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Osteria del Vaticano

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(17 Febbraio 2012) Enzo Apicella
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Il Papa abbraccia Veltrusconi

(31 Maggio 2008)

Benedetto XVI parlando alla 58esima assemblea della Cei si è detto profondamente soddisfatto del clima politico instauratosi dopo le elezioni dello scorso aprile ed ha affermato "Avvertiamo con particolare gioia i segnali di un clima nuovo, più fiducioso e più costruttivo. Esso è legato al profilarsi di rapporti più sereni tra le forze politiche e le istituzioni, in virtù di una percezione più viva delle responsabilità comuni per il futuro della Nazione".
Ha poi spezzato una lancia in favore degli obiettivi di sviluppo e crescita economica, ritenuti evidentemente prioritari anche dalla Chiesa, oltre che dai partiti politici e dai grandi poteri finanziari, industriali e sindacali, arrivando a ribadire che "E' diffuso il desiderio di riprendere il cammino, di affrontare e risolvere insieme almeno i problemi più urgenti e più gravi, di dare avvio a una nuova stagione di crescita economica ma anche civile e morale". Aggiungendo che occorre non perdere tempo e cogliere, il più velocemente possibile, risultati positivi.

Personalmente non mi riesce davvero di condividere la gioia del Pontefice che guarda con ottimismo al nuovo clima politico, anzi devo confessare di avere la netta percezione che attraverso il sempre più palese inciucio fra PDL e PD si stiano ponendo le basi per costruire azioni assai poco responsabili e assolutamente prive di qualsiasi velleità di miglioramento del bene comune.
Il nuovo governo Berlusconi, in perfetta sintonia con quello virtuale di Veltroni deputato a fargli ombra, sta proseguendo con passo celere nell’opera di smantellamento dei diritti del cittadino e distruzione sistematica dell’ambiente che i governi precedenti avevano iniziato. Si stanno ponendo le basi per il ritorno del nucleare (nonostante fosse stato bandito in seguito al risultato di un referendum popolare), per la costruzione di nuovi inceneritori, per continuare a dare seguito alla truffa del TAV, per porre sotto segreto militare le grandi infrastrutture d’interesse nazionale, per gestire attraverso l’esercito le contestazioni popolari, per arrestare e condannare fino a 5 anni i cittadini che protestano difendendo la propria salute ed il proprio futuro. Il tutto nel contesto di una sempre più evidente diminuzione del potere di acquisto dei salari, del continuo aumento del prezzo dei beni di consumo, di un sempre più pesante indebitamento delle famiglie, di sempre più scarse prospettive occupazionali e del dilagare della precarietà.
Davvero molto difficile trovare motivi di giubilo nel rasserenamento dei rapporti fra governo e opposizione, alla luce di tutto ciò che sta accadendo.

Ancora più difficile, soprattutto nell’ottica di quello che dovrebbe essere il messaggio cattolico, più affine ai principi di sobrietà e convivialità piuttosto che non a quelli della bulimia consumista e della competizione economica, risulta condividere l’assurto espresso dal Pontefice secondo cui i problemi più urgenti e gravi che affliggono il nostro Paese dovrebbero essere risolti attraverso una “nuova stagione di crescita economica”, quella stessa crescita economica che ha contribuito in buona misura ad ingenerare i problemi stessi.
Credo fosse lecito aspettarsi dal santo Padre un messaggio molto differente da quello che è stato esplicitato, nel quale magari i propositi di cooperazione, rispetto ambientale e bene comune fossero anteposti ai dogmi dello sviluppo economico e della crescita per la crescita. Un messaggio nel quale si cercasse d’infondere fiducia alle nuove generazioni prospettando per loro un futuro che non parlasse il linguaggio del precariato, dell’instabilità sociale, dei mutamenti climatici, delle guerre preventive, degli intrighi di palazzo.

Marco Cedolin

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