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(1 Settembre 2011) Enzo Apicella

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Lavoratori italiani e immigrati, stessi padroni, stessa lotta!

Volantino per la manifestazione degli immigrati del 5 maggio

(6 Maggio 2008)

Alle ultime elezioni politiche ha vinto il centrodestra, con i suoi alleati più odiosi, quelli dei maiali davanti alle moschee durante il mese di Ramadan, quelli portatori di discorsi ferocemente anti-immigrati. Tale blocco politico ha ottenuto un’ulteriore vittoria a Roma con l’arrivo di Alemanno al Campidoglio.

La svolta politica nel paese in chiave reazionaria e populista non si può capire astraendo da quanto è accaduto sotto l’ex governo Prodi-D’Alema-Bertinotti: venti mesi di attacchi sistematici alle condizioni di vita e di lavoro delle classi popolari, venti mesi in cui qualsiasi tentativo di strutturazione di un’opposizione sociale è stata schiacciato innanzitutto dalle direzioni sindacali confederali e dalla cosiddetta “sinistra radicale”.

Berlusconi ha già annunciato, in nome della crisi e della necessità di fare dei sacrifici, una serie di attacchi pesanti diretti contro il mondo del lavoro. C’è da aspettare che saranno colpite in primo luogo le fasce più deboli delle classi subalterne e del proletariato, a cominciare dai lavoratori immigrati e le loro famiglie.

Da questo punto di vista, il centrodestra agirà in un quadro legislativo e ideologico profondamente reazionario lasciato intatto se non ulteriormente aggravato dall’ex governo di centrosinistra, quello del pacchetto sicurezza e della caccia ai Rom, dell’invio di truppe in Libano e del rafforzamento della presenza italiana in Afghanistan, con il corollario di una campagna islamofobica appena meno volgare di quella leghista. Dunque il governo precedente, anche sul piano del razzismo e della cosiddetta questione immigrazione, ha spianato la strada a Berlusconi, creando le condizioni per lo squadrismo e le operazioni punitive dei gruppi fascisti, che non mancheranno d’aumentare nel prossimo periodo.

L’offensiva in piena regola che si sta profilando contro gli immigrati è un attacco indiretto allo stesso proletariato italiano, e anche per questo andrebbe respinto con la massima unità. Annuncia innanzitutto le misure antioperaie che il futuro governo si prepara a varare seguendo la strada aperta da Damiano-Ferrero-Confindustria in questi ultimi mesi. D’altronde i colpi mirati a settori specifici della nostra classe hanno come finalità di dividerci e di atomizzarci ancora di più, prima di tutto fra italiani e immigrati, ma anche fra comunitari ed extracomunitari, precari e stabilizzati, “garantiti” e non, ecc., e questo con l’obiettivo di rendere ancora più difficile qualsiasi risposta di classe.

Dovrebbe essere compito delle organizzazioni sindacali quello di difendere i settori più deboli ed esposti della nostra classe. Abbiamo visto però che sia sulle scelte di politica interna, sia sul piano della politica estera, le direzioni delle confederazioni sindacali hanno dimostrato, nei mesi scorsi, ancora più nettamente che in passato il loro profilo filo-confindustriale e pro-imperialistico, firmando contratti-bidone e avallando senza remore la politica guerrafondaia ed aggressiva del governo di centrosinistra.

Dunque il compito di opporsi coerentemente alle politiche antiproletarie va assunto da tutte le organizzazioni di lavoratori e dalle realtà di lotta che affermano di non aver governi amici, a cominciare dal sindacalismo di base e dalla sinistra antagonista. Spetta a questi soggetti perseguire l’obiettivo di cercare oggi più che mai la via per unificare in maniera preventiva i settori proletari più avanzati, così da poter rispondere nelle migliori condizioni ai futuri attacchi. Sulla strada di questa unità la difesa dei diritti specifici degli immigrati dovrebbe essere componente essenziale, a partire dalla lotta per il permesso di soggiorno e di lavoro automatico per chi arriva sul territorio italiano, la concessione di pari diritti per i lavoratori immigrati e italiani, la chiusura dei CPT, il diritto alla casa per tutti/e, la fine delle campagne razziste istituzionali contro gli immigrati in generale e i Rom in particolare e l’abolizione di tutte le leggi razziste varate negli ultimi anni (Turco-Napolitano e Bossi-Fini).

È anche su questa base che riteniamo importante intervenire all’assemblea del sindacalismo di base che si terrà a Milano il 17 maggio, che dovrebbe costituire un primo passo nella costruzione di un fronte trasversale dei lavoratori combattivi, un fronte che per avere quelle caratteristiche non può non contemplare queste rivendicazioni.

È su questa base, ancora, che a Roma i settori che hanno lottato negli ultimi mesi contro gli attacchi del governo (sciopero del 9 novembre 2007, movimento No war, lotte per il rinnovamento dei contratti, lotte dei lavoratori immigrati, ecc.) dovrebbero organizzarsi dal basso, in maniera trasversale, indipendentemente dalle categorie, settori, differenze d’appartenenza sindacale e politica, ecc.

Ci schieriamo intanto a fianco dei lavoratori immigrati in piazza il 5 maggio a Roma, per fare sentire la loro e la nostra voce e cominciare a costruire l’unità di classe, condizione indispensabile per organizzare da subito una risposta forte al prossimo governo.

Collettivo Comunista Via Efeso-Roma (info@viaefeso.org)
Corrispondenze Metropolitane - Roma (cmetropolitane@yahoo.it)

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