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Pro mutuo mori

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(19 Settembre 2009) Enzo Apicella
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Appello al movimento contro la guerra all’indomani del responso delle urne

(16 Aprile 2008)

“…Dopo un anno di subalternità alle politiche del nucleo duro del governo, il tentativo di “copertura a sinistra” ha prodotto un disastro, misurabile con il vuoto di Piazza del Popolo, che se abbinato alla debacle elettorale alle ultime amministrative danno la dimensione di una vera catastrofe.
Un intero ceto politico si ritrova solo, abbarbicato alle proprie poltrone ed ai propri indecenti stipendi, ma completamente isolato dalle piazze, dalle aspettative tradite di milioni di ex “elettori”. Come abbiamo detto ripetutamente in questi mesi: il re è nudo, e tutti lo hanno potuto vedere nell’impietosa rappresentazione di quella piazza vuota.

I 150.000 scesi in piazza contro Bush e le politiche militariste del governo Prodi esprimono - questo è il dato di novità assoluta - una soggettività plurale indipendente da politiche estere con connotati chiaramente bipartisan....”


Così scriveva la Rete nazionale Disarmiamoli! all’indomani della grande manifestazione del 9 giugno 2007, contro Bush e le politiche militariste del governo Prodi.
Il ceto politico oggi espulso completamente dalle aule parlamentari non comprese il senso profondo di quel segnale, incrinatura che preconizzava il terremoto d’oggi. “Svista” indicativa dell’abissale miopia di chi in 20 mesi di governo ha inanellato una serie di scelte di una gravità incredibile, per le quali stentavamo talvolta a trovare la giusta definizione.
20 mesi fatti di scelte di guerra, d’aumenti vertiginosi delle spese militari, d’accordi con paesi criminali come Israele, di nuove occupazioni militari, di risorse sottratte alla ricerca civile a favore di quella bellica, d’altre mille nefandezze con le quali siamo stati costretti a configgere quotidianamente, spesso tacciati di “antipolitica” da chi con i voti del movimento nowar stava servendo politiche neoliberiste e di guerra.

Il responso delle urne, andato oltre anche alle previsioni di chi come noi invece quelle fratture aveva visto e denunciato, si incarica oggi di ridare un senso alle parole ed ai fatti.
Tutti coloro i quali lasciano oggi completamente vuoto un potenziale spazio di rappresentanza istituzionale per i movimenti, le lotte e le aspirazioni di un mondo libero dal bellicismo e dall’aggressività militarista, si devono assumere la responsabilità storica di questa catastrofe annunciata, facendosi definitivamente da parte. Niente di più e niente di meno.

Il Movimento contro la guerra, così come altre istanze di movimento impegnate nei vari ambiti di lotta, devono oggi più di ieri ricomporre un quadro d’insieme delle grandi energie espressesi in questi anni, con l’obiettivo di proiettarle in avanti.
Arretrare, fare un passo indietro di fronte alle sfide che ci aspettano significherebbe contribuire al disastro prodotto da una classe politica indecente.

Abbiamo di fronte nuovi e gravosi compiti d’organizzazione della resistenza contro una prevedibile ondata di bellicismo interventista, preannunciato in questi giorni da alcune dichiarazioni di Berlusconi su Afghanistan e Libano.
Con il nuovo esecutivo cambieranno le forme attraverso le quali la cosiddetta “proiezione di potenza” dell’azienda Italia si esprimerà nelle varie aree d’influenza, dai Balcani al Medio Oriente, dal corno d’Africa all’Afghanistan.
Venuto meno il progetto multipolare a baricentro europeo del centrosinistra, l’esecutivo Berlusconi volgerà di nuovo la barra della proiezione estera italiana verso politiche smaccatamente filo atlantiste.

Non cambierà la sostanza di un orientamento bipartisan a “conquistare con le armi” spazi territoriali e di mercato - a scapito dei paesi e dei popoli vicini – in favore del businnes di Finmeccanica, ENI ed alle altre industrie tricolori.

La Rete nazionale Disarmiamoli fa appello a tutte le realtà che compongono il Patto permanente contro la guerra, costituito poco prima della crisi del governo Prodi a riprendere i propri lavori.

L’appello più forte lo rivolgiamo però a tutti quei compagni e compagne, a tutti i militanti pacifisti che in questi mesi - senza discutere la provenienza culturale, politica o ideologica della persona che lo affiancava al banchetto, nel corteo o nel picchetto - si sono generosamente impegnati nelle mobilitazioni contro la guerra, contro le basi militari, per la Legge di iniziativa popolare.

Vi chiediamo di continuare la mobilitazione sui territori, vi chiediamo di rinnovare e rilanciare, in una fase politica completamente nuova, sicuramente difficile, la parola d’ordine del “NO alla guerra senza se e senza ma”.

Uniti non avremo paura di niente.

La Rete nazionale Disarmiamoli!

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