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(23 Febbraio 2010) Enzo Apicella
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    La doppia morale di Rifondazione

    (14 Luglio 2008)

    “Non può esserci sinistra che non abbia nel proprio Dna il rifiuto della Guerra – di tutte le guerre – e un’opzione politica di nonviolenza. Non per caso, essa morì, la prima volta, anche simbolicamente, nel voto del parlamento tedesco a favore dei crediti di guerra e nel cedimento ai nazionalismi che condussero l’Europa a consumare “la più inaudita strage dei suoi giovani figli”. Non per caso, essa rinacque nella prima “scalata al cielo” del ‘900 rivendicando il diritto alla pace.”

    Chi sono costoro che condannano il socialimperialismo, simboleggiato dal 4 agosto 1914 e dal voto della socialdemocrazia tedesca per i crediti di guerra, ed esaltano la rivoluzione d’ottobre, che costituì il punto più alto della lotta contro la guerra imperialistica? Sono proprio coloro che, insieme con Diliberto e Pecoraro, guidarono i parlamentari della “sinistra radicale” a votare il rifinanziamento della spedizione in Afghanistan, e delle altre “missioni”, che fino a non molto tempo prima avevano denunciato come imperialiste. Sono Bertinotti, Giordano, Francesco Ferrara, Alfonso Gianni, Rina Gagliardi, Elettra Deiana e tanti altri raggruppati nella mozione che fa capo a Vendola. Perché non applicano a se stessi il medesimo criterio, e stabiliscono che Rifondazione è morta, anche simbolicamente, nel voto del parlamento italiano a favore della spedizione dell’Afghanistan dell’estate del 2006? Invece, neanche con l’aiuto del computer riuscirete a trovare la parola Afghanistan nella mozione.

    Altri responsabili, parlamentari e dirigenti nazionali, si sono collocati in altre mozioni, dove giocano il ruolo dei “pentiti”, pronti a un nuovo slancio unitario, nel caso che gli equilibri interni di Rifondazione dovessero provvisoriamente consolidarsi.

    La doppiezza, che caratterizza l’intera classe dirigente di Rifondazione, provoca la reazione indignata, anche se tardiva, di una parte della base. In realtà il congresso verrà deciso dalle carovane di “cammellieri” e “cammelli” che attraversano certe federazioni, dai militanti che hanno preso la tessera un quarto d’ora prima, o, addirittura da “simpatizzanti” che non la prenderanno mai.

    Cerchiamo di capire meglio il confronto col 1914, che lo stesso documento vendoliano suggerisce, e nello stesso tempo elude: “ L’opportunismo – scriveva Lenin – se lo consideriamo su scala europea, è restato giovane, per così dire, fino allo scoppio della guerra. Con la guerra esso è giunto definitivamente alla virilità e non è possibile renderlo nuovamente “innocente” e giovane. Si è formato tutto uno strato sociale di parlamentari, di giornalisti, di burocrati del movimento operaio, di impiegati privilegiati e di alcune categorie proletarie, che si è fuso e adattato alla propria borghesia nazionale, la quale ha ben saputo apprezzarlo e “adattarselo”.(1)

    A differenza di allora, la borghesia italiana di oggi ha gettato in mare i dirigenti di Rifondazione che non servivano più. Ma questo non rende il loro opportunismo nuovamente “innocente” e “giovane”.

    Le denunce di Lenin , della Luxemburg e di tutti gli internazionalisti, costituivano una condanna anticipata della politica della direzione del PRC, e Bertinotti, per esorcizzare questo pericolo, dichiarò che tutti i grandi rivoluzionari del novecento erano morti, non solo fisicamente. Non era un tentativo di dare un giudizio storico sul secolo scorso, come si pensò allora, era un maldestro tentativo di autodifesa preventiva. Come Berlusconi cerca di screditare i giudici che potrebbero condannarlo, così Bertinotti ha cercato di seppellire la teoria che dimostra il suo opportunismo, giunto a completa maturazione.

    Si può fare davvero un confronto tra il problema gigantesco del fallimento della II Internazionale e quello modesto della sinistra “radicale”? Di comune c’è la scelta di appoggiare l’imperialismo e di voltare le spalle alla lotta per l’emancipazione della classe operaia e dei popoli vittime del colonialismo. Di diverso c’è il fatto che l’Internazionale aveva teorici del calibro di Plechanov e Kautsky, dirigenti come Guesde o Victor Adler, e un’organizzazione imponente, mentre la sinistra d’oggi ha al massimo pifferai magici come Bertinotti o Diliberto. Hanno venduto la loro primogenitura per un piatto di lenticchie, che Esaù ottenne davvero, mentre i grandi timonieri della sinistra ne hanno sentito solo il profumo, perché sono stati cacciati in massa dal parlamento. Una trombatura gigante, dal tempo della caduta delle mura di Gerico le trombe non suonavano così forte.

    Questa gente, che ora cerca di ripresentarsi in veste antimilitarista, ha votato il finanziamento dell’avventura afgana e delle altre, insieme con berlusconiani, fascisti, leghisti, DS, Margherita, ecc. C’è stato, in parlamento e fuori, un fronte unico che andava dalla Mussolini e Fiore a Russo Spena, da Diliberto a Casini, da Lussuria a Mastella, da Caruso a Berlusconi.

    Il ministro della difesa Ignazio La Russa, in visita al contingente italiano della “missione” Isaf, ha detto che i ”militari italiani - in particolare la Task Force 45 - impegnati a Farah, nel sud dell’Afghanistan, da un anno combattono periodicamente contro gli insorti talebani... “Il governo Prodi - ha spiegato La Russa - ha tenuto giustamente questa informazione riservata. Lo avrei fatto anch’io al posto di Prodi. Oggi però confermiamo che i nostri militari hanno partecipato ad azioni anche di combattimento, hanno salvato vite umane di militari appartenenti ad altri contingenti e neutralizzato attentati”.(2)

    In dichiarazioni successive, ha corretto il tiro sull’omertà del governo Prodi, considerato solo reticente, ma non ha modificato le dichiarazioni sui combattimenti : “Le operazioni di combattimento condotte dai militari italiani della Task Force 45 in Afghanistan "non è che siano state nascoste dal governo precedente; sicuramente non sono state evidenziate".(3) L’alibi della sinistra, secondo la quale le operazioni militari vere e proprie sarebbero decise soltanto dal governo Berlusconi, crolla miseramente.

    A dispetto dell’evidenza, l’Ufficio Stampa di Rifondazione scrive: “Sull'Afghanistan, i ministri Frattini e La Russa proseguono nei loro giochi di prestigio mentendo agli italiani sulla reale natura della partecipazione italiana alla missione Isaf. Elettra Deiana, esponente del Prc-SE, commenta così la decisione comunicata oggi dai ministri degli Esteri e della Difesa di modificare i caveat che regolano la partecipazione italiana alla missione afghana. Cosa vuol dire rendere più efficace il nostro intervento sul territorio – si chiede Deiana- se non quello di dichiarare la nostra disponibilit a partecipare a conflitti armati contro le milizie talebane. Praticamente, un passaggio diretto ad azioni di vera e propria guerra.”(4) Come se la partecipazione ai conflitti non fosse cominciata da tempo, come documentano, ad esempio, gli articoli di Enrico Piovesana sul sito Peacereporter.(5) Le decisioni prese dal nuovo ministro sono un’ulteriore accentuazione degli aspetti bellici della missione, ma cambiamenti di fatto in questa direzione sono già avvenuti sotto il governo Prodi.

    La differenza tra destra e “sinistra” è questa. La Russa accetta la scelta imperialistica e bellicista con esaltazione e orgoglio. La sinistra, prima che la cacciassero dal parlamento, ha votato per la stessa avventura, ma se ne vergogna. Sarà un fatto di coscienza, forse importante per un confessore o un padre spirituale, ma irrilevante per la lotta di classe: “E’ del tutto indifferente quel che la coscienza si mette a fare per conto suo” (L’ideologia tedesca).

    Rifondazione pretende di tornare ai tempi in cui in parlamento attaccava il militarismo di Berlusconi. Ma tutti i parlamentari che hanno votato i crediti di guerra sono passati attraverso la porta del socialimperialismo, sulla quale, come su quella di Dante, c’è scritto: “Per me si va tra la perduta gente...”.


    12 luglio 2008

    Note

    1) Lenin, “Il fallimento della II Internazionale”, maggio – giugno 1915.
    2) La Russa: "Afghanistan combattiamo da un anno ma Prodi ha taciuto". ilGiornale.it del 01-07-2008
    3) “Afghanistan, La Russa: governo Prodi non nascose combattimenti”, ANSA.it, 2008-07-02
    4) Afghanistan, Deiana (RC-SE); La Russa e Frattini proseguono nei loro giochi di prestigio - Rifondazione.it. Ufficio stampa prc, Roma, 11 giugno 2008 .
    5) Piovesana, “Afghanistan, le battaglie degli Italiani”, Peacereporter, 17/01/2008

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