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Salvate la Sanità

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(28 Novembre 2012) Enzo Apicella
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Clinica S. Rita: storia di un orrore di sistema

(18 Giugno 2008)

Purtroppo, possiamo davvero dire che lo spot Formigoniano sulla sanità “Privato è bello!” è solo un grande inganno. Quello che è successo alla Clinica S. Rita di Milano non è solo una gigantesca truffa ai danni del Servizio Sanitario Nazionale ma qualcosa di più: un attentato premeditato alla salute dei cittadini, pianificato in nome del profitto. Le intercettazioni pubblicate dai giornali ci riportano ad uno scenario inquietante da film dell’orrore, dove la vita umana è stata sepolta sotto la catena di montaggio di interventi inutili e dannosi per il paziente ma remunerativi per i proprietari delle cliniche.

La mercificazione della salute: il vero progetto del privato

“Più operi più ti pago …” una espressione degna del dott. Mengele, noto medico del campo di concentramento di Auschwitz, che spiega freddamente quanto il meccanismo economico abbia deformato la sanità e la cura, rendendo fragile il diritto dei cittadini ad essere curati ed assistiti in modo sicuro e appropriato.

Il privato non può sfuggire alla regola che sta alla base dell’iniziativa imprenditoriale: deve lucrare, deve guadagnare, deve inventare strategie per massimizzare i profitti, anche quando questo vuol dire speculare sulle umane disgrazie di chi non può fare a meno di rivolgersi alle strutture. Non è certo un caso che il padrone della clinica Santa Rita sia proprio un notaio. Perché un notaio e non un medico debba aprire una clinica, è chiaro: per fare soldi.

Le aziende private hanno come fine il profitto, e la qualità delle loro cure sarà sempre motivata e subordinati dal profitto. E’ strano che questo meccanismo diventi visibile ai cittadini solo davanti alle iniziative giudiziarie: oggi fa scalpore che alla S. Rita sia stata creata una catena di montaggio in sala operatoria. Qualche anno fa, dopo la strage del Galeazzi, con 11 morti, era emerso che la camera iperbarica di quell’ospedale privato a Milano aveva fatto 30.000 sedute contro le appena 5.000 dell’intero Piemonte …

La S. Rita non è una clinica qualunque: è una struttura sanitaria privata con l’accreditamento regionale, che le consente di erogare e di essere rimborsata per le prestazioni effettuate, come se fosse una struttura pubblica, proprio in nome della parità fra pubblico e privato. E in questo luogo i medici operavano a cottimo: più tagliavano e più guadagnavano, scegliendo, ovviamente, la patologia tra quelle più redditizie e magari … inventandola.

La catena di montaggio in sanità: casualità o conseguenza di un sistema?

E’ importante rilevare che tutto questo non è accaduto nel profondo Sud d’Italia, dove la storia delle mafie, delle camorre e delle ‘ndranghete e dei sempiterni baroni della medicina ha impedito di avere una rete di strutture di assistenza e di cura degna di tal nome. E’ accaduto nel centro di Milano, nel cuore di quel sistema lombardo, tanto acclamato come laboratorio di sperimentazione delle nuove politiche sanitarie. Il vero laboratorio consiste nel trasformare le strutture del servizio sanitario pubblico in tanti supermarket privati delle prestazioni sanitarie vendute al cittadino, che si illude di poterle comprare “liberamente” dove le vendono con una lista d’attesa più breve.

Non è certo una casualità il fatto che oltre 35 le strutture sanitarie private milanesi, tra cui San Raffaele, Humanitas, San Giuseppe, San Donato, Sant’Ambrogio, Galeazzi, Pio X e San Carlo, siano indagate dalla magistratura nell’ambito di inchieste che hanno a che vedere con la malasanità o con truffe a vario titolo al Servizio Sanitario Nazionale.

Casualità o conseguenze prevedibili di sistema? Hanno detto che in Lombardia ci sono più controlli sul sistema di erogazione delle prestazioni che in qualsiasi altra regione, ma sulla qualità dei controlli i dubbi continuano a rimanere elevati a partire dal fatto che difficilmente riescono a stabilire con certezza il livello di appropriatezza delle cure, limitandosi nella maggior parte dei casi ad un controllo burocratico e cartaceo dei requisiti prestazionali. Le ispezioni a campione dei Nuclei di controllo delle ASL (NOC), quando vengono fatte arrivano dove possono o dove è consentito loro di arrivare.

Il modello sanitario lombardo: la libertà di pagare più ticket per … sanare i debiti

Nel modello sanitario Lombardo in questi anni sono state sottratte risorse e attività al sistema pubblico per destinarle al privato: il rapporto tra pubblico e privato è passato in sette anni dall’80% del pubblico contro il 20% del privato al 66% contro il 34%. Tale sistema ha comportato soltanto un aumento esponenziale dei guadagni delle aziende sanitarie private e delle spese della regione. Il privato si è specializzato nelle operazioni più redditizie, come la cardiochirurgia, l’ortopedia e l’oculistica, lasciando al pubblico l’onere di gestire le patologie meno convenienti, come i malati cronici e gli anziani. In questo contesto si sono moltiplicate le operazioni inutili: le artroscopie sono aumentate del 300%, un numero spropositato di bambini nasce ormai con parti cesarei (con aumento dei ricavi del 78% tra 1998 e 2002).

Oggi è normale che in Ospedale per un banale dolore, si decida di fare una risonanza o MOC a ripetizione, solo per dire di quanto sono invecchiate le ossa, ma è quasi impossibile ricoverare un anziano, con un infarto o per un femore rotto. Semplicemente perchè l’anziano non rende o rende troppo poco. Il sistema di rimborso delle prestazioni (DRG) dà spesso vita a meccanismi di assalto alla diligenza: dalla selezione delle patologie con i rimborsi più redditizi, fino alla falsificazione delle diagnosi. L’esplosione delle visite e degli interventi inutili, finalizzati all’ottenimento dei rimborsi, ha provocato un grave indebitamento della regione, cui la giunta ha posto rimedio con tagli nel settore pubblico: diminuzione di posti letto, blocco totale delle assunzioni di medici, soppressione di piccoli ospedali e reparti di Pronto Soccorso ed un tetto massimo per tutte le prestazioni erogate dagli ospedali.

Non essendo ciò sufficiente a ripianare i bilanci, la Regione ha provveduto ad aumentare i ticket, introducendo il pagamento di prestazioni prima gratuite, e ad aumentare l’addizionale IRPEF. Un aumento dei costi a carico di tutti i cittadini (che gravano maggiormente sulle fasce meno abbienti) ad esclusivo beneficio delle aziende sanitarie sovvenzionate. Di bloccare le sovvenzioni ai privati invece non se ne parla, esse al contrario sono in aumento: per la S. Rita tra il 2000 e il 2006 i finanziamenti sono aumentati del 122% (da 22 a 49 milioni di euro).

E’ in questo sistema che si annidano le complicità e le mostruosità di professionisti che hanno dismesso qualsiasi tipo di etica e di morale, rendendosi disponibili persino a forme di attività criminale pur di ricavare profitto.

Quali conseguenze per i lavoratori

Nonostante la connivenza di buona parte della classe medica con questo sistema omicida sia fin troppo evidente, non si può dimenticare quelle centinaia di lavoratori, che per portare a casa uno stipendio lavorano in questo ospedale, che ora rischia anche il fallimento economico.

Saranno loro a pagare il disastro di queste politiche?

Noi pensiamo che ora più che mai i lavoratori tutti, medici in primis, debbano trovare il coraggio e la forza di rompere questo sistema di ricatti e di complicità che ha permesso di trasformare un luogo di cura in una fabbrica di profitto e di morte.

Milano 13 giugno 2008

COBAS Sanità

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