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IL PANE E LE ROSE - classe capitale e partito
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Mala tempora

(11 Agosto 2008)

Asor Rosa scrive: “Il terzo Governo Berlusconi rappresenta senza ombra di dubbio il punto più basso nella storia d'Italia dall'Unità in poi. Più del fascismo? Inclino a pensarlo. Il fascismo, con tutta la sua negatività, costituì il tentativo di sostituire a un sistema in aperta crisi, quello liberale, un sistema completamente diverso, quello totalitario... Berlusconi invece non è che il prodotto finale e consequenziale di una lunga decadenza, quella del sistema liberaldemocratico, cui nessuno per trent'anni ha saputo offrire uno sbocco politico-istituzionale in positivo... Berlusconi, dunque, prima che essere fattore di corruzione, nasce da una lunga, insistita, fortunata pratica della corruzione: rappresenta fedelmente la decadenza crescente del pianeta Italia; per forza di cose non sa che governare attraverso la corruzione: la diffonde spontaneamente intorno a sé”.(1)

Ma il fascismo fu davvero un sistema completamente diverso? Gli stessi grandi interessi industriali, agrari, finanziari continuarono a dominare, la politica economica fino alla grande crisi rimase fondamentalmente liberista, il corporativismo fu preso a prestito dalla tradizione cattolica. Ci fu invece la sostituzione del personale politico (cioè il licenziamento della vecchia servitù, sostituita da una nuova, più giovane e grintosa) e il cambiamento dei metodi di governo. I governi precedenti facevano sparare dall’esercito sugli operai che protestavano, il fascismo preferì l’aggressione gangsteristica contro gruppi di lavoratori e anche singoli. La lotta fondamentale non era quella del fascismo contro le istituzioni liberali, ma di fascismo e liberalismo conniventi per disarmare e sottomettere il proletariato. Non cambia il quadro generale l’opposizione alla dittatura di alcune correnti liberali, da Amendola a Gobetti. Il fascismo è una controrivoluzione preventiva contro l’eventualità di una rivoluzione proletaria, e, come il berlusconismo, è figlio legittimo della borghesia italiana, reazionaria fin dai tempi del governo Crispi, e forse anche da prima. Difficile fissare una scala dei valori, come quella proposta da Asor Rosa.

Riguardo all’ex centrosinistra A.R.:dice: “Uno degli errori strategici più gravi che si siano commessi nel corso dell'ultimo ventennio è l'essere andati separati - riformisti e radicali - alle ultime elezioni: gli uni, vantandosene come della scoperta del secolo; gli altri, consentendovi con pallida e autolesionistica tracotanza”. Andare alle elezioni separati non è un errore di Veltroni, ma una sua precisa scelta, che inevitabilmente doveva liquidare il centrosinistra e far cadere il governo Prodi. La vittoria alla grande di Berlusconi era il prezzo da pagare per far prevalere il bipartitismo, imperfetto quanto si vuole. Il Partito Democratico non è la soluzione, ma fa parte del problema. Non è, come la DC degasperiana, “un partito di centro in marcia verso sinistra”, è un partito di centro in marcia verso il nulla. Più che un partito, è un processo di castrazione. Iscritti di origine PCI/PDS/DS, reduci da un ventennio di festival dell’Unità, e democristiani, una parte dei quali conservava una borghese dignità, sono stati spinti in una macchina livellatrice, che ha tolto loro ogni caratteristica politica specifica. Ne è venuto fuori un partito Frankenstein. E’ nata “l’opposizione di Sua Santità”, visto che in Italia non abbiamo la monarchia. L’ideologia del PD è la mancanza di ideologia, quella di Veltroni è una difesa appassionata della mancanza di passione. Opportunismo? Magari! Gli opportunisti rinunciano ai principi, ma cercano qualche vantaggio immediato per i lavoratori. Il PD lavora sempre e soltanto per la borghesia.

L’atrofia della vita politica, l’idiozia della stragrande maggioranza dei dibattiti televisivi, il disinteresse delle masse per la politica, sono segno di una stasi che non è soltanto economica: “Si tratta di descrivere la sorda pressione che tutte le sfere sociali fanno reciprocamente pesare le une sulle altre, l’apatico disaccordo generale, la grettezza presuntuosa e ignorante, il tutto nell’ambito di un sistema governativo che, vivendo della conservazione di ogni insufficienza, non è altro che l’insufficienza al governo”.(2)

Marx parlava della Germania del 1843, ma parole simili potrebbero servire a descrivere la situazione dell’Italia di oggi.

I commercianti veneziani di un tempo, perduti i mercati per l’avanzata turca e la concorrenza portoghese, una volta che s’imparò a circumnavigare l’Africa, si trasformarono in proprietari terrieri e divennero terribili aguzzini nei confronti dei lavoratori sottoposti, anche se il loro mecenatismo permise lo sviluppo di un’arte straordinaria. Mille volte più gretta, la borghesia italiana d’oggi, spesso in collaborazione con borghesie estere, si è impadronita di autostrade e linee telefoniche, di impianti del gas e luce elettrica, di assicurazioni, e all’incremento della produzione reale ha sostituita la tosatura degli utenti. La truffa non è più un fatto limitato, entra in tutte le case, migliaia di persone si trovano a pagare grosse cifre per gas o corrente elettrica mai consumati o per telefonate “a numeri speciali” mai fatte. Lungi dal dedicarsi al mecenatismo, con la speculazione edilizia circonda e insidia palazzi e ville storiche, devasta paesaggi favolosi. L’Italia, un tempo giardino d’Europa, è ora poco più di un deposito di spazzatura, che Berlusconi, come le cameriere delle commedie, nasconde sotto il tappeto. Se, per indicare la borghesia indigena dei paesi coloniali, si usò il termine portoghese “compradora”, quella italiana andrebbe indicata come “roubadora” . Non c’è bisogno di tradurre.

Torniamo ad Asor Rosa: preso atto che “se non si è comunisti si è riformisti”, sostiene che ci sono molte forme di riformismo: “Quella cui io penso è una forma molto radicale di riformismo, che preme su tutti i gangli della vita sociale, va più in là, s’occupa in modo più generale della “vita”, delle collettività ma anche di ognuno di noi individualmente inteso, e propone soluzioni che modificano i rapporti di forza.”

Sappiamo che le riforme sono cambiamenti interni ad un sistema sociale, mentre le rivoluzioni, quelle vere, sono passaggi da un sistema economico – sociale ad un altro. Un tipo di società ha forti capacità di trasformazione finché è giovane, le classi sociali sono ancora relativamente “ingenue”, il ricordo del vecchio regime è ancora uno spauracchio che spinge a rompere ogni rapporto col passato. Questo, dal punto di vista politico generale. Dal punto di vista economico, quando lo sviluppo è rapido, non ci sono particolare problemi a dare aumenti salariali, incrementare la spesa medica e previdenziale, sviluppare la scuola, ecc. Ora che la crisi incombe, i tagli sono all’ordine del giorno. Le crescenti difficoltà incontrate sul mercato mondiale spingono gli stati al riarmo, e nel nostro da alcuni anni si sviluppa un militarismo che non ha precedenti nel dopoguerra, e che ricorda quello del periodo fascista. Con la differenza che i fascisti chiamavano le imprese coloniali col loro nome, e andavano a combattere essi stessi, commettendo spesso orribili brutalità, come in Abissinia. Quelli di oggi mandano soldati di professione, elicotteri che bombardano i villaggi, e asettici Predator, non vogliono sporcarsi le mani personalmente. Ministri e sottosegretari del governo Prodi potevano fingere di ignorare che le truppe italiane avevano combattuto più volte, e ci voleva proprio un missino riciclato per rendere ufficiale il fatto, a rivelare il segreto di Pulcinella.

Il governo Berlusconi non cadrà certo per uno scandalo, perché tra gli scandali vive e prospera. Potrebbe precipitare se la crisi economica si accentuerà all’improvviso, oppure per una sconfitta militare in Afghanistan. Nel passato questo paese ha divorato eserciti di grandi potenze, e continuerà a farlo. Ma non si faranno molti passi in avanti se il potere cadrà nelle mani dell’opposizione fittizia, il PD. E non si faranno progressi fino a quando, superata la crisi di prostrazione, i lavoratori grideranno nelle piazze: “Non siamo niente, e dovremmo essere tutto!”

08 agosto 2008

Note

1) Alberto Asor Rosa “Più del fascismo”, il manifesto, 06/agosto 2008

2) Karl Marx, “Per la critica della filosofia del diritto di Hegel, Introduzione”, marzo 1843. In Marx – Engels “Opere Scelte”.

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