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E ora, avanti!!!

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(15 Gennaio 2011) Enzo Apicella
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    Una citta’ sempre piu’ in vendita.

    (4 Aprile 2008)

    “Raschiato il fondo del barile!”
    Con queste semplici e secche parole gli esponenti della giunta comunale veneziana sintetizzavano quanto di “buono” era stato raggiunto in seguito ai lavori di approvazione della previsione di bilancio per il 2008.
    Le principali voci di spesa vedono una grossa fetta di denaro pubblico destinata al “sociale” (circa 91 mln di euro), una riduzione di ben remunerate consulenze, benefici per cittadini alluvionati, aiuti economici per studenti alle prese con l’acquisto di libri ed attrezzature scolastiche e la novita’ di un assegno bebe’ da dare alle future mamme. Il bilancio consta di numerose altre voci di spesa destinate a forme di generica assistenza sociale ( settore in cui fra non molto non pochi saranno i problemi derivanti da “esuberi di personale”) ed e’ quindi una manovra che va’ analizzata in un preciso contesto sociale, politico e soprattutto economico.

    Venezia non rappresenta un territorio a se’ stante ma va’ inquadrata nell’ambito di un’economia di scala in cui certi cambiamenti economico-produttivi ne modificano in profondita’ l’aspetto ed il tessuto urbano. Le forti delocalizzazioni produttive industriali degli ultimi anni aprono la strada ad altri business per lo piu’ legati alla creazione di grosse infrastrutture logistiche in cui investire capitali che si accompagnano ad acquisizioni di spazi dalla marcata offerta ricettiva turistico-alberghiera.
    In sintesi: in futuro si cercheranno sempre piu’ turisti da “spennare” mentre le merci occorrenti verranno prodotte sempre piu’ altrove e per riceverle si adattera’ tutto il territorio adibendolo ad una piattaforma logistica con tutto cio’ che ne consegue.
    Lo sviluppo che si otterra’ da tutte queste dinamiche e’ facile prevederlo: un via vai di camion e di Tir e la trasformazione dell’intero territorio metropolitano in una giostra sconclusionata di “servizi” fatta di precaria occupazione a bassissimo valore aggiunto su cui specularmente si rifletteranno le conseguenze nefaste della monocultura turistica che ha ridotto ormai Venezia a semplice terra di conquista.

    Non e’ tanto il bilancio comunale che, spargendo a pioggia piccoli e paternalistici benefici a cio’ che resta di una stanchissima cittadinanza deve preoccupare: e’ l’indirizzo di fondo di tutto l’impianto di trasformazione economica della citta’ che lo sottende a dover far riflettere e che non viene minimamente messo in discussione da queste logiche di pura amministrazione e compatibili con un’idea precisa di liberismo economico e sociale.
    Nel 2008 sono previste ulteriori cartolarizzazioni del patrimonio pubblico per altri 120 milioni di euro (svendite di palazzi ed appartamenti) e quindi nuove aperture ai privati oltre alle recenti privatizzazioni dell’Agenzia degli Eventi e dei Musei Civici attraverso la Fondazione voluta dal sindaco.
    Viene da chiedersi: tra qualche anno cosa restera’ alla citta’?
    Venderemo l’acqua dei canali?

    Oltre alle diverse isole lagunari gia’ vendute e adibite ad aree da diporto nautico per i nuovi padroni della citta’ si profila all’orizzonte tutta una serie di concessioni spregiudicate dell’immagine di Venezia con manifesti pubblicitari sparsi ovunque e teloni immensi distesi sui punti piu’ in vista nel centro storico; a piazzale Roma ne verra’ allestito uno enorme sopra la struttura del parcheggio comunale.
    La trasformazione di Venezia nella nuova disneyland del XXI secolo non si arresta qui: oltre ai 21 milioni di euro spesi (fin’ora) per il people mover (funzionale allo sfacciato sfruttamento dei flussi turistici) si aggiungono i 16 per il ponte di Calatrava e moltissimi altri per progettazioni e nuove esternalizzazioni mentre sullo sfondo continua a rimanere lo spettro della sublagunare.
    La completa inversione di rotta di tali politiche abbisogna di una prospettiva di profondissimo cambiamento su un lungo periodo in cui agire e diffondere nuove culture di gestione della cosa pubblica a Venezia.
    Una trasformazione radicale di sensibilita’ sociali che oggi, purtroppo, nessuna compagine politica sembra in grado ne’di sentire ne’ di rappresentare.

    Enrico Pellegrini
    Partito di Alternativa Comunista Venezia

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