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    ATOMO E CROCE

    Fulvio Grimaldi per Mondocane 27/12/02

    (10 Gennaio 2003)

    Ma che sarà mai! Tutti nervosi da Praga a Genova a Copenhagen, a Baghdad, a Caracas, in questo fineanno che ci dovrebbe vedere rasserenati dalla promessa di Bush di pacificare il mondo nel segno della croce e dell’atomo.

    Avevamo la falce e il martello: una tagliava, l’altro picchiava. Primitivo. Finalmente l’antidoto: l’atomo e la croce di Bush. E che salto tecnologico! Il primo cancella, la seconda resuscita. Nell’alto dei cieli, e senza falci e martelli.

    Non dovrebbero essere contenti gli arabi, ai quali Bushlusconi con la sua “superiore civiltà” qualche dubbio avrà pur instillato circa la veridicità di quelle vergini in fremente attesa di martiri?

    E magari i latinoamericani, africani e asiatici, tutti attraversati o quantomeno sfiorati dall’Asse del Male?

    Atomo e croce: il più grande esorcista mai apparso, oblitera il demonio insieme al corpo ospitante, risparmiandoci l’Esorcista Due, Tre, Quattro.

    Siamo felicemente passati dal prototipo Hiroshima al modello definitivo, finalmente superiore a diluvi, desertificazioni e glaciazioni di un arcaico predecessore.

    Non per nulla il suo vicario lo dice “distante e indignato”.

    Quanto a diluvi, ghiacci e deserti, siamo anche più eleganti: procediamo scientificamente sulle cause, anziché sputtanarci con gli effetti cataclismatici.

    Moltiplichiamo le auto, che ci fanno felici e distratti, e promoviamo gas serra che ci fanno secchi.

    Impermeabilizziamo la terra con asfalto e cemento che ci offrono brividi di superomismo e causiamo alluvioni che ci fanno navigare verso l’infinito. Spandiamo quel petrolio che ci scalda e illumina, ed eliminiamo il fastidio di cercare cibo nei mari.

    Vi lamentate di morire di AIDS? Estinguetevi dolcemente di fame.

    E quei sofferenti della Jugoslavia (remember?)? Si scopre che il 25% dei residenti del villaggio serbo-bosniaco di Hadzici, colpito da uranio nel 1994-95, sono morti di cancro, tra sofferenze indicibili, e neanche molti altri in Iraq, Afghanistan, Balcani e Sardegna, stanno tanto bene.

    Vittime delle diluizioni del modo soft dell’uranio.
    Oggi sappiamo evitare le sofferenze.
    Botti atomici un po’dappertutto ed è subito sera.
    Senza spasimi.
    Neanche il lacerante tiraemolla dell’eutanasia

    “Felici alla voce/atomo e croce!”
    E’ il festante calembour natalizio degli Unti del Signore.

    FULVIO GRIMALDI

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