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Iveco: a casa gli "interinali e il padrone ... fa affari!

Solo la ripresa della lotta di classe potrà cambiare le cose.

(16 Giugno 2008)

L'IVECO non rinnova il contratto a 170 interinali: il mercato dell'est è in crisi e dopo le ferie altri 110 non rientreranno in fabbrica. Nessuno di loro godrà di alcun tipo di ammoritizzatore sociale.
Eppure erano arrivati da lontano con in tasca la tessera del sindacato e proprio di quello che maggiormente sosteneva la bontà delle leggi su precariato, welfare e pensioni e che oggi minacciano lavoratori e CGIL qualora non accettino la fine del contrattazione nazionale collettiva di andare avanti da soli.

Gravissima la situazione dell'Iveco di Suzzara: l'impresa non ha più nemmeno bisogno di licenziare, la legge sul precariato varata dal vecchio governo Berlusconi, confermata ed anzi inasprita da quello di centro sinistra col protocollo su welfare e pensioni e che il nuovo patto consociativo fra destra e centro potrebbe anche peggiorare, soprattutto dopo le norme europee sull'orario di lavoro che, di fatto, diventerebbe di 60 ore la settimana (alla faccia delle 35 di bertinottiama memoria!), permette al padronato questo ed altro. Il caso SOGEFI insegna!

Basta che in modo contingente diminuisca la vendita in uno dei qualsiasi paesi del mercato Fiat che la produzione cala e i lavortaori interinali, per primi, non vengono confermati mentre tutto tace circa gli eneormi profitti che proprio la Fiat ha sempre ritratto da ogni e qualsiasi beneficio contributivo e statale in genere. Eppure troppo spesso questi lavoratori che giungono dal sud o da paesi lontani, arrivano all'Iveco già sindacalizzati o per lo meno iscritti ad uno dei sindacati confederali: essi non dovrebbero difenderne i diritti?

Non è possibile che i lavoratori e la collettività paghino un simile prezzo, anche perchè fino a pochi mesi fa Suzzara era addiritttura considerata come "area subalterna", anche da un punto di vista sociale ed organizzativo, alla stessa IVECOallora in "piena espansione": dalla casa all'accoglienza, tutto un comparto provinciale è ancora oggi chiamato a rispondere alle decisioni di un padronato che, dall'oggi al domani, non ha remore nel non rinnovare i contratti, poichè nemmeno più si pone oggi più il problema del licenziamento.

Una società completamente subordinata al padronato, che tratta i lavoratori come merce (o peggio), che non garantisce loro nè diritti nè futuro, non è una società civile. Se nessuna forza parlamentare da' garanzie perchè le leggi sul lavoro siano cambiate, per i comunisti il cambiamento delle norme sul lavoro, primo fra tutti l'abolizione del precariato, passeranno solo con la ripresa del conflitto e della lotta sociale, solo ciò potrà ridare alla classe operaia ed ai lavoratori tutti una rappresentanza politica autorevole che sappia difenderne diritti e interessi per la costruzione di una società migliore per tutti.

Fausto Motta, responabile provinciale lavoro Pdci, Suzzara

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