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i partitini arcobaleno: nel segno della continuità

(27 Luglio 2008)

Malgrado ci fossero tutte le condizioni per cambiare decisamente strada, dirigenti, strategia, metodi, i partitini trombati alle elezioni politiche, nei loro congressi, hanno scelto niente di meno che la “continuità”, rieleggendo Diliberto nel PDCI, la Francescato nei verdi (che è della corrente di Pecoraro Scanio), con la parziale eccezione di Rifondazione che boccia il candidato bertinottiano Vendola.

La cosa che più mi ha colpito nel congresso di Rifondazione è che è stata fatta una feroce autocritica che nella sostanza diceva che tutto il gruppo dirigente non aveva capito nulla e che il rapporto con l’elettorato non c’era più, ma il rimedio è quello di riproporre gli stessi dirigenti responsabili della disfatta.

La cosa più urgente che viene da osservare è che non c’è limite all’attaccamento alla poltrona e al ruolo dirigente. Ciò riguarda tutti i partiti e tutte le istituzioni. Ciò concorre a creare una CASTA inamovibile che si crea le sue complicità e visibilità con Tv e giornali, diventa autoreferenziale, crea distanze abissali con l’elettorato chiusa nei comodi PALAZZI.

L’UNICA norma di salute pubblica e di salvaguardia della democrazia, valida per poter impedire questo processo di strutturazione della CASTA, deve essere quella inflessibile e rigida di non consentire a nessuno di avere cariche politiche o sindacali, o anche ai vertici dei partiti, per più di due mandati, oltre i quali si è ineleggibili per LEGGE, non per graziose rinunce.

Se pensate agli effetti che questa norma civile avrebbe sulla politica e sul sindacato in Italia e il costante rinnovamento che consentirebbe, sarebbe veramente nell’interesse di tutti, ma se vai a chiedere, magari a quelli di Rifondazione, di adottare nel proprio partito questa regola ti inventano mille scuse, come minimo ti rifilano la frase classica che “le cose sono più complesse e che una regoletta non basta”.

Personalmente io non voterò mai più un partito se questo non adotta al suo interno e per le cariche parlamentari, rigidamente, la norma dei due mandati e poi a casa, di nuovo soldato semplice.

Vorrei ricordare a coloro, ridicolmente minoritari, che sventolano ancora la bandiera comunista, che ingannano i loro seguaci, in quanto il passaggio dalle condizioni del capitalismo a quello del comunismo, è possibile solo con la lotta armata, storicamente è stato solo così. Anche ciò non ha portato a nulla, visto che gli operai non hanno cambiato la loro condizione, prima prendevano gli ordini dal padrone, poi dal partito, e basta vedere la Cina di oggi e la cinica disinvoltura con cui si è passati al capitalismo, per non aspettarsi nulla dalle rivoluzioni.

Anche i “riformisti”, Togliatti per primo, promettevano sostanziali miglioramenti nelle condizioni della democrazia, ma anche questa era una illusione e la storia parla chiaro. Dopo 50 anni di democrazia abbiamo la classe operaia marginalizzata, precariezzata, con più incidenti e morti sul lavoro, senza altra prospettiva se non quella di ingrassare il padrone, senza ideali, e al potere politico il più grande capitalista italiano che si fa le leggi per non essere processato. E la sinistra ininfluente, balbettante, divisa, ridicola.

Le classi subalterne non hanno avuto né rivoluzione, né riforme, le rivoluzioni passate sono fallite, e parlare di “rifondare il comunismo” mi sembra solo autolesionista e sciocco.

Oggi nel mondo vi è una crisi che avrà degli effetti catastrofici se non la si fronteggia con una svolta,

Quasi tutti i paesi del mondo ormai sono inseriti nella “globalizzazione” capitalista in cui si produce per il mercato globale e non per i bisogni interni, e questo meccanismo si sta per inceppare per i costi del petrolio e della energia in genere, che renderanno antieconomica la globalizzazione. E’ questione solo di tempo, ma la diminuzione delle risorse petrolifere è vicina, i paesi che possiedono petrolio lo faranno pagare sempre più caro, e se non si esce da questa gabbia ristrutturando economia ed energia (rinnovabili) per i consumi interni di ogni nazione, il crollo del sistema globale farà disastri.

Prepararsi a questa svolta, indicare le priorità, fare di ogni tetto una centrale fotovoltaica, diminuire drasticamente i consumi e gli sprechi, fermare l’immigrazione, ristrutturare l’agricoltura per l’autosufficienza alimentare, sono compiti giganteschi che non sarà il capitalismo a guidare, e per cui bisogna creare una classe dirigente.

Anche perché se alla crisi energetica si sommerà il problema del riscaldamento globale, l’effetto serra, lo scioglimento dei ghiacci polari, la siccità, la desertificazione, l’aumento di metri del livello dei mari, i capitalisti che continuano a parlare di rilancio di economia e consumi, diventeranno ridicoli e inadeguati come la “sinistra” di oggi.

Passare dalla globalizzazione all’autosufficienza nazionale, agricola ed energetica, è un passaggio epocale che necessita di altra mentalità e altra cultura, la fine del liberismo responsabile del disastro ambientale, e la mano pubblica più presente in tutte le decisioni.

27 luglio 2008

Paolo De Gregorio

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