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Elezioni: la solitudine e il vero senso morale

(8 Febbraio 2008)

L’asso nella manica, la cura taumaturgica per la partitocrazia che ha ridotto la politica a un malato terminale sembra essere la solitudine. Camminare sulle proprie gambe per dire agli elettori: siamo una forza che s’assume le responsabilità di quel che promette e lo mantiene. E’ la mossa lanciata in questi giorni dal Pd di Veltroni che cerca di cogliere in fallo una Casa delle Libertà di cui Berlusconi ha recentemente rimesso assieme i cocci per dare il colpo di grazia a un governo e una legislatura sgambettate da uno dei simboli della politica fatta famiglia, intrigo e incoerenza: l’Udeur mastelliano. In odore di elezioni e riconquiste del Palazzo il Cavaliere aveva recentemente riammesso a corte Fini, Bossi e Casini e pensato d’utilizzare la miriade di sigle, anche della più squalificata nostalgia fascista, pur di poter fare il pieno percentuale alla Camera e al Senato. Ma al terzo giorno di schermaglie col leader del Pd, fermo nel ribadire e rilanciare il valore della solitudine come sicura identità, lontananza da inciuci, voglia di determinazione, Berlusconi ne coglie tutta la dirompente novità su una scena politica ormai marcescente. E ne rivendica la primogenitura già dello scorso autunno.

Eppure il terremoto di Tangentopoli sembra lontano secoli in un Paese che si ripropone come un doppione degli anni Novanta, altro che Seconda Repubblica l’Italia è la stessa, anzi è peggiore. Con un leader di partito e premier che in fatto di autoritarismo e uso affaristico illegale e corrotto della politica ha ampiamente superato il suo maestro e mallevadore Bettino. Ed epigoni dell’antica sinistra comunista che hanno fatto tabula rasa delle radici e sono votati a sostenere solo interessi di ceti autonomi – commerciali, professionali e imprenditoriali – lasciando orfani di qualsivoglia welfare e tutele i lavoratori e i settori deboli. In più i partiti, teorizzando di razionalizzare il proprio protagonismo e la conseguente atomizzazione, in un quindicennio hanno varato in Parlamento un sistema di rappresentanza mostruoso. Si chiami Vassallum, Mattarellum o Porcellum questo meccanismo non è né maggioritario né proporzionale e ha moltiplicato all’inverosimile il numero dei gruppi parlamentari mettendo in ginocchio la governabilità e la credibilità delle Istituzioni. Una catastrofe che pare continuare.

Ora il gesto del presentarsi agli elettori per quel che si è e si dice sarebbe un gesto di coerenza e coraggio, ma proprio i duetti delle scorse settimane fra i leader-faro dei due schieramenti fanno intuire che il vecchio vizio dell’accordo sottobanco, dell’opposizione chiunque sia che fa anche sottogoverno e spartizione, non passa di moda. E allora? La novità vera che gli elettori hanno di fronte da qui al 13 aprile è come difendersi dalle false promesse dei partiti, e da chi farsi rappresentare per un interesse nazionale e non di lobby o comitato d’affari. Convincere milioni d’italiani con programmi dotati di senso dello Stato e reale voglia di buongoverno sarà per la casta un’impresa disperata.

giovedì 7 febbraio 2008

Enrico Campofreda

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