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(19 Giugno 2008)
I risultati elettorali siciliani parlano chiaro: i siciliani non sono andati a votare. Non credono più nella democrazia, nell'uso del voto per cambiare la loro condizione esistenziale. Perchè dovrebbero crederci? I programmi dell'opposizione sono simili a quelli del governo. L'Assemblea Regionale appare ai loro occhi come il luogo del potere dell'Oligarchia, non c'è distinzione tra maggioranza ed opposizione dopo decenni di "consociativismo" e di subalternità ideologica, culturale e politica della sinistra alla destra.
I Sindacati sono diventati agenzie di servizi. Fanno il 730 e l'Inca fa quello che dovremmo pretendere da efficienti servizi pubblici. Se l'InpS e l'Inail funzionassero a dovere non ci sarebbe alcun bisogno del Patronato. Di tanto in tanto i Sindacati si uniscono alla retorica del muro del pianto meridionalistico assieme a "tutti" i partiti. In materia di gestione dei servizi pubblici quasi tutti sono concordi alla loro privatizzazione a cominciare dall'acqua. Nessuno si sogna di mettere in discussione il precariato, la legge Biagi, la terribile riforma pensionistica fatta in due tempi da Berlusconi e da Prodi che sostanzialmente riduce ad elemosine le pensioni dei nostri figli.
Destra e sinistra partecipano ai privilegi della Casta politica a tutti i livelli.
Oramai va a votare soltanto quella parte dell'elettorato legata a doppio filo con il Potere. Votano le Clientele e coloro che ancora vedono nel sistema democratico un qualche loro interesse.
Il dato allarmante della Sicilia non è soltanto il tracollo al venti per centi della sinistra quanto l'astensione del sessanta per cento della popolazione.
A questo punto Berlusconi può fare quello che vuole. Il regime nasce anche dalla crisi della democrazia.
Pietro Ancona
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