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(18 Novembre 2008) Enzo Apicella

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Inflazione

(23 Luglio 2008)

Allora, la BCE ha alzato i tassi. La notizia è stata per un giorno sulle prime pagine dei giornali (Berlusconi ha detto che va bene, Sarkozy ha detto che va male, Barroso ha detto che bisogna fidarsi dei banchieri centrali, Tremonti non ha detto nulla ma ha mugugnato contro la speculazione -ci tornerò sopra) e senza una chiara spiegazione di che cosa significhi e che cosa comporti questa misura. Poi è finita nelle pagine economiche, e lì addio, peggio che mai: lì lo fanno apposta a non farci capire un tubo nulla. Lo fanno apposta, ve lo dico io: perché a furia di linguaggi pseudotecnici, gerghi per addetti ai lavori, reticenze, formulette ripetute a vanvera e balle varie anche questa volta ci stanno intortando.

Formuletta ripetuta a vanvera: il rialzo dei tassi è una misura contro l'inflazione. E' una formuletta reticente, signori miei - dico a voi, caro il mio Trichet e caro il mio Draghi che la ripetete come una litania. Tirate un po' fuori il vostro vecchio manuale di scienza delle finanze e leggete la frase per intero: il rialzo dei tassi è una misura contro l'inflazione da domanda. Forse è il caso di ridare un'occhiata a tutto il capitolo, già che ci siete: dice senz'altro - qualsiasi sia il manuale su cui ai bei tempi avete dato l'esame - che ci sono diverse cause e diversi tipi di inflazione. I manuali, in genere, ne citano almeno tre: l'inflazione da domanda, appunto; la cosiddetta inflazione inerziale, cioè la famosa spirale prezzi-salari, di cui parlate un po' troppo spesso per i miei gusti; l'inflazione dovuta ad aumenti dei prezzi in mercati specifici.

Ora, vi pare una inflazione da domanda, quella attuale? No, dico: qui nessuno domanda più niente, né i privati né lo Stato, i consumi sono ai minimi storici, la spesa pubblica tagliata via a fette che peggio non si può, i commercianti piangono come vitelli e noi poveracci piangiamo anche di più - perfino il pane è diventato un lusso.

Vi pare una inflazione inerziale, causata dalla spirale prezzi-salari? Dico, siete scemi o ci prendete per il culo? Ma quale spirale! Qui in Italia, poi! E' da quel dì che ci avete levato la scala mobile! Dati alla mano - e sono dati recenti - i lavoratori italiani sono il fanalino di coda dei 30 paesi OCSE (i paesi più industrializzati dell'occidente), con salari inferiori del 20% (in termini di potere d'acquisto del 22%) a quelli della media OCSE. Prezzi alti e salari bassi, questa è la realtà. Ma voi imperterriti: "la spirale prezzi-salari", "la spirale prezzi-salari", come dire: colpa vostra, allezziti, pretendete sempre troppo e poi ci ritroviamo con l'inflazione. Basta, eh?! Dico a lei, governatore Draghi, e anche a lei, signora Marcegaglia: finitela con questo tormentone, se ve lo sento ripetere un'altra volta vi prendo a manate.

E allora, non sarà mica un'inflazione dovuta ad aumenti di prezzi in mercati specifici? Guarda, direi proprio di sì, e mica bisogna essere delle aquile visto che il prezzo del petrolio è alle stelle - un prezzo che come tutti sanno si ripercuote sulla quasi totalità dei prodotti. Servirà a qualcosa, aver alzato i tassi? Guarda, direi proprio di no, su questo piano mi sembra una misura del tutto ininfluente, ma se per caso mi sbaglio pregherei il signor Draghi di spiegarmelo con pazienza. Ci pensi con calma, governatore. Intanto apro una piccola parentesi.

Una piccola parentesi sulla questione del rincaro del petrolio. Come mai è aumentato tanto? Perché le riserve si stanno esaurendo, perché i produttori producono poco per farci dispetto, perché i paesi emergenti ne chiedono tanto. Sì, sì, per tutto questo. Ma anche per un'altra ragione che quel genio di Jean Claude Trichet nega: per l'effetto della speculazione sui futures. I futures sono dei titoli derivati, cioè dei contratti a termine standardizzati per poter essere negoziati in borsa, che fanno riferimento ad altre "attività sottostanti" - titoli, indici, valute, merci, crediti. In pratica, e per farvela breve, funzionano come scommesse sulle attività sottostanti: scommetti che quel poveraccio mi rimborserà il mutuo? E' il contenuto di un derivato sui subprime, quella roba che ha fatto tracollare le borse e traballare molte banche, ve lo ricordate. Scommetti che il prezzo del petrolio salirà dell'altro? E' il contenuto di un future sul petrolio. Ora è chiaro - anche qui non bisogna essere delle aquile - che se sono stati negoziati tanti futures di questo tipo, c'è un grosso interesse al fatto che il prezzo del petrolio aumenti per davvero. Grosso interesse, non come il mio che ho puntato 5 euro al gioco del lotto. Loro - gli speculatori - ci hanno puntato un casino di soldi, e un casino di soldi, è chiaro, il mercato del petrolio alla fine lo influenza: è evidente - eppure Trichet lo nega. Come mai lo nega? Perché Trichet, il governatore della BCE, è il banchiere delle banche, e le banche - queste birichine - sui derivati ci hanno speculato parecchio, ultimamente... Ci pensate? Accusare le banche di contribuire all'inflazione? Santo cielo! Chi avrebbe mai questo coraggio? Eppure la faccenda è brutta: nel caso del petrolio - ma lo stesso discorso vale per i futures su altre materie prime - è evidente che il comportamento del capitale finanziario sta penalizzando pesantemente non soltanto famiglie e consumatori - cioè noialtri disgraziati, di cui alle autorità monetarie non potrebbe fregare di meno - ma anche numerosi settori produttivi. Sapete chi ha provato a dirlo? Tremonti. E' uno dei pochi a dire che il problema è la speculazione, ma mi sa che lo stanno zittendo. Accusare le banche è come lottare contro i mulini a vento, a quanto pare: non c'è modo di spuntarla.

Ma torniamo al nostro Draghi. Gli ho chiesto una spiegazione: me l'avrà data? Tempo, ne ha. Lui decisioni così importanti come quelle del suo collega Trichet non le prende più - ormai le banche centrali dei paesi europei sono state esautorate dalla BCE - è quasi un mezzo pensionato, il nostro Draghi, ha poco da fare e tempo da perdere. Per questo fa tante prediche e tanti discorsi, nemmeno fosse un'autorità politica, che so, il ministro delle finanze o il ministro del tesoro. Allora, avrà trovato il tempo, almeno lui, di dire una parolina sul caro-petrolio e sul perché il rialzo dei tassi dovrebbe risolvere il problema? Vediamo. Sfoglio un po' di giornali. Macché. Mica lo spiega. Draghi si limita a dire che il rialzo dei tassi è una misura "assolutamente necessaria per difendere a medio termine l'erosione del potere d'acquisto dei salari". Senti là! Il paladino del proletariato! Astuto, poi, quel "medio termine", governatore: ma non creda di fregarmi. Lo so benissimo che è una parolina magica che usano gli economisti per non essere smentiti subito. Subito non è vero, ma chissà, nel medio termine... Nel lungo termine poi, come diceva Keynes, saremo tutti morti, e allora chi si ricorderà che Draghi ci ha raccontato delle balle. Perché subito, amici miei, per noi sarà dura. Per quelli di noi - e sono tanti - che stanno pagando il mutuo della casa o le rate della macchina, sarà dura. Gli interessi saliranno per tutti.

No, per tutti no: non ve la stavo contando giusta. Soprattutto non ve la stanno contando giusta il solito Trichet e il solito Draghi: impegnati come sono a ripetere la litania della "spirale prezzi-salari" per farvi sentire in colpa, si sono dimenticati di dirvi una cosina. Una cosina piccola piccola - che importanza ha. Io però ve la dico. Il rialzo dei tassi riguarda quasi tutti: riguarda le famiglie che si sono fatte fregare con i mutui a tasso variabile, riguarda i consumatori che vedranno crescere gli interessi sulle vendite rateali, riguarda gli Stati (Italia in testa) che devono pagare gli interessi sul debito pubblico, riguarda gli imprenditori (soprattutto quelli piccoli) che dipendono dal credito. Ma non riguarda le banche: le banche potranno continuare a usufruire del TAF (Term Auction Facility), cioè di un tasso veramente molto basso (attualmente del 2,24%). E' un tasso praticato dalle banche centrali per aiutare le banche che - poverine - hanno fatto speculazioni un po' troppo azzardate. A loro niente prediche, niente litanie per far venire i sensi di colpa, nemmeno una tiratina d'orecchi. Una pacca sulla spalla e un bel tasso agevolato.

Alla faccia di Robin Hood! Questi banchieri centrali premiano gli speculatori - i veri responsabili dell'inflazione, ha ragione Tremonti - e la fanno pagare ai poveracci. Rubano agli incravattati per dare ai cravattari. E mi dispiace, ragazzi, ma non possiamo nemmeno consolarci dicendo "governo ladro": la decisione viene dall'alto della BCE, da un tizio che nessuno ha eletto e che si permette di condizionare le politiche economiche di paesi sovrani con i suoi ragionamenti da banchiere. Perché qui sta il punto. Come ho già detto, i banchieri centrali sono i banchieri delle banche: non hanno affatto a cuore il benessere della gente, né "la ricchezza delle nazioni", come diceva il povero Adam Smith, né tanto meno i destini dell'umanità. Hanno a cuore le banche.

lunedì, 07 luglio 2008

Maria Turchetto

Commenti (1)

Il cancro BCE

Ho letto tutto l’articolo della Turchetto e, sostanzialmente, sono d’accordo sulla sua analisi, fra l’altro ben documentata. Quello però che ancora non riesco a capire è perché ancora si giri al largo dal tema scottante: il signoraggio della BCE. Il quale signoraggio ci sta indebitando in modo tale, sia che si alzi il tasso di sconto o che lo si tagli, che ci sta portando o alla Stato-bancarotta, o all’aumento indiscriminato di tasse, orpelli, aumenti dei generi di prima necessità, all’allargamento del “fenomeno” del precariato e della flessibilità (due facce della medesima moneta), alla disoccupazione…e alla fine all’avventura di una rivolta popolare (non rivoluzione) guidata, indifferentemente, da estrema destra o estrema sinistra, e con qualsiasi esito, per porci ancora di più, poi, in condizioni di accettare qualsiasi nuovo ordine e comunque sempre sotto il tallone della BCE o del Fondo Monetario Internazionale. Stante che la BCE o altro istituto bancario nazionale o internazionale (banche private e non statali), non converte in oro l’euro o il dollaro , non è accettabile che a stampare carta moneta, il cui costo è infinitesimale rispetto al valore nominale, siano banche private e non la zecca di Stato. Se questa facoltà venisse trasportata sotto il controllo dello Stato (e non lo Stato sotto il controllo di Bankitalia com’è adesso) il debito pubblico scomparirebbe. Chi, cosa, ci impedisce di chiedere a gran voce (e per gran voce intendo: politicamente) di portare allo Stato lo stampaggio dell’euro e non solo com’è adesso limitato alla moneta da uno e due euro e gli altri spiccioli?
Può rispondermi la Turchetto o qualcun altro?

(1 Agosto 2008)

rolando marchioni

rolando1934@alice.it

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