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Elezioni? Rivoluzione!

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(8 Maggio 2012) Enzo Apicella

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Elezioni del 13 e 14 aprile 2008

Riteniamo di non poter votare forze che, pur rappresentando, almeno in parte, interessi di classe, scelgono l’alleanza con forze borghesi

(30 Marzo 2008)

Nonostante i pesanti attacchi portati ai lavoratori ed ai ceti deboli da parte del Governo Prodi, tardando una risposta della classe all’altezza della sfida, esso è caduto “da destra”. L’occasione è stata quella della vicenda – Mastella, ma la nascita del Partito Democratico ha rappresentato per il capitale nostrano un “cambio di passo” notevole, necessario, quanto tempestivo. La scelta del P.d., infatti, di presentarsi da solo con questa legge elettorale, passo apparentemente “suicida” in un primo momento, è stato il segnale politico a Berlusconi per costituire un forte partito di destra, il PdL, ed a Casini per avviare la ricostruzione della “balena bianca” al centro dello schieramento parlamentare: una necessaria ristrutturazione organizzativa delle forze della borghesia, che prepara la nuova ingegneria istituzionale, ma che, con il sistema proporzionale già in piedi, non avrebbe potuto essere la stessa cosa!

Le forze comuniste, perlomeno nominalmente, il PdCI ed il PRC, pesantemente compromessesi con il capitale durante la fallimentare esperienza nel Governo Prodi, docile strumento dell’imperialismo italiano (sia in politica interna, che in politica estera) e più che mai fedele alla “Strategia di Lisbona” (manifesto dell’imperialismo europeo), non hanno trovato di meglio che dare vita alla ennesima coalizione con forze borghesi come i Verdi e la Sinistra Democratica di Mussi e Salvi. Questa volta, però, stanno procedendo addirittura verso una fusione anche organizzativa, “L’Arcobaleno”, tale da rendere lo stesso simbolo comunista un “residuato bellico” da “regalare”, come di fatto è avvenuto, alla “Sinistra Critica”, per raccogliere gli scontenti e/o gli “irriducibili”. A completare la liquidazione di quanto restava, ha pensato, poi, il Presidente della Camera, nonché leader dell’Arcobaleno, F. Bertinotti, quando, appena occupato il posto principale della neonata aggregazione, si è lasciato sfuggire i suoi obiettivi, dichiarando di voler semplicemente puntare a “condizionare da sinistra” il Partito di Veltroni. E’ stata la definitiva rinuncia alla propria autonomia e la chiara indicazione della “centralità” del P.d. (partito borghese, senza più nemmeno “l’antiberlusconismo” a fare da base comune con la sinistra parlamentare), del tutto analogo al PdL nei presupposti di scelta di classe (come emerge anche sia dal benevolo atteggiamento “bypartisan” di Montezemolo, che dalla impostazione aziendalista della piattaforma sindacale unitaria sul “modello contrattuale”, gradita ad entrambe le formazioni), verso nuove coalizioni di centro-sinistra. L’impostazione politica subalterna dell’Arcobaleno, oltre tutto, non fa che cedere al P.d., e per giunta gratuitamente, la vecchia e truffaldina argomentazione del “voto utile”, che resta sempre efficace nei confronti di una base elettorale non militante. A conferma della vocazione subalterna al P.d. della nuova aggregazione iridata sta, poi, la presentazione insieme ad esso di liste uniche di centro-sinistra in quasi tutte le circoscrizioni dove si svolgono le elezioni amministrative, in perfetta continuità, anche programmatica, con le disastrose scelte di questi ultimi anni.

Anche questa volta riteniamo di non poter votare forze che, pur rappresentando, almeno in parte, interessi di classe, scelgono l’alleanza con forze borghesi, con le aggravanti che ora si tratta chiaramente di una scelta strategica, e, per giunta, a partire da una graduale spuria fusione organizzativa all’interno dell’Arcobaleno. Diversa avrebbe potuto essere la nostra scelta nel caso in cui PRC e PdCI, facendo tesoro di quanto accaduto anche con l’ultimo Governo Prodi, e dopo una necessaria e profonda autocritica, avessero rivendicato per intero la propria autonomia, presentandosi, singolarmente o insieme, alla prossima scadenza elettorale, ed avessero indicato a lavoratori e ceti deboli, contestando con forza al partito di Veltroni la sua presunta “centralità” politica, una prospettiva diversa dall’ennesima esperienza di collaborazione di classe con la borghesia!

Ad avvalorare ciò, il fatto che abbiamo guardato con interesse e favore anche alla possibilità che forze come il Partito Comunista dei Lavoratori (P.C.L.), il Partito di Alternativa Comunista (P.d.A.C.) ed altre, compresa la stessa, pur contraddittoria, “Sinistra Critica”, si coalizzassero, nel rispetto delle reciproche differenze, per formare un aggregato che, di consistenza credibile almeno sul piano elettorale, avesse il carattere distintivo di rifiutare ogni accordo con le forze borghesi, ogni politica di “fronte popolare”. Pur non condividendo le rispettive impostazioni politiche delle forze citate (ed ancor meno di quelle non citate, ma inclini ad una presentazione elettorale alla prossima scadenza), avremmo potuto dare a tale aggregato, limitatamente al piano elettorale, il nostro appoggio, per il chiaro significato in obiettiva controtendenza che avrebbe rappresentato nei confronti di lavoratori e ceti deboli.

La possibilità di cui sopra si è ben presto dissolta, soprattutto per colpa di chi aveva, in sostanza, già deciso di volersi presentare da solo, magari fidando negli agganci mediatici, e non solo, di cui dispone, e/o per responsabilità di chi manifestava la pretesa di voler dare comunque il proprio nome alla eventuale lista “unitaria”. Dobbiamo constatare ancora una volta la scarsa lungimiranza e maturità politica di forze che, non senza manie di egemonismo, peraltro fuori luogo, preferiscono “contarsi”, piuttosto che cercare di svolgere un ruolo in maniera concreta nello scontro di classe, pur se su di un piano così poco propizio per gli interessi degli sfruttati, com’è oggi quello parlamentare. A sinistra dell’Arcobaleno sembrano essersi presentate alle prossime elezioni (politiche ed amministrative) del 13-14 Aprile almeno tre liste diverse (P.C.L. e Sinistra Critica dappertutto, oltre al P.d.A.C. in qualche circoscrizione elettorale), con riferimenti al simbolo ed alla tradizione comunista; ognuna di esse, pur con tutte le differenze, in positivo ed in negativo, che peraltro vanno riconosciute loro, ha la tendenza a privilegiare la propria “visibilità” di “partito”, piuttosto che puntare ad unificare su di un piano classista quanto si va movendo sul terreno dell’opposizione all’imperialismo.

E’ per tutti questi motivi che questo Circolo ha deciso di annullare la scheda e/o, comunque, di non votare alla prossima scadenza elettorale, continuando a lavorare per l’unità di classe e contro ogni svendita delle conquiste operaie, per l’opposizione all’imperialismo, a partire da quello di casa nostra. L’unica posizione, infatti, sostenibile anche elettoralmente resta l’indicazione, per lavoratori, pensionati e ceti deboli, di organizzarsi per difendersi dal quadro delle forze borghesi in ristrutturazione, senza seminare illusioni, ma facendo anzi balenare l’idea-forza (certamente senza l’utilizzo di inutili, nell’attuale contesto, slogan massimalisti del tipo “Se ne vadano tutti!”…) che, anche sul piano locale, la soluzione radicale dei problemi dei lavoratori e degli altri proletari non è parte di questo sistema sociale!

MARZO '08

Per contatti, telefono: 329/7034260; indirizzo e-mail: alter_classe@yahoo.it

Circolo ALTERNATIVA DI CLASSE - La Spezia

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