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"Psicanalisi" del tifo calcistico

(19 Maggio 2008)

La cultura di massa del nostro tempo, quella reale di chi non legge né giornali né libri (2 italiani su 3), è il risultato dello sversamento nei cervelli di valori non teorici, ma assorbiti dalla realtà, attraverso lo sport, la musica, la moda, la TELEVISIONE, fenomeni che vengono gestiti da cervelli raffinatissimi e sostenuti da imperi finanziari che hanno degli scopi precisi, teorizzati e applicati dalla ideologia piduista.
L’obiettivo strategico è quello di perpetuare l’individualismo, la competizione, la voglia di vincere sugli altri, di dimostrare che con la ricchezza si compra tutto (dalle donne alla politica), e quindi spingere le persone a qualsiasi nefandezza pur di arricchirsi, ad esibire simboli modaioli dell’apparire, ad “avere per essere”, insomma fabbricare persone idonee all’accettazione totale della società capitalista e consumista.
Per quanto riguarda le grandi masse, quelle che ti fanno vincere le elezioni, questo “pensiero unico”, così fortemente programmato e gestito, ha trionfato, anche perché non contrastato da un altro sistema di valori, e forse incontrastabile per la potenza di fuoco del grande capitale contro il nulla.
Se oggi ci limitiamo a qualche riflessione sul calcio nella giornata che ha visto l’Inter campione d’Italia, possiamo vedere come dei sentimenti come l’esigenza di appartenenza ad un gruppo, l’illusione di vincere qualcosa, di sentirsi forti e protagonisti, siano usati e strumentalizzati per integrare le persone nel pensiero unico capitalista.

Facciamo degli esempi:
-i presidenti delle squadre di calcio non sono eletti da nessuno. E’ è il denaro che posseggono che gli dà quel ruolo, sono dei monarchi che decidono tutto, e sono benvoluti e applauditi dai sudditi tifosi in modo direttamente proporzionale alla loro capacità di spesa e di portare i migliori giocatori del mondo a militare nella propria squadra. La squadra risulta, nel caso dell’Inter, essere composta da mercenari miliardari, di cui uno solo italiano (Materazzi), non ha nulla a che fare con i colori sociali e lo Sport, poiché è a tutti gli effetti una Società per azioni. I giocatori vanno e vengono come pacchi postali, la società stessa può essere venduta in qualunque momento ad un capitalista russo o americano, come avviene in Inghilterra e forse avverrà per la Roma in Italia.
La prima lezione del pensiero unico è dunque la venerazione per il capo e il capitale, valori che poi sono assai utili in fabbrica e nel lavoro subordinato, concetti che nessuna teoria scritta avrebbe potuto mai far passare.
-“panem et circenses”: già gli antichi romani avevano compreso il ruolo sociale di alimentare i peggiori sentimenti attraverso i giochi, eventi in cui si dava sfogo a frustrazioni e violenza che venivano indirizzate verso i duellanti e non verso il potere costituito.
Anche oggi nel calcio, quelle menti raffinate di cui parlo, non fermano la violenza che negli stadi si esprime, per il semplice motivo che è il “pathos” della guerra che aggancia i più, dove il nemico è l’avversario, e la divisione tra tifoserie e città alimenta nel profondo la cultura che la vita è una guerra di tutti contro tutti e riconoscersi come classe sociale o popolo diventa una chimera. Altra acqua al mulino di chi fabbrica il pensiero unico del dominio capitalista.
Berlusconi, che insieme a Licio Gelli, è il principale regista e attuatore della strategia della destra attraverso il potere dei media, ha anche egli utilizzato il fatto di essere il presidente, padrone, mecenate del Milan, per accreditarsi come personaggio di successo, vincente, per arrivare al potere politico, stravolgendo la democrazia umiliata dal potere del denaro e dalla visibilità luccicante di chi controlla i media con cui, in 20 anni, ha indottrinato quelli che una volta erano classe operaia e popolo.
Chiunque voglia cambiare qualcosa in Italia non può prescindere dal fatto che chi controlla TV, calcio, musica, moda, controlla i cervelli e i sentimenti, determina la cultura dominante e se questo potere dittatoriale non viene indebolito la destra sarà in eterno al potere.

Per rimanere nel campo calcistico, immaginiamo quale cultura alternativa potrebbe nascere se, per legge, il calcio avesse le seguenti regole:
-le società sportive sono enti senza fine di lucro e regolamentate solo dal diritto sportivo
-i calciatori nel campionato italiano possono essere solo italiani
-i calciatori non possono essere comprati né venduti come al mercato, devono essere allevati nei vivai delle squadre e restare nella società di appartenenza
-i presidenti delle società sono eletti democraticamente dagli iscritti e dagli abbonati e non possono rimanere in carica per più di due mandati
-le trasferte dei tifosi al seguito della squadra sono vietate
-il servizio d’ordine intorno allo stadio deve essere garantito non dalla polizia, ma da un servizio d’ordine di iscritti scelti tra i più responsabili e capaci
-la retribuzione dei calciatori deve essere stabilita all’interno di un bilancio in pareggio tra costi e ricavi.
Questo calcio sarebbe una palestra di democrazia e partecipazione.
Quello di oggi è un immondo mercato per tifosi sudditi e monarchi despoti.

19 maggio 2008

Paolo De Gregorio

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