">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Comunisti e organizzazione    (Visualizza la Mappa del sito )

Italiani!

Italiani

(15 Agosto 2012) Enzo Apicella

Tutte le vignette di Enzo Apicella

PRIMA PAGINA

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

SITI WEB
(Memoria e progetto)

Bertinotti go home!

(16 Aprile 2008)

E' toccato a Pier Ferdinando Casini esprimere il suo sentito dispiacere a un Bertinotti ormai alla fine della sua avventura politica: 'Se Bertinotti e il suo partito non entrano in Parlamento - è stato il suo commento mentre i dati ufficiali vedevano l'Arcobaleno fermo poco più su del 3% - sarebbe un dato fortemente negativo perché se le estreme sono in Parlamento canalizzano la protesta'.

Poche parole, chiare, a sintetizzare quello che per i nostri avversari è stato il ruolo della 'sinistra antagonista' in questi anni.
Canalizzare il dissenso. Rendere compatibile con le regole del sistema democratico (borghese) la presenza di una opposizione sociale. Impedire che questa opposizione sociale mettesse in discussione non solo gli equilibri politici e le politiche dei vari governi ma le basi stesse su cui si fonda il sistema di sfruttamento capitalistico.

Parole chiare anche nei tanti interventi di 'autorevoli' esponenti politici e di 'attenti' commentatori che in queste ore hanno ripreso la sostanza del commento di Casini.
In tutti il dispiacere per aver perso un interlocutore 'responsabile', e una preoccupazione appena accennata.
La preoccupazione che, fallite le illusioni di chi pensava di poter condizionare i poteri forti e il loro esecutivo, chiusa con una pesante sconfitta l'esperienza del governo amico, archiviata la bufala di un'alleanza progressista che avrebbe dovuto 'fare piangere i ricchi', la parola ritorni alle piazze, all'organizzazione autonoma (non canalizzata e non canalizzabile) delle classi subordinate, alla lotta di classe.

Da buon democristiano Casini sa bene che il problema del consenso e della governabilità non si risolve con l'ingegneria istituzionale e con la semplificazione imposta dai marchingegni della legge elettorale.
Sa che c'è un'area di disagio sociale che non ha rappresentanza e si pone il problema del controllo di quest'area la cui potenzialità eversiva finora era stata ben controllata dalla policamente corretta rappresentanza bertinottiana e dalla subordinazione all'interno del quadro istituzionale del partito della rifondazione comunista.
La scomparsa della sinistra arlecchino lascia uno spazio vuoto ed è normale che i più attenti fra i commentatori politici e i rappresentanti dei padroni si domandino chi e cosa lo riempirà.
Quali generali marceranno domani alla testa di un esercito oggi in rotta ma che non può non porsi il problema della sua riorganizzazione perché per chi 'non ha nulla da perdere tranne che le proprie catene' organizzarsi per resistere - prima - e per emanciparsi - dopo - è l'unica scelta possibile di sopravvivenza.

E soprattutto la sconfitta elettorale dell'Arcobaleno viene letta per quello che realmente è. La fine della capacità egemonica su una fascia consistente dell'opposizione di classe da parte di un gruppo dirigente (oggettivamente) al servizio degli interessi del capitale, un gruppo dirigente 'responsabile', perfettamente integrato nei meccanismi di governo a tutti i livelli, e a tutti i livelli corresponsabile dell'amministrazione e del buon funzionamento della macchina burocratica amministrativa statale.

Al contrario di Casini e dello stesso Fini, che è perfino arrivato a immaginare un tavolo di confronto (sic) fra il governo e le opposizioni rimaste fuori dal parlamento, la scomparsa dalle aule parlamentari di Bertinotti e dei suoi arroganti colonnelli (dal paese reale erano scomparsi da tempo avendo contribuito al massacro degli strati sociali di riferimento perpetrato dal governo Prodi ) non ci farà versare una lacrima.
Ne tantomeno rimpiangeremo i Diliberto e i Cento, bombardatori della Jugoslavia, servi sciocchi di un centrosinistra di cui hanno condiviso ogni scelta e di cui fino all'ultimo hanno rimpianto l'accogliente protezione che gli garantiva seggi e ministeri.
La disfatta è il frutto delle loro teorizzazioni e delle loro azioni, e se oggi la lega dilaga nelle roccaforti operaie, se una destra populista spesso con connotazioni apertamente fasciste riesce a intercettare il voto operaio e popolare, questi sono i risultati di anni e anni di disarmo ideologico, culturale, politico della classe operaia e degli strati sociali subordinati di questo paese.

Questa banda di 'nani e ballerine' che ha inquinato e corrotto tutto ciò con cui è venuta a contatto, che ha lucrato prebende e assessorati vendendosi il consenso che migliaia di compagni ingenui e onesti avevano faticosamente accumulato in anni di sacrifici e di impegno politico volontario, nascondendo le proprie vergogne e i propri cedimenti dietro la foglia di fico della 'riduzione del danno'. Questi presuntuosi rifondatori di una teoria e di una pratica comunista mal digerita (e spesso neanche conosciuta) eppure così sprezzantemente liquidata come retaggio di un passato ormai morto. Questi seminatori di illusioni, portano sulle spalle la responsabilità di aver - nell'immediato - portato alla sconfitta le loro truppe e quella, ben maggiore, di aver fatto calare un'ombra pesante di sospetto e di sfiducia sull'idea stessa che sia possibile ricostruire una presenza autonoma dei comunisti in questo paese.
Una presenza autonoma dei comunisti che non si costruisce con le scelte volontaristiche e autoreferenziali di chi si inventa un partito e pensa di poter recuperare consensi attorno a un simbolo dietro il quale ormai ci sta solo il vuoto o al massimo il residuale affetto di qualche nostalgico.

L'opera devastante di questa 'sinistra' eclettica, pavida, opportunista cresciuta attorno alle elucubrazioni pseudo teoriche del 'comandante Fausto' ha lasciato solo macerie.

Dovremmo sbracciarci e cominciare a spalarle, cominciando a ripulire i nostri cortili dalla presenza ingombrante di quanti, responsabili a tutti i livelli di un tale disastro, oggi cercano di riciclarsi, alcuni senza che sentano nemmeno la necessità di un minimo di autocritica.
Non abbiamo bisogno di loro, non li vogliamo, la loro presenza rende più debole e meno credibile la nostra battaglia, non abbiamo bisogno di generali felloni che si mascherano da soldati per superare la bufera che si abbatte sulle loro teste.
Non abbiamo bisogno di 'costituenti', di congressi, di partiti che rinascono dalle ceneri.
Statevene alla larga dalle nostre monetine e dalle nostre scarpe risuolate per l'occasione ... e lasciateci provare a ripartire dal vuoto che avete creato attorno a voi. Attorno a noi. Attorno all'idea stessa che sia possibile una presenza organizzata dei comunisti in Italia.

15 aprile 2008

Fonte

Condividi questo articolo su Facebook

Condividi

 

Ultime notizie del dossier «Dopo il fallimento della sinistra governista. Quali prospettive per i comunisti?»

Ultime notizie dell'autore «Mario Gangarossa»

5115