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(29 Marzo 2012) Enzo Apicella
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    Arcobaleno discendente

    (6 Aprile 2008)

    Bertinotti, dopo aver espresso solidarietà all’agente CIA Giuliano Ferrara per le pomodorate ricevute in piazza, esterna sulla Tv La7: “ è un rischio drammatico che esiste, la sinistra rischia di essere messa fuori gioco dall’americanizzazione della politica e dal bipartitismo, attenzione a questa riduzione impressionante della democrazia”.
    Il vecchio vizio di dare agli altri le colpe dei propri errori è un vizio capitale degli italiani, ma in questo caso non riconoscere i propri errori, le scelte sbagliate, non aver azzerato i vertici dei partitini (ora Arcobaleno) dopo la caduta del governo Prodi, significa imboccare una strada senza ritorno, poiché senza autocritica e cambio totale di strategia la sinistra è arrivata al capolinea.
    Bertinotti, così colto e raffinato nel suo parlare, si presenta però rozzo e sgrammaticato nel suo cogliere il vero e unico perché della “riduzione di democrazia” e questo perché riguarda lui e tutta la sinistra.
    Infatti, la gente come lui ha fatto intendere che la politica si fa nel “Palazzo”, con i privilegi della CASTA, e che la lotta e la partecipazione di massa, le sedi territoriali, le iniziative periferiche, sono strumenti del passato da sostituire con i più comodi dibattiti televisivi. In quell’ambiente la mummia Cossutta ha definito “plebeo” il gesto di Diliberto di lasciare il proprio seggio a un operaio della Tyssen (sic!).
    Questo evidente scollamento tra sinistra e popolo è stato immediatamente colto dai dirigenti confindustriali che, in questi ultimi 10 anni, hanno ottenuto tutto quello che volevano, con la precarizzazione del lavoro e con la presenza dell’esercito di riserva degli immigrati. Esercito che è stato scaricato nelle periferie e ha aggravato enormemente la condizione di vita operaia e popolare, fino a rigurgiti di destra e di stampo razzista.
    Solo la Chiesa è rimasta a contatto con i poveri e gli immigrati, e il lavoro che fa è a favore della rassegnazione e della tolleranza, che è quello che sperano padroni e politicanti.
    Capitale e lavoro, se non sono antagonisti, sono due facce della stessa medaglia e Veltroni vuole fare un partito in cui queste due realtà siano rappresentate e non confliggano, proprio come la vecchia DC interclassista a cui ha rubato il ruolo di centro.
    Della politica di cui abbiamo veramente bisogno non vi è traccia nel variegato novero dei partiti. Solo qualche tesi di Grillo sa di novità, con in testa il tassativo limite di soli due mandati parlamentari e poi a casa, che significa distruggere la Casta dei politicanti di professione.
    Ma vi è urgente bisogno di pensare in grande, pensare alternativo, mettendo l’ambiente, la salute, la sostenibilità dell’economia, al primo posto e pensare ad una politica che detta regole all’economia liberista e non viceversa, come ora.
    Presto ci arriveranno addosso recessione o stagnazione e tra non molto sarà la crisi petrolifera a sgretolare le nostre certezze su globalizzazione e mercato perché non sarà più conveniente spostare le merci e sarà meglio essere preparati e lavorare per l’autosufficienza alimentare ed energetica.
    C’è bisogno di additare coloro che parlano di ponte sullo Stretto o di alta velocità o di centrali nucleari o di aumento del PIL, come deficienti fuori dalla realtà che non sanno guardare al di là del proprio naso e questa gente non merita il nostro voto.
    Propagare orizzontalmente sul territorio, senza concentrazioni industriali, la microgenerazione elettrica con solare ed eolico collegati alla rete, riconvertire tutta l’agricoltura al biologico, ristrutturare un sistema idrico che perde per strada il 50% dell’acqua, organizzare la raccolta differenziata al 100% dei rifiuti, comune per comune, chiudere inceneritori e discariche, bonificare il territorio dove sono stati sversati rifiuti tossici. Queste sono le priorità se guardiamo al futuro e alla salute degli italiani, e di questo in campagna elettorale non si parla.
    Il bipartitismo, che può diventare partito unico di centro, il Veltrusconismo, è nato perché non vi è più una consistente forza antagonista, forgiata nelle lotte, nel radicamento sul territorio, partecipata da cittadini che si impegnano a risolvere direttamente i problemi, senza delegare troppo e mai per troppo tempo.
    E’ questo che manca!

    5 aprile 2008

    Paolo De Gregorio

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