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Si apre una finestra sui metodi della polizia italiana

(14 Maggio 2010) Enzo Apicella
I TG trasmettono l'intervista a Stefano Gugliotta, che porta i segni del pestaggio immotivato da parte della polizia

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No all’accanimento persecutorio contro i Cobas!

(13 Gennaio 2003)

Non è bastato che i due compagni della Confederazione Cobas, Giacomo Mondovì e Simona Cerrone, indegnamente additati a mezzo stampa come “saccheggiatori”, si siano messi spontaneamente e immediatamente a disposizione e si siano sottoposti all’interrogatorio da parte della magistratura genovese.

Non è bastato che i due compagni chiarissero il perché della loro presenza a Genova il 20 luglio 2001, giorno dello sciopero generale indetto da tutto il sindacalismo di base, e in particolare in piazza Paolo da Novi, dove si sarebbe dovuta svolgere quella mattina, regolarmente autorizzata una manifestazione nella piazza tematica dedicata al lavoro e ai diritti insieme ad esponenti delle madri argentine de Plaza de Majo, della Confederatione paysanne francaise e della CUT brasiliana.

Non è bastato che i compagni si fossero prodigati per cercare di dissuadere i cosiddetti black-bloc dal compiere atti distruttivi che inevitabilmente, come infatti è avvenuto, avrebbero fatto scattare la repressione poliziesca e fallire la manifestazione organizzata dai Cobas e altre forze del movimento antiliberista. Evidentemente per la magistratura genovese i Cobas organizzano manifestazioni per farsele consapevolmente e consenzientemente sfasciare: davvero diabolici!

E’ questo che si evince dalle dichiarazioni odierne del procuratore aggiunto genovese Giancarlo Pellegrino, il quale afferma che i due compagni sono stati iscritti nel registro degli indagati per devastazione e saccheggio e che l’interrogatorio di ieri apre un nuovo scenario investigativo in cui i due compagni devono spiegare il loro “comportamento singolare”, in quanto in un momento di tensione sono stati visti colloquiare e fare gesti con due degli arrestati nell’ultimo blitz di dicembre. Il dr. Pellegrino, mentre non trova affatto singolare pubblicare a pagamento (sono soldi pubblici questi) in perfetto stile da Far West foto di persone del tutto pacifiche spacciate per “casseurs”, cerca di costruire uno scenario tanto fantasioso quanto falso: in parole povere una sorta di divisione dei compiti, in un quadro di riferimento comune, tra Cobas e cosiddetti black-bloc.

La Confederazione Cobas non si presta però a questo gioco al massacro nei confronti dei propri militanti e della propria identità politico-sindacale. Facciamo notare che negli ultimi mesi, ogni qualvolta sono venute fuori le pesanti responsabilità poliziesche nella mattanza di Genova, immediatamente sono scattate misure repressive, anzi delle vere e proprie montature giudiziarie, nei confronti del movimento antiliberista ed in particolare contro la Confederazione Cobas.

TUTTO QUESTO NON CI PIACE!

Continueremo ad opporci in tutte le sedi ad una ricostruzione giudiziaria fondata su un teorema politico e sui deliri persecutori e antidemocratici del dottor Pellegrino, e lo faremo, come sempre, sostenendo pubblicamente, senza infingimenti, il nostro ruolo propositivo nella ripresa del conflitto sociale e delle lotte contro la guerra e per l’affermazione dei diritti dei lavoratori.

Per la CONFEDERAZIONE COBAS
Il portavoce nazionale
Pino Giampietro

Fonte

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