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    Politica. Ballando sul Titanic

    (1 Luglio 2008)

    Vi sono molte persone scandalizzate dalle poco edificanti telefonate tra il Berlusca e Saccà e altri attendono, leccandosi i baffi, le annunciate intercettazioni di contenuto erotico tra il cavaliere e qualche attricetta,e il furbo Di Pietro alza i toni dello psicodramma per qualche voto in più da sottrarre allo spento e rassegnato Veltroni.

    La cosa non mi appassiona perché non c’è niente da stupirsi, la politica in mano agli affaristi è ormai degradata, le persone non vengono più elette ma nominate dai comitati di affari, il linguaggio normale è quello delle intercettazioni e le dichiarazioni paludate e altisonanti in TV risultano ridicole e artificiali in bocca a personaggi da galera.

    Trovo però drammatico che si parli di queste cose, delle impronte digitali ai rom, del lodo Schifani, del ruolo golpista della magistratura per la quale si invoca il “napalm”, invece di cercare di fronteggiare le due enormi emergenze attuali, che sono l’aumento del costo del petrolio e la crisi finanziaria, originata dai mutui “subprime”, che il governatore Draghi ci ha avvertito che ci piomberà addosso molto presto.

    La stagnazione in cui siamo, e una prevedibile recessione, non sono legate a fattori ciclici congiunturali, né il problema è la “produttività” per ottenere più spazio nei mercati. La questione vera è una crisi di “sistema” e per sistema intendiamo la “globalizzazione”, che ha alla base del suo funzionamento enormi consumi di petrolio per trasportare le merci, merci che dunque costano molto di più per essere prodotte e trasportate e così non trovano più mercato.

    La “decrescita” è in atto, e non sarà “felice” come qualche buontempone spera, ma sarà feroce con i più poveri, e soprattutto non sarà governata dalla politica che ormai, in Italia, è in mano ad affaristi incapaci, alleati di mafiosi, massoneria e Vaticano.

    Se questo è l’orizzonte piuttosto fosco che si delinea, una classe dirigente degna di questo nome (che non c’è né a destra né a sinistra), dovrebbe urgentissimamente occuparsi di realizzare almeno due cose che riguardano la sopravvivenza dei cittadini: la autosufficienza energetica e quella alimentare.

    Lo scenario che dovremmo ricordarci è quello dei supermercati vuoti e dei distributori di benzina all’asciutto dopo solo 3 giorni di sciopero dei TIR. Visto che bruciamo il 30% di tutta l’energia prodotta in Italia (con gas e petrolio) per illuminare e riscaldare le case, con un massiccio e immediato piano energetico per portare il fotovoltaico su ogni tetto di case e capannoni industriali, in pochi anni (2), si potrebbe incominciare ad uscire dalla totale dipendenza dal petrolio, per poi pensare a quelle grandi centrali di solare termodinamico (progetto Rubbia) per una indipendenza energetica totale.

    Persone responsabili, politici non politicanti, insieme agli scienziati,dovrebbero lavorare a questo piano 24 ore su 24 e lo farebbero con il consenso della gente a cui va detta la verità e non illusa su fantomatiche “riprese economiche”.

    Non dipendere più dalla “globalizzazione” per i rifornimenti alimentari è altrettanto necessario come non dipendere più dal petrolio.

    Va governata una riconversione dell’agricoltura che offra ristoro ai consumi interni, legata al territorio e ai suoi bisogni, per produrre alimenti che viaggino il meno possibile e vengano consumati freschi e di stagione, tenendo presente che in molti paesi già sappiamo di razionamenti e tumulti per il prezzo dei generi alimentari importati.

    Forse ricordate che pochi giorni fa vi sono state manifestazioni di pescatori in tutta Italia e anche in Europa che sostenevano di non potere andare più a pescare per gli alti costi del carburante, che peraltro i pescatori pagano 0,80 centesimi assistiti dallo Stato.

    Se io avessi il potere di governare, la mia bussola sarebbe il risparmio energetico e l’autonomia alimentare, e deciderei le seguenti cose:

    -i pescatori che chiedono soldi allo Stato sono quelli della pesca a strascico e della pesca d’altura, pratiche altamente distruttive per il mare e con forti consumi di nafta,che impoveriscono le risorse perché il prelievo è troppo spinto e danneggiano la piccola pesca costiera. A questi imprenditori privati andrebbe semplicemente tolto il sussidio della nafta agevolata e anche l’aiuto finanziario per l’acquisto dei mezzi navali, che oggi è a carico dello Stato.

    In poco tempo ci sarebbe un forte ripopolamento dei banchi di pesce con un incremento di addetti alla piccola pesca costiera, il consumo di pesce sarebbe distribuito su tutto il territorio e non esportato e l’inquinamento legato ai grandi consumi di nafta annullato.

    Questo sarebbe un esempio di governo, se si ha in testa dove ci sta portando la crisi energetica e la futura crisi alimentare, e darebbe retta a ciò che dicono gli scienziati e a quello che dicono i vecchi pescatori, che prima che si adottasse la tecnica della pesca a strascico, trovavano pesce abbondante a pochi metri da casa.

    30 giugno 2008

    Paolo De Gregorio

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