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Erre moscia

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(25 Aprile 2010) Enzo Apicella

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(Ora e sempre Resistenza)

Ancora una volta lo squadrismo nero…

Perché è accaduto nuovamente?

(13 Maggio 2008)

Siamo a Verona, la notte tra il 30 aprile e l’1 maggio 2008, nell’aria del centro vibra l’odore della festa che il giorno dopo avrebbe accompagnato le nostre e le ore di quel ragazzo, Nicola Tommasoli. Non si tratterà, nelle righe che seguiranno, la sua figura come quella di un uomo di parte, un comunista. Non è così, questo ragazzo non era politicizzato, solo portava in dote la “colpa” di avere i capelli lunghi, di aver negato una sigaretta ai cinque che si riveleranno i suoi assassini. Questi cinque non sono romeni, non sono extracomunitari, certamente non erano ubriachi, probabilmente sono ultracattolici, sono veronesi, appartengono a famiglie ricche della città veneta ma soprattutto sono neonazisti. Tutte queste caratteristiche hanno consentito loro di non subire una campagna mediatica volta all’attacco, di non subire espulsioni, di non subire sfratti; accadimenti verso i quali sarebbero andati incontro se fossero stati extracomunitari oppure di sinistra. Non è questa un’invettiva marcatamente di parte (per quanto la partigianeria è un elemento che non si può neutralizzare pena il divenire oggetti impersonali dell’indistinto fluire dei fatti e che per tale motivo non rinneghiamo), ma è una semplice lettura di ciò che negli ultimi anni è accaduto a chi, come i manifestanti del G8 di Genova 2001 oppure agli antifascisti di Milano 2006, ha subìto anni di carcere oppure condanne da scontare per la sola colpa di aver difeso i diritti dei popoli oppressi dalla globalizzazione i primi e l’antifascismo di una città medaglia d’oro alla Resistenza i secondi.
Ritornando ai fatti di Verona, abbiamo sentito in questi giorni straparlare tanti rappresentanti di quel pubblico potere veronese che, con le sue connivenze se non addirittura con le sue evidenti sponde politiche, ha permesso la nascita e la crescita di questi gruppi neonazisti. Flavio Tosi, sindaco di Verona della formazione xenofoba e razzista della Lega Nord, nel dicembre dello scorso anno capeggiò il corteo della manifestazione organizzata da Forza Nuova, Fiamma Tricolore e Veneto Fronte Skinhead contro gli immigrati. Un esempio di tale tolleranza (!) verso il diverso non poteva far altro che tentare di smorzare l’accaduto riproponendo la solita solfa di chi è consapevole di essere solidale con le assurdità che riempiono le calotte craniche di quelle belve, cioè che la politica non c’entra nulla, che questa gente è criminale, che non ci sono più i valori di una volta (alla sagra del qualunquismo manca solo il celebre “si stava meglio quando si stava peggio” o l’altrettanto famoso “non ci sono più le mezze stagioni”). Ovviamente pensiamo che Tosi, così come tutti quei rappresentanti politici che fanno proprie tali considerazioni, non siano così ciechi da non vedere le motivazioni che hanno sotteso a questo, così come a tanti altri episodi accaduti a Verona e non.
Tosi e la Giunta comunale di cui è espressione conoscono bene qual è la situazione della città scaligera, sono consapevoli della presenza dei neonazisti ed altrettanto consapevolmente la alimentano, le offrono la creazione di quell’humus di intolleranza, di odio verso l’altro, di xenofobia, razzismo nel quale questi parassiti crescono ed agiscono indisturbati. È lapalissiano in tal senso il velo di interessata omertà che la giunta comunale veronese ha partorito intorno alla vicenda, per cui nei giorni successivi all’attentato è stata convocata una seduta straordinaria del consiglio comunale nella quale è stata votata, quasi all’unanimità, una mozione in cui si rifugge ogni implicazione ed ogni motivazione politica dell’accaduto.

La posizione delle istituzioni e dei media

In queste serate abbiamo avuto l’opportunità (di cui avremmo certamente fatto a meno) di ascoltare le opinioni di qualche politico e di taluni “intellettuali” sull’accaduto. Ad esempio, la terza carica dello stato, il presidente della Camera Fini (con il suo passato da “delfino” del picchiatore fascista Almirante) ha dichiarato che questo episodio, la cui chiara colorazione politica non potrebbe essere riscontrata in maniera più agevole, sia meno grave di quello che ha visto protagonisti un gruppo di manifestanti dei centri sociali bruciare una bandiera israeliana a Torino (atto meramente simbolico peraltro rivolto ad uno stato che rivendica come legittima l’usurpazione dei territori e la ghettizzazione in campi profughi disumani del popolo palestinese). Ancora altri intellettuali, più o meno di regime, si sono affrettati a collocare l’episodio nell’alveo di una cronica mancanza di valori, di un innato nichilismo che attraversa la gioventù italiana; in tal modo si è giunti, per vie traverse, ad una loro implicita giustificazione basata sulla sollecitazione per cui non possono essere giudicati imputabili circa l’ideologia politica perché la loro mente è un contenitore vuoto in cui ha trovato diritto di cittadinanza una violenza senza senso. Noi pensiamo, al contrario, che nessun essere umano non sia portatore di valori perché ciò avrebbe significato una sua sostanziale impersonalità; riteniamo che vi siano principi e criteri di comportamento giusti o sbagliati, degni od indegni di appartenere all’uomo, ed è muovendo da tale presupposto che non temiamo di stigmatizzare il marciume che caratterizza l’ideologia politica e, di riflesso, l’atteggiamento di questi neonazisti. Noi non abbiamo alcun tipo di paura nell’affermare che non si possa confondere la pubblica opinione facendo passare un messaggio che, in povere parole, potrebbe recitare così: “chi ha posto in essere condotte che, rifiutando ed aggredendo la diversità, abbracciando il razzismo, la xenofobia e dunque i punti polari del fascismo e del nazismo, non viene già considerato come un soggetto che ha imbrattato di letame il proprio cervello, ma come un ‘uno’ che non ha identità, non ha valori e che, seguendo la strada tracciata da questo itinerario non esiste, non può essere imputabile e dunque è sempre innocente”. Non è assolutamente così. Per mascherare la connivenza che questo sistema economico-sociale ha con movimenti neofascisti e neonazisti, delineatasi come una sua caratteristica connaturata alfine di immettere nella società quella spirale di odio nei confronti di chi dissente in qualsiasi modo (anche nel portare un determinato taglio di capelli) rispetto alla pseudo-cultura dominante, ci hanno continuamente voluto far credere che questa melma agisse in modo avventuriero, che non avesse nulla a che fare con quella cosa sporca che chiamano “democrazia” (delle casseforti). A queste menzogne noi rispondiamo con l’impegno civile e politico per una società migliore che non potrà non passare attraverso il superamento di questo sistema economico-sociale-politico portatore di così tante ingiustizie e storture.

Fermiamo l’ondata razzista, xenofoba e di odio che sta attraversando il paese!
Opposizione duratura e radicale nei confronti del potere politico che, asservito a quello economico, permette l’esistenza e lo sviluppo di queste situazioni in numero sempre maggiore!
Contro i covi fascisti ovunque essi si annidino!

Per la redazione di Megafono Rosso – Giulio Stigliano
http://www.megafonorosso.it

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