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Se ero tibetano...

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(14 Agosto 2012) Enzo Apicella

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Fabbriche che chiudono: la Nuova Sirma di Portomarghera

Intervista ad Andrea, operaio della Nuova Sirma

(9 Giugno 2008)

Questa intervista è stata raccolta il12 aprile, durante l'occupazione della Nuova Sirma.
Dal 23 aprile la fabbrica è stata chiusa è i lavoratori sono in cassa integrazione, per 5 mesi, prorogabili a 12.
Il presidio è rimasto, anche se fuori dalla fabbrica.
Il comune di Venezia, in un Ordine del Giorno approvato dal Consiglio Comunale, ha solidarizzato con i lavoratori, condannando la speculazione sull'area dello stabilimento.
Si parla della possibilità di acquisto dell'attività produttiva da parte di altri imprenditori, ma Gavioli, padrone della fabbrica e dell'area, non è disposto all'oggi a cedere anche il terreno (che appartiene ad un'altra sua società), e lo vorrebbe affittare ad un prezzo tale da rendere estremamente difficile la cessione.

Dopo aver appreso la notizia dell'occupazione dello stabilimento, siamo venuti per portare la nostra solidarietà e per capire le cause della crisi della Nuova Sirma.
In realtà non c'è nessuna crisi ma solo la volontà della proprietà di mettere in atto una speculazione edilizia sull'area dove sorge lo stabilimento.
La fabbrica ha commesse, ha ordini, produce.
Questa crisi che non è assolutamente dovuta a problemi produttivi o a questioni legate alla delocalizzazione degli impianti.

Che cosa produce la Nuova Sirma?
Facciamo mattoni refrattari per altoforni, il grosso viene ordinato proprio in questi mesi.

La società è in attivo o in passivo?
I bilanci sono attivi e sono stati anche certificati perché la Sirma doveva entrare in borsa.
Poi è emerso che alcuni bilanci non erano corretti e che forse ci sono state delle perdite, ma in ogni caso, anche se queste perdite ci fossero state, queste non sono dovute alla mancanza di commissioni, ma alla mancanza di investimenti che in questi anni il padrone, Gavioli, non ha mai fatto.
I profitti non sono stati destinati ad ampliare la Sirma né a sviluppare o migliorare i prodotti.

Gavioli è del nord-est?
E' di Mogliano, ha acquistato la Nuova Sirma dieci anni fa, ma è specializzato soprattutto nel settore delle immondizie e già da 4 anni ha cominciato ad utilizzare gli attivi della Sirma per acquistare altre società del settore dei rifiuti. Attualmente Gavioli è proprietario complessivamente di 27 società, la maggior parte legate al trattamento dei rifiuti, altre sono società immobiliari
Tra l'altro la proprietà dell'immobile della Sirma è stata spostata alla "Iniziative Immobiliari" che è una delle tante aziende di Gavioli.

In che cosa consiste questo progetto speculativo che sta portando alla chiusura della fabbrica?
L'operazione consiste nello svuotare la fabbrica dai lavoratori, avere aree che sono appetibili nella zona e venderle. E' come vendere una casa vuota o una casa con la gente dentro. La casa vuota la vendi a 300, l’altra a 100.

Quanti lavoratori siete?
Gli operai sono 140, gli impiegati circa 40. Circa una decina sono donne. Tra gli operai ci sono anche una quindicina di lavoratori migranti, nordafricani e dell'est Europa. Il numero complessivo dei lavoratori è diminuito un po' perché la crisi è iniziata a marzo e conseguentemente c'è stata qualche defezione.
Ci sono poi altri 60, 70 addetti legati all'indotto.

Il salario medio a quanto ammonta?
A circa 1100 euro la paga base, poi dipende anche dalle turnazioni.
Il ciclo produttivo normalmente è settimanale. Nei picchi si fanno anche turni.
Il lavoro al sabato era richiesto ma non era obbligatorio.
Un gruppo di lavoratori addetti ai forni lavora a cicli continuo, perché i forni non si possono spegnere. Sono accesi anche adesso, con la fabbrica occupata.

Come hanno reagito i lavoratori alla notizia della chiusura?
I lavoratori hanno visto il percorso di questi anni e come Gavioli non abbia mai investito nella fabbrica. Per cui la decisione di dismettere non è giunta inaspettata. Ci sono sempre stati problemi sulla manutenzione, qualche volta anche mancanza di liquidità, magari quando qualche cliente tardava i pagamenti. Il segnale di fondo era che il padrone da alcuni anni a questa parte non era più interessato alla fabbrica.
Ma adesso il processo che vuole mettere in atto è la chiusura definitiva.

Quando è cominciata l'occupazione e che obiettivo vi siete dati?
L'occupazione è cominciata il 7 aprile, lo stato di agitazione dal 7 marzo.
L'obiettivo è la continuità produttiva e il mantenimento del sito industriale e dei livelli occupazionali.

C'è determinazione?
Sì, tenendo presenti tutti i problemi di una situazione di occupazione: mancanza di salario, i mutui che scadono comunque...

Avete ricevuto atti di solidarietà da altri consigli di fabbrica.
Ci sono stati alcuni comunicati di solidarietà, soprattutto dai consigli di fabbrica dell'area chimica, qui attorno; qualcuno ha anche raccolto dei soldi.
Alla Camera di Lavoro si è parlato di fare un'ora di lavoro come sottoscrizione da parte delle altre fabbriche.

Che sindacati sono presenti e qual è il rapporto lavoratori/iscritti?
Sono iscritti al sindacato più del 50% dei lavoratori. Una gran parte alla CGIL, una decina di lavoratori alla CISL,

Si sono fatti vedere i partiti?
Si è vista solo la sezione di zona del PD, a cui appartengono i lavoratori stessi.

Non possiamo prescindere dalle elezioni che si sono tenute domenica scorsa e al risultato che nessuno prevedeva, in particolare il consenso alla Lega da parte di molti lavoratori. Si è discusso di questo all'interno della fabbrica?
Non è che ci siano state molte discussioni. Sicuramente alcuni operai che di solito andavano a votare, questa volta invece sono rimasti a casa
Ci sarà sicuramente anche qualcuno che si è spostato verso la Lega.

C'è consapevolezza che una parte del voto operaio è andato verso la Lega. Questo dato è considerato credibile e che tipo di valutazione ne danno i lavoratori?
Ragionando ci sono gli anni del governo di centrosinistra che ha dimostrato che tipo di politiche portavano avanti, c'è stato anche la questione del PD che ha eliminato la poca sinistra che c'era ancora dentro i ds, così come le candidature di Calearo, di Colanino, ha mostrato che tipo di politica sul lavoro avrebbe messo in atto il PD
Per cui alcuni lavoratori possono aver fatto le loro scelte di conseguenza. Lo spostamento verso la Lega lo vedo legato alle campagne razziste in atto.

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