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(23 Luglio 2008)
Se guardiamo alle condizioni reali delle lavoratrici e dei lavoratori, scopriamo facilmente che esse, specie negli ultimi anni, sono peggiorate.
Nonostante il tentativo piuttosto diffuso, di occultare queste condizioni, l’Istat nei suoi rapporti continua a registrare una costante perdita del valore reale dei salari, a fronte di una crescita consistente della produttività e di un drammatico aumento della disoccupazione.
Altri dati, sempre di fonte ufficiale ci segnalano come le condizioni di lavoro siano peggiorate in termini di sicurezza nella prestazione lavorativa e di intensificazione dello sfruttamento.
A delineare questa situazione hanno contribuito, le privatizzazioni selvagge ed incontrollate, spesso accompagnate da dismissioni e da una riduzione drastica di occupazione, salario e diritto.
Credo che il sindacato debba attivare un lavoro di massa con le lavoratrici e con i lavoratori, soprattutto con tutti quei delusi dagli accordi sindacali fatti dal 1992 ad oggi.
Questi lavoratori vanno riconquistati ad un impegno e riportati alla lotta.
Bisogna ripartire non negando che il movimento sindacale italiano è attraversato dai problemi e dai travagli della società: nuova divisione internazionale del lavoro con spostamenti in tempo reale di enormi masse di capitali e con la ricollocazione delle produzioni in Paesi dove minore è il costo del lavoro (cioè dove più alto è il livello di sfruttamento), accompagnato da una grande richiesta di flessibilizzazione dei rapporti di lavoro.
Secondo me il sindacato di massa e di classe da ricostruire si qualifica per la sua piattaforma sociale, per contenuti e forme di organizzazione e di lotta e per la tendenza anticapitalistica.
In sostanza occorre porre il problema della ricostruzione di un sindacato di classe, democratico e autonomo. Questo sforzo richiede, rimboccarsi le maniche in ogni luogo di lavoro, sapendo discutere e confrontarsi con chi la pensa in modo diverso, giorno dopo giorno. I grandi cambiamenti avvengono solo con la sedimentazione di lunghi processi.
Un primo piccolo passo può essere quello di sostenere firmando o formando comitati sostenitori, della proposta di legge di iniziativa popolare su:
- un salario minimo di 1300 euro netti al mese;
- un salario sociale per tutti i periodi di non lavoro e un minimo previdenziale di 1000 euro;
- una nuova Scala mobile, nella forma del recupero automatico annuale, la differenziale tra inflazioni reale e programmata.
Questo è solo l’inizio “senza se e senza ma”.
Antonello Tiddia
RSU Carbosulcis
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