza,
che si potrebbe chiamare appunto resistenza.

Forse il ricordo di quel Maggio
insegnò loro anche nel fallire
il senso del rigore, il culto del coraggio
e rifiutarono decisamente
le nostre idee dl libertà in amore
a quella scelta non si seppero adattare.

Non so se dire a questa nostra scelta
o a questa nostra nuova sorte
so soltanto che sì diedero la morte.

Ma il loro amore moriva
come quello di tutti
non per una cosa astratta come la famiglia
loro scelsero la morte
per una cosa vera come la famiglia.

E io ci vorrei vedere più chiaro
rivisitare il loro percorso,
le coraggiose battaglie che avevano vinto o perso;
vorrei riuscire a penetrare
il mistero di un uomo e una donna
nell’immenso labirinto di quel dilemma.

Forse quel gesto disperato
potrebbe anche rivelare
il segno di qualcosa che stiamo per capire.
Il loro amore moriva
come quello di tutti
come una cosa normale e ricorrente,
perché morire e far morire
è un’antica usanza che suole aver la gente.


IL SOGNO DI MARX

Quando si è un po’ filosofi non si sogna mai a caso. Ero una specie di Diogene con una lampada da 2000 Watt in mano, una macchina fotografica e cercavo in un posto che poteva essere Milano. Sento una voce nella nebbia che mi fa:

Marx: "Così non fotograferai mai niente!"

G: "Chi siete?"

E lui:
Marx: "Un tedesco di passaggio."

Ah, penso io, il solito pessimista della scuola di Francoforte. Macché. Esce dalla nebbia un bel signore con la barba che mi fa:

Marx: "Piacere, Carlo Marx."

Ohhhhhh...

Marx: "Vedi ragazzo..."

Come ragazzo? Mi chiaman tutti compagno e arriva questo e cambia il vocabolario un’altra volta?

Marx: "...non basta una macchina fotografica con gli obiettivo giusti. Tu sbagli i tempi. Credimi, io ho una certa esperienza della roba che si muove."

E questo è vero!

Marx: "Dunque: come si muoveva il tutto ai miei tempi? Qui il capitale, qui le classi, qui la borghesia ecc., ecc."

E io:
‘FLASH’
Simpatico Marx quando si scalda eh? Però mi permetto di dirgli:
G: "Anche noi, anche noi: capitale, classi, borghesia..." ‘FLASH’

Marx: "Bravi!"

G: "Grazie."
Ho capito dopo che per lui bravi voleva dir coglioni! Affettuosamente si intende! L’ho capito dal seguito.

Marx: "Bravi, la borghesia non c’è più, o meglio, non conta, sbriciolata!"

E no eh? Qui mi incazzo! Un momento, non c’è più. Oh Dio, non c’è più la borghesia. Che detto da lui fa anche rabbia perché uno dice: allora c’ha preso per il culo fino adesso! No scusa!
G: "No scusa Marx i padroni eh? I capitalisti?"

E lui bello, con quegli occhi che vedono tutto:
Marx: "I padroni, i capitalisti non li vedo, nel senso che stanno diventando impersonali."

G: "Ma puttana miseria, io ho bisogno di aggrapparmi a qualcosa, ho bisogno di punti fermi!"

Marx: "Allora dovevi sognarti Gesù!"

G: "Già fatto grazie. Ma mi dica maestro la lotta di classe..."

Marx: "La lotta di classe..."

G: "Lasciami almeno la lotta di classe!"

E lui calmo: Marx: "La lotta di classe..."

G: "Più svelto maestro, dai!"

Marx: "La lotta di classe sarebbe ancora giusta..."

G: "Oh, meno male!"

Marx: "... se fossero chiare le classi!"

G: "Come non son chiare le classi? Uhè, allora non sei marxista? Eh? Scusa se mi incazzo Marx ma mi sembri un po’ spappolato eh? E l’imperialismo eh? L’imperialismo dai, dai, su? L’imperialismo? Svelto dai, è l’età, ma svelto su Marx."

Marx: "Ne parlavo col Lenin. E’ lassù che lo guarda, lui c’è fissato. Dice che ne ha un’immagine un po’ sfuocata... parla di pax, di pax americana. Dice che la pace è peggio della guerra."

G: "Sì, questo l’ha detto anche il mago delle carte prima, ma poi cosa guardi, cosa guardi ora se non c’è più niente eh?"

Marx: "Non è vero che non c’è più niente! I nemici ci sono più di prima, solo che si presentano in un altro modo, è tutto più... la vedi la produzione? Era così, una bambina. Com’è cresciuta eh? Che salute? Mela ricordo io, una bambina con i padri che: fai questo, fai quello! Roba da matti. Una donna, autonoma, va da sé, va da sé. Bisogna fare qualcosa..."

Tira fuori la sua Laica col soffietto e...
‘FLASH’
Marx: "...bisogna fare qualcosa... ‘FLASH’, ...ah ho capito... ‘FLASH’, ...è tutto più...
‘FLASH’, ...interessante...
‘FLASH’, ...ho capito, è tutto più... è tutto più..."

E il vecchio se ne andò ancheggiando lasciandomi nell’angoscia più totale...

G: "Il rullino! Il rullino! Non andare via, il rullino spediscimelo!"

Maledetto, testardo, fissato, anche con l’arteriosclerosi viene qui, vede che tutto si muove e scatta un cinquecentesimo... è una mania, una mania, c’avevo le idee così chiare, così precise... Scrivimi, scrivimi qualcosa! Che sennò magari tra una decina d’anni uno si alza e senza saperlo una mattina si trova li davvero senza borghesia, senza classi, senza padroni... e nella merda più di prima!!!

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