Capitale e lavoro :: Lo sfascio della Pubblica Amministrazione

Invertendo l'ordine dei fattori il prodotto non cambia

(4 Luglio 2008)

.. governo amico degli uni (CGIL, CISL, UIL ...)
.. governo amico degli altri (UGL, FIALS, FSI, Nursig-Up ..)
INVERTENDO L'ORDINE DEI FATTORI IL PRODOTTO NON CAMBIA

Come ben dimostrato dal “decreto legge del 25 giugno 2008 n. 112” a titolo: Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria di cui, varrà pure la pena approfondire i contenuti ma che riluce soprattutto nel suo art. 71, il cui titolo Assenze per malattia e per permesso retribuito dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni anche ad una prima approssimazione non si capisce in che modo possa mai essere urgente per lo sviluppo economico, per la semplificazione, per la stabilizazione della f.p. e tanto meno per la perequazione tributaria.

L'articolo in questione infatti estende, nel PI, la fascia oraria di reperibilità al controllo del dipendente malato dalle 8.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 20.00, inasprendo inoltre le restrizioni retributive, riducendole cioè al solo minimo tabellare. Per giunta a partire dalla prima messa in malattia, se oltre i 10 giorni (ma bisognerebbe saperlo prima .. del medico), e comunque dalla seconda nel corso dell'anno, il dipendente dovrà certificare presso una struttura pubblica la propria malattia.

Insomma è un po' come fare la lotta alla mafia inasprendo le sanzioni per le vittime piuttosto che per i mafiosi.

Infatti il decreto non dice nulla, assolutamente nulla, sui presunti «fannulloni», ma non esita a colpire indiscriminatamente chiunque si ritrovi in stato di necessità.

E' la solita impotenza del «cretinismo parlamentare», emanare «decreti legge» (ma non erano antidemocratici?), dichiarando elevatissime intenzioni solo per risparmiare vile denaro a spese della maggioranza dei lavoratori che, certo, fannulloni non sono (ma loro, si sono mai visti allo specchio?). Dal che si comprende facilmente che il nuovo governo, «amico» dei nuovi amici, vale quanto quello dei vecchi.

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