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il pane e le rose

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Sul Congresso del Prc

(8 Luglio 2008)

E’ vergognoso ciò che sta succedendo nel congresso di Rifondazione Comunista ed è il segno, anche questo, della crisi profondissima del partito e della necessità – prima che sia troppo tardi – di rilanciare un progetto di ricostruzione di una nuova forza comunista di nome e di fatto, e quindi su basi nuove. Un partito in cui vince il congresso chi è più capace di portare a votare iscritti finti o addirittura ricattati nella logica clientelare del potere amministrativo locale, non solo è lontano anni luce da un partito comunista, ma è un partito che non attira nessuno, anzi allontana i tanti iscritti e militanti in buona fede che credono alla costruzione di una società alternativa e di una politica diversa. Questa è diventata Rifondazione Comunista e non da ora. Anche al precedente Congresso di Venezia il tesseramento gonfiato e il voto leaderistico e presidenzialistico per “Bertinotti”, furono i mezzi con cui vinse una maggioranza di appena il 59% che portò alla sinistra europea e al governo, cioè al disastro attuale.

Ancora più vergognoso è che mentre fra le prime due mozioni, in campagna congressuale, ci si scontra frontalmente con accuse e controaccuse pesantissime, quasi da querela legale, ci si prepara – finito il congresso – a mettersi d’accordo in un grande inciucio. Proprio come fanno il centro-destra e il centro-sinistra nella politica nazionale. Incredibile ma significativa a questo riguardo è la dichiarazione di Paolo Ferrero riportata sul Manifesto di qualche giorno fa (4 luglio): “Il congresso deciderà la linea ma a una gestione unitaria del partito allargata a tutte le mozioni non ci sono alternative”.

Chiariamo a Ferrero e ad altri che noi della terza mozione non siamo disponibili. Pur essendo in prima fila, e non da ora, nella lotta contro ogni snaturamento in senso democristiano dei congressi del partito, non siamo disponibili a nessuna gestione unitaria del Prc senza politica. Non siamo interessati a sedie e poltrone senza la costruzione comune di una nuova linea politica, senza una rottura di continuità con la linea e la cultura politica che hanno portato alla catastrofe. Solo se si imbocca la strada della rifondazione/ricostruzione di un più forte partito comunista, verso il superamento della diaspora comunista sulla base dei contenuti, diversamente da ridicoli partiti del pomodoro e simili, si potrà avere il nostro consenso.

Leonardo Masella.
Terza Mozione Congressuale, la mozione dei 100 circoli.

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