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Elezioni politiche 2008: alla larga dalla fogna elettorale

(4 Aprile 2008)

Proletari!
Come al solito, in queste settimane di incessante campagna elettorale si sta alzando verso di voi un nauseante coro di voci che, dichiarandosi ipocritamente mosse dal proposito di migliorare le vostre condizioni di vita sempre più misere ed incerte, richiedono il vostro voto per la conquista di un seggio in parlamento e già vi anticipano illusorie promesse che non possono che scontrarsi con la durissima realtà che giornalmente vivete. Una realtà fatta di salari da fame che non vi fanno arrivare alla fine del mese, a cui si aggiungono l’incremento della precarietà e della flessibilità, l’aumento dei ritmi e degli orari lavorativi, lo stillicidio degli omicidi sul lavoro e delle malattie “professionali”, la scure delle delocalizzazioni e dei conseguenti licenziamenti, l’insicurezza crescente legata alle liquidazioni investite in borsa e alle pensioni irrisorie, i tagli spregiudicati alla sanità, alla scuola e allo stato sociale.
Dovete, dunque, diffidare di tutto quello che vi si dice e vi si promette in questo ennesimo momento di sbornia elettorale: la più che decennale esperienza dovrebbe ormai avervi dimostrato come in parlamento i deputati che pur continuano ad essere eletti coi vostri voti si dimentichino completamente di voi, dei vostri interessi di salariati e soprattutto del costante peggioramento delle vostre condizioni di vita e di lavoro. Il vomito dovrebbe oramai essere il sintomo meno preoccupante dello schifo per il mulino di chiacchere del parlamento, per il gioco di marionette e pupazzi che sono le elezioni e per il cretinismo dilagante che fa convinti, parlamentari e aspiranti tali, che tutto il mondo, la sua storia e il suo avvenire, siano retti e determinati dalla maggioranza dei voti di camera e senato. Negate, allora, proprio il vostro appoggio a chiunque di questi disonorevoli signori della democrazia, veri complici dei padroni e di tutti i parassiti che in questa società dell’immondo mercato vi sfruttano e campano sulla vostra pelle. Non permettete inoltre ad alcuno di parlare in vostro nome e di denominarsi tanto meno, se eletto, vostro rappresentante (come pretenderebbero di fare, specialmente, i sinistri “difensori dei ceti deboli” delle varie sinistre arcobaleno o arlecchino).
Nessun candidato, nessun partito ha infatti oggi e più che mai il diritto di dirsi rappresentante o difensore della vostra classe e dei vostri interessi: né quel PDL che al capo-azienda Berlusconi lega i sottomarescialli Fini e Bossi nella difesa della medio-piccola borghesia esosa, fatta di padroncini, artigiani, bottegai, liberi professionisti del furto, ed atterrita dagli stranieri e dalle minacciose e frequenti crisi economiche ammazza mezze classi; né quell’UDC del particolaio Casini, il cui programma e i cui medioevali “valori cristiani” non possono che puzzare a lunghissima distanza di sacrestia vaticana; né quel PD nato dal degno matrimonio tra gli ex del “compromesso storico” (ex “comunisti” stalinisti ed ex democristiani) e che lo spaghetti-Obama Veltroni ha definito il “partito del lavoro”, al cui interno nel loro corporativo abbraccio trionfano il capitale (con i capitalisti Calearo e Colaninno) e il lavoro (con i candidati precari e l’operaio sopravvissuto della Thyssen-Krupp), convivendo e collaborando stupendamente per il Bene e i Profitti del Paese; e neppure quella carnevalesca Sinistra Arcobaleno del non-violento e salottiero Bertinotti, che a parole rivendica la “lotta di classe” e che poi nei fatti, con il servile appoggio ministeriale e istituzionale dato al governo Prodi come esempio, sottoscrive impudentemente ogni riforma contro i lavoratori a beneficio dell’economia nazionale ed ogni spesa od iniziativa militare a favore dello Stato italiano e della sua politica estera.
A quale di questi clown da circo della truffa vi è chiesto di dare la vostra “utile” preferenza, il vostro “pesante” ed individuale voto, il vostro “diritto” di cittadini-lavoratori che, però, non contempla la forza della lotta ma la sterile e spuntatissima “arma” della matita? A quanti altri paurosamente patetici e pietosi spettacoli elettorali dovrete assistere e prender parte per vedere “migliorate”, o magari “risolte” (!?), le vostre pene di vita e di lavoro di salariati illusi e ingannati dai televenditori di voti, di “ricchezza” e di “benessere”?

Proletari!
Se, come è alla luce della cruda realtà, vi ritenete sfruttati ed oppressi dalle vostre stesse condizioni di vita e di lavoro in cui giornalmente vi trovate, e se volete fare un primo ma importante e deciso passo per iniziare a lottare contro un sistema politico ed economico che vi vuole maggioranza silenziosa e pecorina, a testa bassa nella segretezza del seggio per immolarvi ancora una volta al sacro voto democratico, dimostrate di volere e di sapere fare da voi:

A S T E N E T E V I

perciò dal partecipare alle sterili “lotte” elettorali e riprendete invece assieme la via della vera ed esclusiva lotta per i vostri interessi di classe immediati, perché è soltanto con la vostra AZIONE DIRETTA che vi sarà possibile iniziare ad ottenere ciò che vanamente vi aspettate dall’azione parlamentare e democratica.
Cominciate col rivendicare forti aumenti salariali (maggiori per le categorie di lavoratori peggio pagati), tornando ad utilizzare in modo incisivo e senza compromessi l’arma dello sciopero improvviso e ad oltranza, senza divisioni di sorta (di fabbrica, di categoria, di contratto, di territorio, di sesso e razza, di convinzioni politiche e religiose), organizzandovi autonomamente e unendovi nella lotta per obbiettivi comuni ed esclusivi (oltre ad un forte aumento salariale, richiedete la riduzione dell’orario di lavoro respingendo l’imposizione degli straordinari, e reclamate maggiore sicurezza e salute nei luoghi di lavoro). Rifiuterete in questa maniera le iniziative e le proposte di sindacalisti venduti e di politicanti furfanti, che finora vi hanno illuso di migliorare la vostra situazione economica di vita con artificiosi cunei fiscali e detassazioni (sempre e comunque a stragrande favore delle aziende e dei loro padroni!) e con “memorabili lotte” all’evasione fiscale (…che dovrebbero magicamente ridistribuire ai più deboli la ricchezza riottenuta vittoriosamente dal Fisco!?).
Oggi, che la crisi capitalistica è tornata a premere più che mai con i suoi venti di recessione, coinvolgendo non solo l’alta finanza ma la stessa produzione reale (a partire dall’ex locomotiva Usa), con l’inflazione e il costo della vita che crescono vertiginosamente, tutti questi ben pagati difensori della democrazia borghese, della pace sociale e dell’economia di mercato vi agitano dinnanzi agli occhi, neanche ve ne foste accorti, lo spauracchio dei “bassi salari e del calo del potere d’acquisto”, mendicando il vostro “prezioso” voto o, comunque, auspicando la vostra massiccia partecipazione popolare alla cuccagna elettorale nazionale, e proponendovi unanimamente la soluzione del predetto problema. Quale, allora, la soluzione della questione salariale condivisa dalla stragrande maggioranza dei politicanti nei loro programmi elettorali e dei “tecnici dello sfruttamento” (da Draghi a Montezemolo-Marcegaglia, fino ai tre capi bonzi di Cgil-Cisl-Uil) per fare ripartire nuovamente la crescita economica e i consumi delle famiglie?
Bisogna detassare ulteriormente il costo del lavoro per le imprese (ancora? Ma non lo aveva già fatto Prodi?), bisogna “valorizzare e premiare il talento e il merito” e, soprattutto, bisogna agganciare gli aumenti salariali all’aumento della produttività aziendale…Che, fuori dai denti, significa far pagare ancora meno tasse ai padroni a scapito del finanziamento dello stato sociale e dei servizi pubblici (meno sanità, meno pensioni, meno scuola, meno sostegno ai licenziati, ecc., a favore della cosiddetta “collettività”!), significa rendere onore alla meritocrazia borghese dei ruffiani e dei crumiri e, soprattutto per vostra diretta esperienza di operai, aumentare la produttività significa dare il via libera all’aumento dei ritmi di lavoro per la stessa unità di tempo, cioè all’aumento del vostro sfruttamento, all’aumento dello stress lavorativo, all’aumento inevitabile degli infortuni sul lavoro, e tutto quanto a questa intensificazione si accompagna. Chiamiamola pure definitiva legalizzazione del lavoro e del salario a cottimo, e accrescimento ulteriore dei profitti aziendali… E i padroni, ancora una volta, sentitamente ringraziano!

Proletari, compagni!
Quale differenza ha rappresentato per le nostre condizioni di vita e di lavoro il cambio di una coalizione con l’altra, e cosa possiamo attenderci dal nuovo cambio di questo spudorato “personale di servizio”, al servizio, appunto, del capitalismo italiano e dei suoi profitti? Come sosteneva Lenin: “la repubblica democratica è il miglior involucro politico possibile per il capitalismo, e il capitale, dopo essersi impadronito di questo involucro, fonda il suo potere in modo talmente saldo, talmente sicuro, che nessun cambiamento, né di persone, né di istituzioni, né di partiti nell’ambito della democrazia borghese può scuoterlo”. Oggi, i mercanti dell’urna ritornano di nuovo alla carica con ingannevoli promesse, pur che noi continuiamo a pagare tutte le spese del loro grasso mantenimento. Tanto, un misero voto ti chiedono, ed il gioco continua. E non crediamo a quelli che ci vogliono irretire promettendoci “una democrazia più giusta”, più vera, più rispettosa della Costituzione: quella che abbiamo davanti agli occhi è la democrazia, non ne esiste un’altra, è la farsa della uguaglianza giuridica contro la realtà della più profonda disuguaglianza sociale.
Il nostro astensionismo di classe, che vi esortiamo a far vostro, non va assolutamente confuso con l’astensionismo di coloro che non votano per semplice qualunquismo ed indifferentismo o per spirito “antipolitico”, reclamando più “democrazia dal basso” o più “onestà e moralità” da parte dei signori delle due camere (i vari Craxi e Mastella ci sono sempre stati e hanno sempre servito come utili capri espiatori per la salvezza di tutto l’affaristico sistema democratico). Sappiamo che questo è solo un piccolo passo, anche se netto e deciso, contro questa società dove tutto è merce e, quindi, dove proprio tutto è sottoposto alla legge del profitto. Ma per ora questa è l’unica scelta anticapitalista e antidemocratica che politicamente ci è possibile, fintanto che non ci sarà una generale ripresa della lotta della classe operaia sul terreno economico immediato.
Voltiamo, allora, le terga a tutti i sicofanti prezzolati di questo inumano modo di produzione, torniamo a lottare orgogliosamente con i nostri compagni di lavoro e con i nostri metodi di lotta per difendere le nostre condizioni d’esistenza in quanto proletari, senza cedere ai ricatti della “difesa dell’economia nazionale”, della difesa dello stato democratico, schifando borghesi ed imborghesiti di destra e di sinistra. Torniamo ad innalzare la bandiera del proletariato cosciente: Rosso contro tricolore!
Come comunisti e come proletari stiamo al nostro posto e dalla nostra parte:
ALLA LARGA DALLA FOGNA ELETTORALE!

Partito Comunista Internazionale
Sede: via Porta di Sotto n.43, Schio (VI)

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