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STOP alla discarica di amianto a Cappella Cantone (CR)

costituire un comitato di controllo dei cittadini per far prevalere l'interesse pubblico rispetto a quello privato

(24 Giugno 2008)

FERMARE LA REALIZZAZIONE DELLA DISCARICA DI AMIANTO A CAPPELLA CANTONE CHE PROVOCHEREBBE DEVASTANTI CONSEGUENZE PER LA SALUTE DEI CITTADINI E L'AMBIENTE

COSTITUIRE UN COMITATO DI CONTROLLO DEI CITTADINI
PER FAR PREVALERE L'INTERESSE PUBBLICO RISPETTO A QUELLO PRIVATO


Il 22 agosto 2007 è stata avviata dalla Regione Lombardia la procedura per l’autorizzazione di una nuova discarica di rifiuti di amianto in località Cascina Retorto, nel comune di Cappella Cantone, in provincia di Cremona.
Le amministrazioni locali di Cappella Cantone e comuni vicini (Soresina, San Bassano, Formigara, Casalmorano), oltre che alla stessa amministrazione provinciale di Cremona, hanno espresso la loro contrarietà.
Queste le loro principali motivazioni: incoerenza con il piano rifiuti provinciale che non prevede discariche di rifiuti di amianto e stabilisce la distanza minima di 5 chilometri tra discariche (la nuova discarica invece sarebbe a meno di un chilometro e mezzo dalla discarica di rifiuti della vicina frazione di Corte Madama), incoerenza con il piano cave provinciale che prevede per il sito destinato alla nuova discarica un recupero ambientale-agricolo inattuabile con la presenza di rifuti di amianto, presenza di acque sorgive, rischi di esondazione del vicino Retorto, che ultimamente ha allagato sia la discarica di Corte Madama sia il sito su cui deve sorgere la nuova discarica.
Vi sono poi le rivendicazioni di alcuni imprenditori della zona per salvaguardare la speciale vocazione agricola della stessa. Inoltre si cerca di coinvolgere nella “battaglia” oltre che le associazioni di categoria, anche la curia. Insomma c’è una chiamata generale per potere avere un ruolo attivo nella vicenda, salvo che per i cittadini.
Per questi ultimi è riservato il ruolo di “sostenitori” in varie forme, senza però avere accesso diretto agli atti e partecipare alle riunioni di vertice.
Nell’ultima assemblea pubblica, che si è tenuta a San Bassano il 16 giugno scorso, si è scoraggiata l’ipotesi della costituzione ufficiale di un comitato perché tanto, si è detto, c’è l’unità di intenti di tutte le amministrazioni locali coinvolte.
I cittadini, invece, sono e devono essere gli attori principali di questa faccenda dai risvolti non del tutto chiari.
Non può neanche essere usata la giustificazione strumentale secondo cui la discarica si farà anche perché esiste una sostanziale indifferenza della popolazione interessata.
In realtà i cittadini sono scarsamente informati e stimolati alla partecipazione attiva. E’ una sorta di circolo vizioso che noi respingiamo in partenza.
Autorizzare una discarica di amianto comporta responsabilità altissime perché è in gioco la vita o la morte delle persone, oltre alla qualità della vita delle stesse. Occorre, in questo caso, “disturbare il manovratore”. Quindi, chi meglio dei cittadini stessi in prima persona possono tutelare la propria salute, controllando che altri interessi non prevalgano?
E’ necessario ed improrogabile costituire un comitato ufficiale contro la discarica che coinvolga tutti i cittadini del comprensorio per due motivi:
1. dato che abbiamo avuto sentore, per non dire la certezza, che la Regione Lombardia avrebbe intenzione di concedere l’autorizzazione, cedendo a pressioni e ad interessi di vere e proprie lobbies, la costituzione di un comitato di controllo rafforzerebbe, tra l’altro, la posizione delle istituzioni (Comuni e Provincia) contrarie alla realizzazione della discarica;
2. in caso di un prevedibile, quanto vergognoso, parere positivo della Regione Lombardia, solo una opposizione metodica e costante di tutti i cittadini rappresentati dal futuro comitato potrebbe impedire l’apertura della discarica.
A questo punto è legittimo porsi un interrogativo: le istituzioni locali vogliono realmente impedire che in questo territorio si compia un ulteriore attentato alla salute dei cittadini dopo quanto è avvenuto alla TAMOIL di Cremona?
L’esclusione sistematica dei cittadini dalle decisioni principali fa sorgere forti perplessità e preoccupazione su come è stata gestita finora la questione e su dove si voglia andare a parare.
La nuova discarica di Cappella Cantone sarebbe, ed è, addirittura improponibile se si osservassero le linee guida che la stessa Regione Lombardia ha emanato, con la delibera di giunta n. 8/6581 dello scorso 1 febbraio 2008, per l’individuazione da parte delle Province delle aree per il recupero e smaltimento dei rifiuti (per chi vuole documentarsi la delibera è pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia del 15 febbraio 2008, 4° supplemento straordinario).
Secondo questa normativa non ci sarebbero le condizioni per garantire la tutela delle risorse idriche, un buon impatto ambientale nel medio-lungo periodo, e nemmeno la re-distribuzione della pressione ambientale all’interno del territorio lombardo, in quanto la nuova discarica di Cappella Cantone potrebbe accogliere da un terzo fino alla metà dei previsti 800mila metri cubi di rifiuti di amianto da smaltire provenienti da tutta la Lombardia.
Allora ci si pone un’ulteriore domanda: perché la Regione Lombardia si presterebbe a questo vergognoso voltafaccia?
Nell’ultima riunione con la Regione, quest’ultima ha preso tempo rinviando tutto a fine luglio, quando si sarà in pieno periodo vacanziero e sarà più difficile mobilitare le persone.
E come si può interpretare la pervicacia dei titolari della Cavenord, la ditta che dovrebbe gestire la discarica, che hanno addirittura acquistato il terreno per poter avanzare la richiesta in Regione? Come è possibile che si faccia un’operazione di questo genere se non si hanno preventivamente delle garanzie di successo? Non è forse il caso che un’altra istituzione come la Magistratura incominciasse ad indagare sugli interessi in gioco e sulla loro liceità?
Comunque la certezza che la discarica non si faccia non può essere garantita solo dalle istituzioni. E’ necessario costituire un comitato che dovrà rappresentare tutti i cittadini del compensorio interessati e che dovrà avere il potere di consultare gli atti inerenti il procedimento e partecipare a tutti gli incontri istituzionali, con parere vincolante.
Per tutte queste ed altre considerazioni é necessario ora più che mai che i cittadini si autotutelino e che vigilino direttamente sul rispetto di leggi e procedure. Le leggi dello Stato e della Regione Lombardia sul rischio amianto prevedono ampie tutele della salute del cittadino, ma sono applicate? E i controlli vengono fatti?
Il Piano Regionale Amianto Lombardia (PRAL) prevede l’installazione di apparecchi di prelievo per il monitoraggio dei livelli di concentrazione di fibre di amianto nell’aria, almeno una per provincia.
Sono state installate? Sono stati resi noti i risultati?
Sempre il PRAL prevede campagne di informazione per il cittadino ad opera della Regione, delle province e dei comuni. Sono state realizzate?
Addirittura la Regione Lombardia aveva previsto somme ingenti da stanziare per la costruzione di un portale sul rischio amianto che non risulta mai essere stato attivato.
E delle procedure di emergenza da adottare in caso di rilascio accidentale di fibre di amianto nell’aria a causa di prevedibili incidenti con cadute di rifiuti di amianto, rotture dei nylon di protezione, errori umani ecc…ne vogliamo parlare? O vogliamo che i cittadini vengano a conoscenza di gravi inquinamenti solo dopo anni, come è successo con il caso TAMOIL a Cremona?
La costituzione di un comitato territoriale sarebbe l’occasione per incominciare finalmente ad affrontare tutte le problematiche connesse alla compatibilità ambientale causate, per esempio, dal nuovo stabilimento agro-alimentare della multinazionale di San Bassano, l’inquinamento acustico notturno del vecchio stabilimento della stessa multinazionale, oltre a quello della discoteca XO a Cappella Cantone, che si estende anche ai comuni limitrofi come San Bassano.
Si potrebbero anche rivitalizzare quei comitati che in passato furono costituiti nel territorio per contrastare la costruzione di altre discariche.
I cittadini del comprensorio potranno rivolgersi alla nostra associazione per consulenze tecnico-amministrative e, se lo riterranno opportuno, anche per la costituzione del comitato territoriale.

Alleghiamo una ricerca effettuata dal gruppo di lavoro sull’amianto della nostra associazione.

Cremona, 23 giugno 2008

per L’altra Lombardia - SU LA TESTA
Mariella Megna

Responsabile provinciale
Circolo di San Bassano
cell 3389875898

L’ unica fibra d’amianto innocua è quella che noi non respiriamo

Ogni anno l’amianto uccide più di mille persone in tutta Italia. Il picco di mortalità è atteso nel 2025 o anche oltre. In Europa sono previsti 250mila morti nei prossimi 25 anni a seguito di gravi malattie ai polmoni, dal mesotelioma, un tumore maligno della pleura, all’asbestosi, al carcinoma polmonare. L’Italia si colloca ai primi posti in Europa e nel mondo per mortalità e incidenza di malattie correlate all’amianto.
Anche un’esposizione di breve durata può portare al mesotelioma e non si può mai avere la certezza di non essere stati contaminati. I tempi entro cui la malattia si sviluppa, infatti, sono molto lunghi e possono arrivare fino a quarant’anni. E’, invece, molto rapido, inferiore a un anno, il sopraggiungere della morte dal momento della scoperta della malattia. E, al momento, non sono state individuate terapie efficaci.
Il rischio principale è legato alla presenza di fibre aerodisperse che possono essere inalate e penetrare negli alveoli polmonari. Già ad una bassa concentrazione di polveri di amianto nell’aria è possibile che si sviluppi il mesotelioma o il carcinoma polmonare.
Da quindici anni la "fibra assassina" è stata bandita dal nostro Paese; come in tutta l’Unione europea, ne è stata vietata la produzione, la commercializzazione e l’importazione (legge 27 marzo 1992, n.257).
L’amianto è, quindi, finalmente considerato un contaminante ambientale normalmente presente nelle aree antropizzate e sono state stabilite una serie di procedure per giudicare la pericolosità della situazione, prima fra tutte il controllo dell’entità della presenza di fibre nell’aria.
E’ quindi pericolosa una discarica di amianto? Quali sono i rischi connessi alla salute della popolazione e all’inquinamento del territorio vicino alla discarica? Molti sono i fattori che se provocheranno danni lo faranno a lungo nel tempo e quando saranno evidenziati sarà forse troppo tardi.
La linea, in genere, delle amministrazioni che vogliono le discariche e dei gestori delle stesse è sempre quella di affermare che l’amianto impacchettato e interrato non si disperde e non è dannoso all’uomo e alla natura. Al contrario, se lasciato all’aperto, in condizioni non integre, si disperde in atmosfera con rischi enomrmi per la salute.
Le perplessità rimangono anche perché vi sono dei pronunciamenti autorevoli a riguardo.
La possibilità che le operazioni di smaltimento comportino dei rischi è contenuta nella stessa normativa regionale della Lombardia.
Nelle linee guida della Regione Lombardia per la gestione del rischio amianto del maggio 1998 si legge: “Il problema dello smaltimento dei rifiuti contententi amianto (RCA) deve essere gestito nell’ottica di una minimizzazione del possibile rilascio e dispersione di fibre nell’atmosfera e del contenimento dei possibili inquinamenti delle falde acquifere”
Nel Piano Regionale Amianto Lombardia (PRAL), approvato nel dicembre 2005, si legge: “Le attività che attualmente possono generare esposizione ad amianto sono quelle di manutenzione di edifici, di impianti e macchine, di bonificia e di smaltimento.”
E la relazione della Cattedra di Medicina Legale e delle Assicurazioni dell’Università degli Studi di Roma "La Sapienza" afferma che: "le procedure di dismissione dell’amianto, ancorché eseguite nel rispetto delle normative vigenti e, quindi, con massima protezione individuale degli addetti, potrebbe avere, comunque, determinato una abnorme dispersione di cancerogeni nell’ambiente, favorendo l’estensione della patologia alla popolazione finora considerata non a rischio."
Riscontriamo altre testimonianze nel verbale della Commissione Tecnica Provinciale per L’Ambiente della Provincia di Treviso del 9/11/04, relativo al diniego della discarica di rifiuti di amianto Falzè di Sernaglia della Battaglia, in cui si legge che "il rappresentante dell’ULSS n.7 ha sottolineato che la discarica di rifiuti di amianto va ascritta fra le attività insalubri di prima classe di cui al Testo Unico delle Leggi Sanitarie". Inoltre l’ULSS n.7, con parere del 24/09/2003, ha scritto che "la nuova attività comporterà un peggioramento generale della qualità della vita ed un possibile incremento del rischio di salute per i residenti nei pressi del sito…Sotto il profilo del rischio connesso alla manipolazione dei materiali contenenti amianto il rischio puo’ essere apprezzabile (e quindi non nullo) anche a livello di fibre disperse inferiori al limite di rilevabilità delle metodiche di monitoraggio previste dalla norma”.

Infatti anche le lastre sigillate entro teli di plastica e depositate nei siti speciali possono provocare guai seri sia perché al momento di confezionare i pacchi, soprattutto se il materiale è deteriorato, può esserci dispersione di fibre, sia perché sul lungo periodo quando gli agenti atmosferici penetrano nelle discariche ne possono uscire percolati (vale a dire fluidi che diffondono le fibre nell’ambiente e nelle acque).

Senza contare gli esempi di incuria e degrado già documentabili per le discariche di amianto. Un esempio eclatante è il comune di Paese in provincia di Treviso dove una discarica di amianto abbandonata a se stessa sta avvelenando gli abitanti da tre anni.
Nel 2006 é stata dichiarata illegale dal Consiglio di Stato, ma nel frattempo la società che gestiva il sito è fallita. Nel 2005 i comitati territoriali hanno inoltrato esposti ai NOE (Nuclei operativi ecologici dei carabinieri) di Treviso, e il risultato, almeno fino a dicembre 2007, è stato che ventimila tonnellate di rifiuti hanno continuato a rimanere accatastati uno sopra l’altro, riparati solo da alcuni teli, del tutto deteriorati e a diretto contatto con l’aria, in barba a tutte le norme, regole e codici di comportamento che in Italia continuano a rimanere per la più parte solo sulla carta e non producono quasi mai l’individuazione dei colpevoli e il conseguente risarcimento per i danni procurati.

Cremona, 23 giugno 2008

Gruppo di lavoro sull’amianto
L’altra Lombardia – SU LA TESTA

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