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Attenzione: la politica non ammette vuoti

(1 Maggio 2008)

Mercoledì 30 Aprile 2008: la Camera dei Deputati inaugura la XVI legislatura repubblicana. Il neo-eletto presidente Fini, erede della tradizione politica della Repubblica Sociale, parla di 25 Aprile e 1 Maggio come di ricorrenze da condividere nel quadro della pacificazione nazionale; l'emiciclo è occupato in gran parte dei deputati della destra e la Lega Nord tracima in quelli della sinistra, mentre i teo-dem del PD trovano posto nei banchi che furono del “Manifesto”.

Questa è la fotografia della nuova situazione del sistema politico italiano, all'indomani del voto del 13-14 Aprile 2008: una fotografia emblematica, perché registra con precisione la realtà di una assenza politica che peserà moltissimo, anzi peserà in una misura decisiva.

Inutile scherzare sulla “sinistra extraparlamentare”: dal punto di vista della dinamica politica vera, non della marginalità politica, star fuori dal Parlamento risulterà del tutto esiziale, perché qui non siamo all'esclusione di un gruppo piuttosto di un altro, o di una frazione o di un settore (accadde, appunto per il PSIUP e per il “Manifesto”): qui siamo all'esclusione di una intera storia, di una intera tradizione, di una intera presenza sociale e politica presente – massicciamente, organicamente, egemonicamente – in questo Paese (ed in un quadro internazionale in cui risultava fortemente inserita), davvero da quasi un secolo (diciamo dalle elezioni del 1913, quelle dell'allargamento del suffragio maschile).

Ce ne accorgeremo meglio tra qualche settimana: adesso ci troviamo semplicemente all'inizio dell'elaborazione del lutto.

Ritengo che tutti ci siamo accorti dell'assoluta insufficienza della risposta data dai gruppi dirigenti rimasti sul campo: una insufficienza che risale direttamente ad una inadeguatezza complessiva, che rimane la causa prima dello stato di cose che si è determinata.

Gli errori di analisi politica si pagano, aver scambiato il governo – nelle condizioni in cui la realtà del governo si trova oggi in una società complessa e dentro ad un quadro politico, come quello italiano, fortemente compromesso nella sua struttura dall'adozione incauta e scellerata di modelli impropri – come un punto d'arrivo è stato il punto fatale, l'elemento scatenante della crisi verticale, e non c'è stata risposta, sul piano di massa: a nulla, ovviamente, servivano mini – scissioni di soggetti fortemente identitari.

Oggi, cosa ci aspetta? Attenzione, come scrivevo nel titolo la politica non ammette vuoti. Non si tratta, beninteso, della supplenza del PD (come non si è trattato della cannibalizzazione attuata dallo stesso PD: ripeto la gran parte della disfatta elettorale è stata dovuta all'astensione, e ad una astensione mossa da ragioni politiche ben precise, legate in gran parte alla questione del governo). Il PD proseguirà nella sua bolsa, sterile, imitazione del modello americano, fino all'implosione della sua inevitabile crisi interna.

La realtà vera sarà quella dell'assalto che da destra, proprio da AN, verrà verso i voti della sinistra (al Nord c'è anche la Lega, ma il passaggio dei delegati della Pirelli all'UGL è emblematico)in nome del definitivo superamento delle ideologie del '900 e delle comuni “radici sociali”: al Sud questo elemento potrebbe pesare moltissimo. Parecchio di ciò che è stato perduto, in termini di consenso potrà inoltre passare definitivamente all'”antipolitica” (l'IDV ha preso voti in prestito, ma potrebbe restituirli, in caso di ritorno di soggettività a sinistra, o trasferirli definitivamente verso i lidi dell'astensione).

Dunque è necessario muoversi, e muoversi significa la creazione di una nuova soggettività politica. E' necessario che i gruppi dirigenti di PRC, PdCI (non parlo dei Verdi, per carità) e della Sinistra Democratica si decidano a lasciare il passo alla costruzione di una nuova soggettività politica costruita “fuori dal Parlamento” con l'obiettivo di rientrare nelle istituzioni.

Egualmente è necessario che i singoli eletti da queste formazioni nelle istituzioni locali si interroghino sulla loro collocazione, sul loro sostegno alle giunte, sul loro fare gli assessori: capisco di chiedere troppo, ma serve una palingenesi che parte dal basso e ricostruisca il soggetto politico della sinistra italiana ( il metodo dovrà essere adottato attraverso una analisi attenta: si potrebbe partire da assemblee costituenti regionali, per la formazione di una assemblea nazionale dei delegati che gestisca una transizione).

Quale tipo di soggetto: prima di tutto nessuna identità precostituita, molti di noi sono comunisti ma “ripartire dai comunisti” non serve a nulla; in secondo luogo si tratta di tracciare alcune discriminanti di fondo, legandoci senza esitazioni alla storia migliore del movimento operaio italiano ( pacifismo, internazionalismo, intervento pubblico in economia, garanzia del lavoro, welfare, politica fondata su partecipazione e rappresentanza); in terzo luogo, recuperare i classici della scienza politica, per tornare a distinguere tra movimenti (lo dico per chi pensa di ricacciarsi semplicisticamente, nelle “lotte sociali”) e soggetti politici, o ancor meglio partiti. I movimenti hanno il compito di articolare la domanda sociale, svolgendo una funzione di “trasferimento”. I soggetti politici (e i partiti, senza i quali appare impossibile lo sviluppo del gioco democratico) hanno il compito di aggregazione della domanda all'interno di poche, razionali, riconoscibili, alternative, con una funzione di semplificazione e di coerenza dell'offerta politica, con l'obiettivo di influire sulla decisionalità.

Ricordando, infine, che la politica è sostanzialmente conflitto.

Savona, li 1 Maggio 2008

Franco Astengo

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