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(25 Aprile 2010) Enzo Apicella

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Trieste: contro la mistificazione della storia / 2

Lettera inviata ai giornali locali italiani e sloveni e alle associazioni partigiane italiane e slovene

(1 Febbraio 2003)

Gentile direttore

Le scriviamo in relazione alla prevista erezione in piazza Goldoni di un monumento "alle vittime di tutti i totalitarismi", ovvero "alle vittime dei regimi totalitari". Un monumento voluto dalla precedente amministrazione comunale con intenti "pacificatori", per ricordare tanto coloro che furono perseguitati e uccisi da fascismo e nazismo che coloro che vennero uccisi dagli "slavocomunisti".

Si tratta di una cosa che ci tocca personalmente in quanto apparteniamo a una famiglia in cui le "vittime del totalitarismo" sono state parecchie. Ci limiteremo a citare Giusto Blasina e suo fratello Rodolfo, uccisi dai nazisti rispettivamente in via Ghega e a Opicina in quanto militanti del movimento di liberazione sloveno. Crediamo quindi rientrino a pieno titolo tra coloro cui dovrebbe essere dedicato il monumento in questione. Assieme a loro il monumento dovrebbe però ricordare anche le vittime del c.d "totalitarismo comunista" nella sua versione "titoista". E tra questi naturalmente in primo luogo le c.d. vittime delle foibe, p. es. l'agente di PS nonché membro della banda Collotti Santo Camminiti, lo squadrista Arrigo Chebat e la SS Ottocaro Crisa. E questo non intendiamo tollerarlo. Non intendiamo tollerare che i nostri cari siano ricordati assieme a coloro che combattevano, che li hanno perseguitati e uccisi. Perché sarebbe per loro una beffa, una irrisione al loro sacrificio.

Nè intendiamo tollerare che i nostri cari vengano utilizzato per mistificare la storia a scopo propagandistico. Perchè è questo l'unico scopo di quel monumento. Mistificazione che inizia dall'utilizzo di termini vaghi e ambigui come "vittime" e "totalitarismo". I nostri cari non sono stati vittime di nulla, se non di qualche spiata, ma hanno scelto di combattere per degli obiettivi in cui credevano, consapevoli dei rischi che ciò comportava. E' solo per i motivi per cui combattevano che la collettività può ricordarli. Il resto sono affari privati dei suoi discendenti. Il "nostro" monumento dovrebbe invece ricordare delle persone non per i motivi positivi per cui sono morti, ma solo perché sono morti. Con l'aggiunta del piccolo particolare che alcune delle persone a cui è dedicato il monumento potrebbero essere gli assassini materiali di altre "vittime dei totalitarismi". Quindi il monumento ricorderebbe assieme assassini e assassinati. Legittimando così gli obiettivi ed i motivi per cui combattevano squadristi, aguzzini, SS e altri personaggi del genere facendoli passare quali vittime di una presunta "intolleranza ideologica", come dei pacifici dissidenti uccisi solo per le loro opinioni. È un falso e anche un insulto alla loro memoria - perché come i nostri cari non si sono limitati ad avere delle opinioni, ma agivano, ed è per le loro azioni che sono stati uccisi, lo stesso vale per chi stava dall'altra parte.

Il termine totalitarismo, preso a prestito dalla storiografia e peraltro ritenuto da buona parte degli storici tutt'altro che scientificamente valido, serve invece solo a scaricare su dei regimi, su delle idee, tutte le colpe di quanto accaduto. In particolare le colpe di coloro che appartenevano alla stessa classe tanto del sindaco precedente che di quello attuale, e che i programmi e la pratica di Mussolini e Hitler li conoscevano molto bene, e che proprio per questo li hanno appoggiati e finanziati, perché da loro si attendevano ed hanno avuto lauti profitti. Perché Mussolini e Hitler al potere non ci sono andati per intervento della Provvidenza, ma grazie al denaro dei vari Agnelli e Krupp.

Dietro gli intenti "pacificatori" c'è invece la volontà, mettendo sullo stesso piano i loro sgherri e chi li combatteva, di far passare l'idea che chiunque abbia combattuto non semplicemente per il ritorno all'epoca prefascista, ma per una società profondamente diversa, era un criminale.

Tutto questo viene fatto per il presente, perché i monumenti sono dei messaggi per l'oggi, non per il passato. Un presente tutt'altro che pacificato, in cui le ragioni ed i motivi per cui hanno combattuto i nostri cari sono tutt'altro che esauriti.

Siamo decisi ad impedire con tutti i mezzi che il monumento riguardi anche le persone da cui con orgoglio discendiamo e rivolgiamo un appello ai parenti e discendenti di caduti della guerra di liberazione, di vittime della deportazione e della repressione nazifascista e a tutti coloro che non intendono far passare una operazione del genere perché vogliano unirsi a noi. Possono contattarci allo 3495015941 o allo 3400802508.

Neva Blazina - Volk
Tea Volk
Pavel Volk
Sandi Volk

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