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(29 Aprile 2010) Enzo Apicella

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Perché il csa Vittoria non sarà in piazza il 25 aprile 2008

(24 Aprile 2008)

E' ovvio a tutti come quest'anno la giornata del 25 aprile sia fortemente condizionata dall'esito delle recenti elezioni politiche.
Dall’ultima consultazione elettorale, che mai come in questa occasione ha visto la sostanziale identità programmatica e la subordinazione acritica alle attuali esigenze capitalistiche delle compagini in lotta per il futuro governo, è infatti uscita trionfante l'alleanza guidata da Berlusconi e, soprattutto, la destra xenofoba e razzista rappresentata dalla Lega.
Ma l'evidenza della sconfitta per la sinistra istituzionale è resa ancor più grave dalla scomparsa
di propri rappresentanti nel parlamento italiano anche se intuibile e prevista da ampie parti di movimento che come noi hanno dato indicazione di astensionismo attivo.
La sinistra istituzionale (oggi Sinistra Arcobaleno), che dagli anni novanta ha partecipato attivamente nei governi di centro sinistra, aveva illuso buona parte della sua base sociale sulla possibilità di condizionare e spostare l'agenda dei lavori del palazzo verso i diritti dei lavoratori o quantomeno su una politica di minima redistribuzione delle ricchezze.
Ma il sostegno incondizionato alle politiche del governo Prodi ha scavato un solco incolmabile:

l'avvallo a quei provvedimenti (in primis il protocollo sul welfare del luglio 2007) che hanno peggiorato le condizioni di vita e i diritti di coloro che doveva rappresentare (senza peraltro nemmeno porre in discussione le norme precarizzanti: una su tutte la legge Biagi che la sinistra istituzionale si era impegnata ad abrogare); il continuo voto a favore del finanziamento delle missioni militari con il conseguente sostegno alle politiche imperialistiche in medio-oriente e la passività sull'allargamento della base Usa di Vicenza che ha fatto ulteriormente perdere credibilità sul fronte dell'opposizione alla guerra; la poco evidente contrapposizione alle pesanti ingerenze della chiesa cattolica sul terreno del diritto all'autodeterminazione delle donne; infine, come ultimo atto esemplificativo di un'involuzione politica, l'abbandono della falce martello come simbolo di emancipazione delle classi sfruttate non potevano che tradursi in questa sconfitta di portata storica.

Non è quindi difficile immaginare come la giornata della liberazione - già da troppo tempo comunque semplice commemorazione di valori e idee relegate in un lontano passato - rappresenti il primo momento di mobilitazione per i pezzi della sinistra istituzionale e del neocentrismo del P.D. che, dopo la batosta elettorale, vorranno caratterizzare il corteo in chiave di semplice antiberlusconismo e di blando e tardivo richiamo all'antifascismo.

Noi, invece, non ci possiamo stare alla santificazione del centro sinistra in versione popolare e antifascista e in questo contesto una nostra partecipazione alla manifestazione istituzionale, anche se con forme e contenuti diversi, ci appare improponibile.

Crediamo di essere di fronte, non ad una sbandata elettorale, ma di doverci misurare con una onda lunga di spostamento a destra nel nostro paese. Spostamento a destra che attraversa oggi, per mancanza di prospettive e di alternative credibili, proprio quei soggetti che soffrono della precarietà della loro vita e dello sfruttamento di classe.

Ma se questo è il presupposto, crediamo di conseguenza che, oggi più che mai, ogni realtà politica, comitato, associazione, sindacato non concertativo e qualsiasi altra aggregazione che si ponga in una traiettoria anticapitalista, si debba assumere la responsabilità di lavorare per la costruzione di un'alternativa di classe per una trasformazione radicale dell'esistente e che questa prospettiva debba evidenziarsi in ogni appuntamento di massa come frutto di una internità a percorsi reali.

Un immaginario di ribellione all'organizzazione capitalistica del lavoro che va coltivato senza passi indietro, sollecitando il confronto e ogni possibilità di pratica e di lavoro collettivo a 360° in un percorso che definisca le tattiche ed i linguaggi di massa in relazione ad una strategia anticapitalista

In una fase difficile come questa crediamo sia responsabilità di tutti dare un segnale di percorsi autonomi e antagonisti, costruendo un immaginario di sostanziale differenza e alternativa da riversare nei territori e nei luoghi della produzione.

In questo 25 aprile, in mancanza di un'evidente alternativa antagonista anche se disomogenea e per certi versi resistenziale come è stato negli anni scorsi, non crediamo ci possa essere una corretta collocazione per una realtà che, come la nostra, ha sempre provato a declinare i valori espressi dalla Resistenza partigiana ed antifascista nel senso di una liberazione dallo sfruttamento di classe e che cerca nella quotidianità delle lotte contro la precarietà e l'imperialismo e nel sostegno concreto alla eroica resistenza dei popoli oppressi, in particolare quella palestinese e basca, di dare loro nuova linfa.

Gli sforzi profusi per cercare di organizzare un momento di piazza esplicitamente alternativo che raccogliesse tutte le sensibilità diverse ma accomunate dalla netta e incondizionata opposizione contro le aggressioni imperialiste in difesa del diritto all'autodeterminazione dei popoli e che comunicasse con le migliaia di persone che quel giorno sfileranno è risultato vano.

Ogni altra legittima alternativa, come lo "spezzone autorganizzato" organizzato da altre realtà e individualità milanesi, ci sembra impraticabile tatticamente nel contesto sopra descritto in quanto, da un lato, rischia di scomparire all'interno del corteo pagando così lo scotto di una scarsa visibilità e dall'altro di auto rappresentare esclusivamente un'identità all'oggi nei fatti debole autoreferenziale che non sceglie, stando in quel corteo, di porsi come alternativa.
Da ciò la nostra decisione di non scendere in piazza in maniera organizzata sottolineando comunque che l'appello all'unità ed al confronto rimane intatto soprattutto in vista dell'appuntamento nazionale del 10 maggio a Torino a sostegno della resistenza del popolo palestinese e per il boicottaggio dello stato sionista d'Israele nel ruolo d'ospite d'onore della Fiera del Libro.

I compagni e le compagne del Centro Sociale Autogestito Vittoria

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