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L'ultima vittima

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(26 Dicembre 2010) Enzo Apicella

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“Indipendenza” del Kosovo: Washington insedia una nuova colonia nei Balcani

(4 Marzo 2008)

Nel valutare la recente “dichiarazione di indipendenza” del Kosovo, una Provincia della Serbia, e il suo immediato riconoscimento come Stato da parte degli Stati Uniti, Germania, Gran Bretagna e Francia, è importante conoscere tre assunti. Primo, il Kosovo non ha conquistato l’indipendenza o anche solo un minimo di autonomia amministrativa. Il Kosovo verrà governato da un Alto Rappresentante e da istituzioni designate dagli Stati Uniti, dall’Unione Europea e dalla NATO. Un viceré, secondo il vecchio stile coloniale, e degli amministratori imperialisti controlleranno la politica estera ed interna. L’imperialismo Statunitense ha semplicemente consolidato nel cuore dei Balcani il suo diretto controllo su una colonia totalmente soggetta e dipendente. Secondo, l’immediato riconoscimento del Kosovo da parte di Washington conferma ancora una volta che l’imperialismo USA straccerà ogni trattato od accordo internazionale, anche se sottoscritto dagli stessi Stati Uniti, compresi accordi redatti ed imposti con la forza e con la violenza ad altri. Il riconoscimento del Kosovo è in diretta violazione di una norma internazionale, nello specifico della Risoluzione 12444 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, che i dirigenti della Jugoslavia furono costretti a firmare alla fine di 78 giorni di bombardamenti della NATO sul loro paese, nel 1999. Comunque, questo accordo imposto ribadisce l’“impegno di tutti gli Stati Membri alla sovranità e alla integrità territoriale” della Serbia, una Repubblica di Jugoslavia. Il riconoscimento illegale del Kosovo di questa settimana è stato condannato da Serbia, Russia, Cina e Spagna. Terzo, la dominazione imperialista USA non porterà benefici al popolo sotto occupazione. Il Kosovo, dopo nove anni di occupazione militare diretta della NATO, ha una sconcertante percentuale di disoccupazione del 60%, ed è divenuto un centro del traffico internazionale di droga e delle organizzazioni della prostituzione in Europa. Le miniere, una volta attivissime, gli stabilimenti, le fonderie, i centri di raffinazione, e i movimenti per ferrovia di questa piccola area industriale ricca di risorse sono completamente inattivi. Le risorse del Kosovo, sotto l’occupazione della NATO, sono state privatizzate a forza e svendute alle grandi imprese multinazionali dell’Occidente. Ora, quasi l’unica possibilità di impiego consiste nel lavorare per l’esercito di occupazione USA/NATO o per qualche agenzia dell’ONU. L’unica grande struttura creata in Kosovo è quella di Camp Bondsteel, la più grande base Statunitense costruita in Europa nel corso di una generazione. Naturalmente, è l’Halliburton che ha ottenuto il contratto per i dispositivi di sicurezza del campo, per le condutture strategiche per il petrolio e per le linee di trasporto dell’intera regione. Dal momento che gli USA e la NATO hanno assunto il controllo del Kosovo, più di 250.000 Serbi, Rom e appartenenti ad altre nazionalità sono stati espulsi dalla Provincia Serba. Quasi un quarto della popolazione Albanese è stato costretto ad abbandonare il paese alla ricerca di un lavoro.

Come insediare una amministrazione coloniale

Consideriamo il piano mediante il quale è avvenuta l’“indipendenza” del Kosovo. Non solo si sono violate le Risoluzioni dell’ONU, ma è stata imposta anche una struttura decisamente colonialista, del tutto simile al potere assoluto tenuto da L. Paul Bremer nei primi due anni di occupazione Statunitense dell’Iraq. Chi ha imposto questo progetto colonialista? Responsabili sono state le stesse forze che hanno operato per il disgregamento della Jugoslavia, per i bombardamenti della NATO e per l’occupazione del Kosovo. Nel giugno 2005, il Segretario Generale dell’ONU Kofi Annan nominava l’ex Presidente Finlandese Marti Ahtisaari come suo Inviato Speciale per condurre le trattative sullo status finale del Kosovo. Difficilmente si può affermare che Ahtisaari poteva comportarsi da arbitro neutrale di fronte all’intervento USA in Kosovo. Ahtisaari è Presidente emerito del Gruppo di Crisi Internazionale (ICG), un’organizzazione fondata dal multimiliardario George Soros, che sponsorizza gli interventi di espansione della NATO ad aprire nuovi mercati in favore degli investimenti degli Stati Uniti e dell’Unione Europea. Il Consiglio dell’ICG comprende due funzionari chiave Statunitensi, responsabili dei bombardamenti sul Kosovo, il Gen. Wesley Clark e Zbigniew Brzezinski.

Nel marzo 2007, Ahtisaari presentava al nuovo Segretario Generale dell’ONU Ban Ki-moon la Proposta Comprensiva per la Risoluzione dello Status del Kosovo. I documenti che stabiliscono la nuova forma di governo per il Kosovo sono disponibili a unosek.org/unosek/en/statusproposal.html. Una sintesi è disponibile sul sito Web del Dipartimento di Stato degli USA a http://state.gov/p/eur/rls/fs/100058.htm
Ad amministrare il Kosovo verrà incaricata una Rappresentativa Civile Internazionale (ICR) costituita da funzionari USA e dell’Unione Europea. In Kosovo, questa istituzione incaricata può revocare qualsiasi provvedimento, revocare le leggi e rimuovere dall’incarico chiunque. La ICR eserciterà un totale e decisivo controllo sui Dipartimenti delle Dogane, delle Imposte, del Tesoro e sul Sistema Bancario. L’Unione Europea insedierà una Missione Europea per le Politiche sulla Sicurezza e Difesa (ESDP), mentre la NATO costituirà una Presenza Militare Internazionale. Entrambe queste Istituzioni assumeranno in Kosovo il controllo sulla politica estera, sulla sicurezza, sulla polizia, sul sistema della giustizia, su tutti i tribunali e le carceri, e avalleranno l’immediato e completo diritto di accesso a qualsiasi attività, procedura o documentazione. Queste Istituzioni e la ICR avranno la voce determinante in capitolo su quali crimini dovranno essere perseguiti e contro chi; le decisioni potranno da loro essere rovesciate o annullate. La più grande prigione in Kosovo viene insediata nella base USA Camp Bondsteel, dove i prigionieri possono essere incarcerati senza imputazioni, senza supervisione o patrocinio legale. Allora, il riconoscimento dell’“indipendenza” del Kosovo costituisce l’ultimo passaggio di una guerra USA di riconquista, che è stata inesorabilmente perseguita per decenni.

Divide et impera

I Balcani sono stati una vivace mescolanza di culture, religioni e di molte nazionalità oppresse. La Federazione Socialista di Jugoslavia, istituita dopo la Seconda Guerra Mondiale, comprendeva sei Repubbliche, nessuna delle quali aveva il predominio sulle altre. dThe Balkans has been a vibrant patchwork of many oppressed nationalities, cultures and religions. La Jugoslavia era nata ereditando antagonismi che erano stati sfruttati continuamente dai Turchi Ottomani, dall’Impero Austro-Ungarico, dagli imperialismi Britannico e Francese con le loro interferenze, seguiti dall’occupazione Nazista Tedesca e Fascista Italiana durante la Seconda Guerra Mondiale. In questa guerra, le popolazioni Serbe e gli Ebrei hanno dovuto subire le più gravi perdite. Contro l’occupazione Nazista e tutte le ingerenze straniere veniva forgiato un potente movimento di resistenza guidato dai comunisti, costituito da tutte le nazionalità che avevano dovuto subire nei modi più diversi. Dopo la liberazione, tutte le nazionalità veniva coinvolte e cooperavano nella costruzione della nuova Federazione Socialista.

In 45 anni, la Federazione Socialista di Jugoslavia, da una regione impoverita, sottosviluppata, di tipo feudale, ricca di antagonismi, si trasformava in una nazione stabile con una struttura industriale, alfabetizzata completamente, e con un servizio sanitario per tutta la popolazione. Con il collasso dell’Unione Sovietica, agli inizi degli anni Novanta il Pentagono immediatamente pianificava l’espansione aggressiva della NATO attraversa l’intera regione. Dappertutto venivano incoraggiate e finanziate le forze di destra, conservatrici, filo-capitaliste. Quando l’Unione Sovietica veniva disgregata in Repubbliche separatiste, indebolite, instabili, antagoniste, la Federazione Socialista di Jugoslavia cercava di resistere a questa ondata reazionaria. Nel 1991, mentre l’attenzione del mondo si focalizzava sui bombardamenti USA che devastavano l’Iraq, Washington appoggiava, finanziava ed armava movimenti separatisti di destra nelle Repubbliche di Croazia, Slovenia e Bosnia della Federazione Jugoslava. In violazione di accordi internazionali, la Germania e gli USA fornivano un immediato riconoscimento a questi movimenti secessionisti e approvavano la creazione di diversi mini-stati di natura capitalista. Allo stesso tempo il capitale finanziario Statunitense imponeva pesanti sanzioni economiche alla Jugoslavia per indurre alla bancarotta la sua economia. In questo stesso periodo, nella provincia Serba del Kosovo iniziava il rifornimento di armi e di denaro al movimento secessionista di destra UCK. Il Kosovo non era una repubblica distinta all’interno della Federazione Socialista di Jugoslavia, ma una provincia della Repubblica Serba. Storicamente, la provincia era stata il centro dell’identità nazionale dei serbi, ma con una popolazione Albanese sempre più crescente. Washington dava inizio ad una feroce campagna propagandistica accusando la Serbia di mettere in atto operazioni di genocidio di massa contro la maggioranza Albanese del Kosovo. I media Occidentali erano pieni di storie di fosse comuni e di stupri brutali. Funzionari Statunitensi sostenevano che erano stati massacrati dai 100.000 ai 500.000 Albanesi. Durante l’amministrazione Clinton, i dirigenti USA/NATO proponevano un oltraggioso ultimatum, che la Serbia accettasse immediatamente l’occupazione militare e consegnasse tutta la sovranità sul Kosovo o affrontasse il bombardamento NATO dei suoi paesi, città e infrastrutture. Quando, dopo un tavolo di trattative a Rambouillet, Francia, il Parlamento Serbo respingeva le richieste della NATO, iniziavano i bombardamenti. In 78 giorni, il Pentagono sgangiava 35.000 bombe a frammentazione (cluster bombs), effettuava migliaia di scariche di proiettili radioattivi all’uranio depleto, insieme a missili distruggi bunker e missili Cruise. I bombardamenti hanno distrutto più di 480 scuole, 33 ospedali, numerose cliniche sanitarie, 60 ponti, assieme ad impianti industriali, chimici, e farmaceutici e la rete di distribuzione elettrica. Il Kosovo, la regione che presumibilmente Washington era determinata a liberare, subiva la maggiore distruzione. Alla fine, il 3 giugno 1999, la Jugoslavia veniva costretta a firmare un cessate il fuoco e ad accettare l’occupazione del Kosovo.

Ci si aspettava di trovare cadaveri sepolti in fosse comuni in ogni dove, ma le squadre di medici legali di 17 paesi della NATO, organizzate dal Tribunale dell’Aja per i Crimini di Guerra, dopo avere sondato per tutta l’estate 1999 il Kosovo occupato, hanno trovato un totale di soli 2.108 corpi di tutte le nazionalità. Molti erano stati uccisi dai bombardamenti della NATO ed altri nel conflitto fra l’UCK e l’esercito e la polizia Serba. Non venne rinvenuta alcuna fossa comune e non è stato possibile evidenziare massacri o un “genocidio”. Questa assordante smentita della propaganda imperialista proviene da un rapporto rilasciato dal Procuratore Generale del Tribunale Internazionale per i Crimini nella ex Jugoslavia, Carla Del Ponte. La sua pubblicazione avveniva nel New York Times dell’11 novembre 1999, però senza alcuna risonanza. La propaganda selvaggia del genocidio e le dicerie sulle fosse comuni si basano su menzogne, tanto quanto le accuse che l’Iraq era in possesso e stava preparandosi ad usare “armi di distruzione di massa”. Mediante la guerra, assassini, colpi di mano e strangolamento economico, fino ad ora Washington ha avuto successo nell’imporre politiche economiche neo-liberiste su tutte le sei repubbliche della ex Jugoslavia e ha smembrato la Federazione Socialista in mini-stati instabili e impoveriti.

La vera instabilità e la povertà dolorosa che l’imperialismo ha procurato alla regione, a lungo andare, saranno i germi della sua rovina. La storia delle conquiste realizzate quando la Jugoslavia godeva di una effettiva indipendenza e sovranità attraverso l’unità e lo sviluppo socialista in futuro verrà rivendicata.

http://www.workersdaily.org/podcast/audio/sf22Feb2008.mp3Kosovo, Serbia and Washington's imperialist agenda
Sara Flounders, co-direttrice dell’International Action Center, ad un Workers World Forum, NYC, 22 febbraio 2008
(AUDIO FILE. Running Time 22:09)
http://www.workersdaily.org/podcast/audio/sf22Feb2008.mp

articolo pubblicato il 21 febbraio 2008 in http://www.workers.org/


(Traduzione di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova)

Sara Flounders

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