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Iraq occupato

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(30 Marzo 2008) Enzo Apicella

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150 mila iracheni prigionieri della coalizione occupante

Appello in sostegno degli iracheni incarcerati dagli occupanti

(19 Maggio 2008)

Appello dell'organizzazione Nida' (La chiamata) per i 150 mila iracheni detenuti (la maggior parte dei quali illegalmente) nelle carceri degli occupanti in Iraq

IRAQ: NIDA’, L’APPELLO

«Nel febbraio 2003 è stato udito fragoroso il ruggito di protesta di milioni di persone nel mondo contro la decisione di muovere guerra all'Iraq. Essi si rendevano conto che la pace non si ottiene con la distruzione, la guerra e lo scontro di civiltà.

Gli eventi hanno dimostrato che la loro posizione era quella giusta. Gli Stati Uniti e gli eserciti stranieri che li fiancheggiavano hanno occupato l'Iraq e promesso la democrazia, la libertà e la prosperità al suo popolo. Ma il popolo iracheno, a cinque anni dall'occupazione, ancora non trova nel suo paese un posto in cui si sia al sicuro dai soldati americani, dai mercenari di Blackwater, o dai terroristi e le milizie che, appoggino o meno l'occupazione, rimangono un suo prodotto.

Inoltre, gli Iracheni non vedono alcuna speranza nel futuro se le condizioni rimarranno quelle che sono state sotto l'occupazione. Oggi più di tre milioni di Iracheni sono nella diaspora, rifugiati per paura di essere uccisi o arrestati. Quelli che sono rimasti continuano a soffrire i dolori dell'occupazione. Alcuni di loro sono stati incarcerati nelle prigioni più terribili della terra.

In questo momento, le forze americane d'occupazione stanno tenendo prigionieri più di centocinquantamila iracheni, distribuiti in 28 campi di detenzione. Migliaia di essi sono stati tenuti prigionieri per più di cinque anni, in violanzione delle Convenzioni di Ginevra relative al trattamento dei prigionieri di guerra; molti erano anziani sofferenti di problemi di salute che mettevano a rischio le loro vite. Migliaia di altri prigionieri e detenuti sono giovani uomini, donne, e bambini che sono stati presi in ostaggio in sostituzione dei loro mariti o padri. Tutti i prigionieri e i detenuti sono continuamente sottoposti alle più crudeli forme di tortura, insulti e offese alla dignità umana. Tutti loro sono privi di qualsiasi mezzo di comunicazione con l'esterno, e la maggior parte non sono autorizzati ad incontrarsi con le proprie famiglie.

Poiché non riteniamo il popolo americano responsabile delle guerre, l'occupazione e le violazioni dei diritti umani derivati dalla politica dell'attuale amministrazione USA;

Poiché ci riteniamo responsabili in primo luogo nei confronti dell'umanità, e in secondo luogo nei confronti del popolo iracheno, dichiariamo, prima che sia troppo tardi, la nostra opposizione alle pratiche dell'occupante che contravvengono alle Convenzioni sui Diritti Umani. La nostra è una posizione umanitaria e in favore della civiltà, contro tutti coloro che commettono torti contro di essa, indipendentemente dalla loro appartenenza culturale, etnica o geografica.

La nostra posizione non è soltanto una difesa della libertà e dei diritti umani degli Iracheni, ma una difesa dell'umanità, dei valori della civiltà, e del sistema legale e giuridico che dovrebbe tutelare tutti, compresi gli Iracheni.

Noi, nel dichiarare ed affermare la nostra solidarietà con coloro che difendono i propri diritti legittimi nei propri paesi, e con i prigionieri e i detenuti iracheni, condanniamo e denunciamo la prosecuzione della loro detenzione, e lanciamo un appello a tutti affinché siano iniziate tutte le attività e gli eventi possibili per richiedere il loro rilascio.

Pensiamo che la giustizia sia intrecciata con la libertà. L'erba non cresce sull'acciaio dei carri armati d'occupazione americani, come dimostrato dagli ultimi cinque anni. ma cresce nei cuori di coloro che credono nell'uomo, nei suoi diritti e nella sua dignità.

Noi, nel richiedere il rilascio dei prigionieri e i detenuti, riaffermiamo l'importanza che le forze d'occupazione americane si attengano alle Convenzioni di Ginevra riguardanti il trattamento dei prigionieri, che si smetta ogni forma di tortura contro i prigionieri, e che si permetta ad organizzazioni internazionali e dei diritti umani, e alla Croce Rossa, di visitare tutti i campi di detenzione americani in Iraq, affinché rimangano informate della situazione dei prigionieri e dei detenuti».

Chi volesse aderire all'appello può farlo inviando un'email a: alhikma@uno.it con i propri dati che verrà rigirata al responsabile italiano di Nida'.

Comitato internazionale di solidarietà con i prigionieri e i detenuti nelle carceri americane in Iraq (Nida' - la chiamata)

Fonte

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