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Rifondazione Comunista vira a sinistra, ma adesso guardiamoci negli occhi

(6 Agosto 2008)

Il recente congresso del PRC ha visto la sconfitta dell’opzione tesa a sciogliere il partito dentro un raggruppamento subalterno e satellite del Partito Democratico. La sconfitta relativa della componente bertinottiana lascia già intravedere che questa non rinuncerà ad esercitare tutti gli strumenti per far rientrare dalla porta il progetto uscito dalla finestra con il congresso di Cianciano e l’elezione di Paolo Ferrero a nuovo segretario di una nuova maggioranza.

Il documento approvato dal congresso di Chianciano pone fine, almeno formalmente, alla politica governista adottata dal PRC ( duramente pagata con la rottura con i movimenti sociali e il disastro elettorale di aprile) e in qualche modo riafferma l’autonomia del PRC dal destino subalterno a cui intendevano destinarlo D’Alema e il PD.

Indicativi di questa battuta d’arresto per i “logoratori” interni ed esterni del PRC, sono i commenti apertamente ostili di tutti gli ambiti politici ed editoriali vicini al PD verso gli esiti di un congresso che ha fatto emergere uno scenario diverso da quello auspicato. Il PRC uscito dal congresso di Chianciano si appresta così a dover fare i conti con l’aperta ostilità dell’establishment “democratico” e con la vendicativa ipoteca rappresentata dalla riforma elettorale per le europee che alzerà la soglia di sbarramento per chiudere qualsiasi spazio elettorale alle opzioni di classe della sinistra nel nostro paese.

Il documento politico del PRC approvato dal Congresso indica nella ripresa del conflitto di classe, e nella internità del PRC a questo piuttosto che agli equilibri istituzionali, l’asse di riferimento dei prossimi mesi. Seppure non ancora liberato del tutto dai riti del politicismo, assistiamo dunque ad un anelito di autonomia politica dei compagni del PRC che non possiamo che giudicare positivamente. Un autonomia che dovrà misurarsi – come del resto tutti noi – con le dure sfide teoriche e politiche che ci pone una situazione complessa sia sul piano interno che internazionale.
Resta ora da verificare concretamente se questa autonomia saprà diventare indipendenza e coerenza dentro le scelte e gli appuntamenti di un conflitto sociale che la realtà delinea ormai a tutto campo: dalle questioni sindacali alla lotta contro la guerra, dai diritti sociali all’emergenza democratica.

Lo sciopero generale indetto unitariamente dal sindacalismo di base per il 17 ottobre, è un primo banco di prova così come lo è la permanenza nelle amministrazioni locali insieme al PD che hanno adottato politiche antisociali e repressive.

In questo senso, le prossime settimane offriranno numerose occasioni in cui potremo guardarci nelle palle degli occhi con i compagni che hanno vinto il congresso del PRC di Chianciano e confrontarsi sui contenuti e sugli appuntamenti senza gli infingimenti del passato. Anche a questo saranno utili le riflessioni e i sette punti della proposta alla sinistra anticapitalista e ai comunisti che abbiamo avanzato nell’assemblea di fine maggio.

31 luglio 2008

La Rete dei Comunisti

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