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Frammentazione a sinistra e die linke

(10 Maggio 2008)

L'edizione genovese di “Repubblica” ha pubblicato, mercoledì 7 Maggio, un interessante diagramma, sotto il titolo”Sinistra le sette sorelle dopo il big bang”, dove illustra i possibili scenari a sinistra nell'immediata prospettiva politica: vi sono indicati almeno 3 grandi (si fa per dire, ovviamente, meglio definirli maggiori nella piccolezza) raggruppamenti, la “Costituente Comunista” di Diliberto e Vattimo, l'ipotesi “Die Linke” della Sinistra Democratica ex-DS e dell'area sostenitrice dell'Arcobaleno presente in Rifondazione Comunista, l'ipotesi “Rifondazione, Rifondazione” che farebbe capo a Paolo Ferrero appoggiata da “Uniti a Sinistra” di Pietro Folena.

“Sinistra Critica” non è collocata, mentre il PCL apparirebbe come in viaggio verso la “Costituente Comunista” ed i Verdi divisi tra l'ipotesi “Linke” e l'approdo nel PD.

Fin qui lo schema seguito da “Repubblica”, che si può ritenere una utile semplificazione sulla base della quale avanzare un primo ragionamento di merito.

Prima di tutto, però, ci sono alcune considerazioni di fondo da portare avanti:

Avremo delle sorprese da questo governo “molto democristiano” messo su dal centrodestra. Saranno sorprese che riguarderanno, con ogni probabilità, proprio il terreno più delicato sul quale potrebbe svilupparsi una opposizione di “sinistra” collocata fuori dal Parlamento con l'obiettivo di recuperare una rappresentanza istituzionale complessiva: quello dell'economia e della condizioni di lavoro. Il governo di centrodestra si prepara a ricontrattare i parametri di Maastricht, anche per via del nuovo asse franco-tedesco in materia, ed a proporre un qualche ritorno alla scala mobile e la reintroduzione delle gabbie salariali, pensando così di incrementare salari e stipendi in precise zone del paese. Proposte che, come possiamo facilmente constatare, potrebbero tagliare l'erba sotto i piedi ad un pezzo dell'opposizione possibile (certo, sempre più dure, saranno le condizioni dei precari, ci sono i temi della cosiddetta “sicurezza”, complessivamente scivolerà ulteriormente il clima “politico-culturale” del Paese, ben esemplificato proprio dall'eventuale ritorno alle gabbie salariali, ma l'idea di un ritorno all'intervento pubblico in economia avrà la sua valenza, considerate le condizioni di pauroso arretramento in cui ci troviamo). Nella sostanza è possibile che il governo di centrodestra punti alla ricerca di una sorta di “compromesso sociale”, del tutto diverso beninteso dell'idea bipartisan coltivata dall'attuale dirigenza del PD. Insomma, dalla tornata elettorale sono usciti sconfitti, sia la grossekoalition (sulla quale pure anche noi ci eravamo soffermati) ed il bipartitismo perfetto. Rimane un bipartitismo imperfetto, molto diverso però da quello analizzato da Giorgio Galli negli anni'70 e che reclama, per contro, urgenti aggiustamenti nel senso dei livelli concreti di rappresentatività del sistema.

Cosa accadrà nel PD ? La corrente dalemiana si accontenterà di qualche aggiustamento, oppure porterà avanti uno scontro frontale che avrà al centro il tema della natura del partito, mettendone in discussione l'asse portante riassumibile nell' “andare da soli”? In questo caso l'ipotesi di una implosione del non ancora formato “partitone” non sarebbe da escludere, con esiti che rimarrebbero del tutto da valutare circa l'impatto, a sinistra, di un evento del genere;

Quale domanda è necessario porci, a sinistra: vale la pena di compiere, subito, uno sforzo di ricompattamento complessivo tale da puntare, fin dalle prossime elezioni europee, ad un risultato che prefiguri la possibilità di un rientro in Parlamento (diciamocela tonda: una forza che supera il 4% e quindi pone la sua candidatura ad un “ritorno possibile”), oppure è il caso di riflettere in una dimensione di “ricostruzione identitaria” (come nel caso esemplificato delle “sette sorelle”), ponendo il problema del rientro nelle istituzioni rappresentative al medio periodo, cioè direttamente alla fase finale della legislatura, attrezzando diverse capacità di presenza sociale e di prospettiva politica (rimane sullo sfondo, in questo caso, il tema delle istituzioni locali: nel 2009 ci sarà una ulteriore tornata amministrativa e nel 2010 le elezioni regionali)?

Scritto questo, scritto nulla, perché ognuno, dal proprio punto di vista ha esigenza di riflettere e, poi, non è detto che i temi fin qui elencati possano essere definiti come quelli prioritari.

Andrebbero aperte diverse sedi di riflessione, a partire dal basso, con una avvertenza preliminare” guai se ci si pone nella logica della conservazione del ceto politico esistente”. Ma questa è, forse, proprio la cosa più difficile da fare.

Dunque, a questo punto, mi interessa precisare meglio una sola ipotesi tra quelle esistenti sul tappeto: quella della “Die Linke”.

L'ipotesi della Die Linke è quella, almeno a giudizio di chi estende queste note, quella che meglio potrebbe rappresentare una prospettiva di recupero della sinistra (prospettiva di recupero, intendiamoci bene, molto relativa: si parte da zero), ma a patto che si tratta di una Die Linke sul serio, fondata su di una identità ed un programma che recuperi la parte migliore della tradizione del movimento operaio innovandola ed innervandola nelle contraddizioni di oggi.

Desidero essere chiaro, serve un soggetto che recuperi l'idea della politica come rappresentanza, le istituzioni come luogo parziale ma insostituibile di una dinamica complessa non riduzionista e non fondata esaustivamente sul concetto di governabilità (al centro, come in periferia), e i temi della pace, della solidarietà e dell'eguaglianza (vado “a palmi” per cercare di farmi capire al volo) sono declinati nel senso di riforme concrete, possibili, realizzabili dal “punto di vista” della collocazione sociale dei soggetti proponenti, dove teorie, idee, prassi diverse convivono all'interno di un soggetto, per la cui definizione non trovo parola diversa di “partito”, dalla finalità complessiva dell'integrazione sociale.

Una cosa molto diversa, insomma, dal pasticciaccio fintamente nuovista dell'Arcobaleno.

Occorre farlo rapidamente questo soggetto, partendo dalla pratica di una “costituente dal basso” finalizzata a costruire una identità di presenza politica completamente diversa al riguardo del fallimento passato: non soltanto proponendo nuove persone ai diversi livelli, ma soprattutto perché si tratterebbe di una identità formatasi nel cuore di una discussione che dovrebbe avere tratti inediti, almeno rispetto alla storia più recente del nostro Paese, nel rifiuto totale dell'americanizzazione, del leaderismo, dell'idea maggioritario/bipolare che ha causato, voglio dirlo in tutta sincerità, la rovina – prima di tutto – di Rifondazione Comunista, il cui progetto di esistenza (se mai c'era stato) è definitivamente tramontato.

Savona, li 10 Maggio 2008

Franco Astengo

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