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(14 Novembre 2010) Enzo Apicella

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Comunque portate fiori: morti e nascite a sinistra del PD

(30 Luglio 2008)

Che sia la sinistra arcobaleno a morire, nelle sue componenti partitiche, attraverso congressi asfittici o che sia la stessa sinistra arcobaleno a rinascere ricercando soluzioni esterne, e quindi di ri/nascite, poco importa, comunque dotiamoci di un bel mazzo di fiori.
Partiamo dalle nascite, le morti sono poco interessanti, se è chiara la diagnosi letale.
Partiamo anzi dal documento della Sinistra democratica approvato all’ultimo consiglio nazionale, da un capoverso molto importante:
“C’è bisogno di un salto in avanti, non di un ritorno indietro rispetto alla precaria formula dell’Arcobaleno. La sinistra ha, di fronte a se, una sola e importante possibilità di ripresa: quella di avviare subito la fase costituente di una nuova forza politica che sia fondata sulla partecipazione e sul protagonismo di migliaia di donne e di uomini, iscritti e non iscritti ai partiti politici. Una Costituente di sinistra che sappia essere anche il cantiere di una innovazione politica e culturale, e che veda impegnate con generosità e passione quelle forze politiche che credono senza riserve in questo progetto. Non si deve ripetere l‘errore di ritenere che a sinistra si debba stare insieme, a prescindere dalle vocazione, dalle volontà, dalle categorie interpretative che si mettono in campo. Il carattere “plurale” del nuovo soggetto politico non può significare la somma di apparati ma dev'essere lo scambio e la valorizzazione di culture che attraversano tutta la sinistra, in ciascuna delle sue attuali componenti: la cultura del lavoro, della qualità e della sostenibilità dello sviluppo, il pacifismo, la cultura dei diritti e delle libertà civili, l'esperienza femminista. Riteniamo che la soggettività e libertà femminili siano per noi fondanti qualunque progetto politico. E che le pratiche del femminismo possano fornire alla politica innovazioni importanti.”
Risponde a questa proposta un appello ad una Costituente dei duemila. Dove si leggono poche indicazioni programmatiche, perché viene rimandato ad un successivo step migliori definizioni.
D’altra parte è il modo migliore per avviare un inizio di discussione, la sintesi, specie se estrema, è sempre un buon viatico come si può essere contrari a principi così universalmente di “sinistra”, quasi da “società civile”? Leggiamoli:
“Una forza che raccolga la sinistra diffusa delle battaglie e delle buone pratiche per l'ambiente, i diritti, il lavoro, la giustizia e l'inclusione sociale, la pace, la legalità costituzionale democratica, la questione morale.”
Uguale attenzione viene posta sui momenti elettorali, ed in particolare quelli del prossimo anno:
“Chiediamo che i partiti della Sinistra Arcobaleno mettano a disposizione ciò che resta delle loro risorse, esperienze e reti per un processo costituente rapido, in modo da andare di pari passo alla battaglia di opposizione al governo Berlusconi e preparare gli appuntamenti elettorali dell'anno prossimo ai quali non si può andare divisi coi vecchi simboli.”
“Lo sforzo principale sarà quello di costruire le condizioni di una buona politica, di candidature caratterizzate da effettivo impegno e spirito di servizio, di un rapporto democratico ed efficace tra militanti e dirigenti, tra eletti ed elettori.”


L’obiettivo, posto dagli stessi proponenti, è decisamente raggiungibile: raggiungere entro una certa data almeno duemila costituenti, “al netto” (ma ovviamente non esclusi) di dirigenti di partito e politici istituzionali.

Impossibile, ovviamente, entrare nel merito della proposta politica programmatica, in quanto appena delineata. Salvo plaudire ogni tentativo di risollevare le bandiere dal fango.
Ma questo non ci esime, almeno dal nostro punto di vista, da una riflessione, qui appena abbozzata.

Quando parliamo di elezioni prossime si fa necessariamente cenno a appuntamenti previsti nel 2009: quello delle europee e quello delle amministrative.
Cominciamo da quest’ultime.

Ad occhio e croce andranno ad elezioni locali circa 30 consigli comunali “di peso”, di cui attualmente al centrosinistra 22, e circa 63 consigli provinciali, di cui al centro sinistra 52. Erano i tempi, quelli del 2004, in cui i partiti a sinistra dell’allora DS entravano nelle giunte, convinti e convincendo l’elettorato, che l’essere nella stanza dei bottoni era il modo migliore per correggere la deriva liberista che già affollava i dibattiti nel CS.
Oggi la situazione è critica. Assai più critica di allora.
Abbiamo assistito a livello nazionale alla scissione della coalizione del CS, che ha prodotto un risultano non brillante del nuovo PD e una spinta centrifuga dell’IDV oltre ad una scomparsa dei partiti della sinistra arcobaleno dall’assise parlamentare. Non solo: la sconfitta del comune di Roma ha aggiunto maggiore instabilità: a poche settimane dal voto nazionale non valse neppure un “rigurgito antiberlusconiano”, in questo caso antialemanniano, a spingere gli elettori a far fronte comune contro la destra. Tralasciamo la questione siciliana, che ha storia a parte.
Sarebbe sterile considerare questa sconfitta come strutturale, conviene invece porre l’attenzione su alcune questioni, dal nostro punto di vista non irrilevanti.
Nella maggioranza di quelle amministrazioni locali il rinnovo per il centrosinistra non sarà semplice.
L’integrazione delle forze componenti l’ex sinistra arcobaleno negli esecutivi in scadenza pone più di un problema: da una parte la difficoltà a valutare ponderalmente il loro peso, e quindi il rapporto di forza rispetto al PD, che da parte sua avrà ben poche chance per raccogliere maggiori consensi, se non continuando a guardare a destra. E già qui abbiamo di che riflettere sulle collocazioni e sugli accordi (post eventuali ballottaggi) o coalizioni.
Vale la pena ricordare la dichiarazione di D’Alema risalente a maggio di quest’anno: “E i primi passi si potranno fare alle amministrative, cercando di coalizzare tutte le forze che si oppongono alla destra", così come quelle di Lusetti (sempre PD, ma di provenienza democristiana) solo pochi giorni fa: ''Perché non iniziamo a sperimentare alleanze di nuovo conio a partire dalle amministrative del 2009? Perche' a Bologna non ci alleiamo con l'Udc'?.
Senza contare che le primarie potrebbero rivelarsi un meccanismo difficile, per le due “correnti” interne al PD.
Non dimentichiamo poi la pletora di assessori della ex-sinistra arcobaleno, che oggi sono gli ultimi istituzionali, assieme ai più ponderosi incarichi regionali, stante l’assenza parlamentare, a confermare la presenza “di peso” nei governi locali.

A questo vanno aggiunti a buon peso:
la campagna “anti-casta”, che in specie da parte giornalistica, ha incontrato il favore delle pance degli elettori. Difficile oggi riuscire a fare un ragionamento serio cercando di separare il concetto di “potere” (nel senso deteriore del termine) e di “politica”;
i partiti sembrano aver perso la loro connotazione di rappresentanza politica, diventando cartelli elettorali e istituti di nomina (legge elettorale docet);
la nascita capillare sul territorio locale di Comitati e Movimenti di lotta spesso monotematici, che hanno cominciato a misurarsi con gli appuntamenti elettorali, in autonomia,
alcuni sindaci e presidenti di provincia del CS che, in piena coerenza con la legge maggioritaria e del loro mandato popolare diretto, assumono posizioni critiche, spesso strumentali.

Ma torniamo a bomba: il documento della SD e la risposta dei costituenti, (che parrebbe assomigliare, mutatis mutandis, alla proposta Veltriana e Pardiana della Repubblica dei Cittadini, che scontava alla sua nascita la mancata copertura politica derivata dallo sfaldamento della ex-sinistra arcobaleno): una proposta di un nuovo soggetto politico che, ribadiamo sempre lodevole per la volontà di smuovere le acque morte dove la sinistra parlamentare è appena scomparsa, dovrà necessariamente misurarsi con queste contraddizioni e queste pastoie.

Il rischio, potenziale, è quello per cui questa nuova aggregazione partitica, rischia di tenersi l’acqua sporca e bruciare le buone intenzioni del bimbo.
Facciamo l’ipotesi che la SD partecipi attivamente, così come la parte vendoliana, o altri, Comitati o Movimenti compresi. Come si collocherà questa forza? Dentro un centrosinistra, per battere la destra? Fuori per proporre un modello e una proposta alternative?
Se si ritiene che le forze debbono essere messe in campo non per le europee (per le quali comunque varrà il proporzionale, per quanto rimaneggiato nei collegi e negli sbarramenti), ma per le amministrative, è credibile che prima o poi si vada al nodo delle coalizioni.
E si torna all’impiccio della questione delle collocazioni in esaurimento delle posizioni di governo.
Se invece i partiti ex-arcobaleno, nella loro parte dirigente, guarderanno a questa aggregazione con distacco, per salvaguardare la propria collocazione di governo locale, quale sarà il comportamento dell’elettorato?

E alle europee? Il discorso assume connotati ancor più aleatori, complice anche il concludente congresso del PRC, e ciò che ne uscirà.

Ci sentiamo di concludere questa appena abbozzata riflessione, mentre Russo Spena lancia dalla Tv la volontà di costruire “case del popolo”, che forse ciò che occorre maggiormente -ad una nascente forza partitica e politica così come apparirebbe delineata sinora nelle sue bozze assolutamente iniziali- è un momento di riflessione politica, di analisi, anche composita e senza fretta di arrivare a sintesi. Tralasciando completamente la questione delle elezioni, sicuramente quelle amministrative. Con l’obiettivo, da non trascurare, di costruire davvero una cultura che si insinui e allarghi il conflitto di classe, obiettivo assolutamente coerente anche col più moderato approccio socialdemocratico.
Troppi infatti i nodi da sciogliere in un tempo così breve.

A meno che la proposta non sia una versione più “popolare” con la ri/proposizione d’amblé di una sorta di sinistra arcobaleno.

Savona, 27 luglio 2008

Patrizia Turchi

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